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SPIRITI E FORME DELL'ARTIGIANATO IN TORINO. SIRO BEVILACQUA

legno, in Piemonte vedessero queste nobili crea­

zioni soprasmalto a colori per inserirle, come un

tempo si usava, nei pannelli di qualche suntuoso

mobile.

Ho lasciato per ultime le tavole sesta e decima,

nelle quali servizi da tè in rosso, oro e nero su por­

cellana e servizi da fumatori su ceramica opaca a

discrete tonalità bruno-giallo, bruno-seppia, grigio-

oro, rialzate da tocchi neri, esprimono la multifor-

mità e la giovinezza perenne di Bevilacqua e la sim­

patica collaborazione dei figli sia nel comporre che

nel trattamento tecnico di quest’arte.

Mi rimarrebbe ora di trattare d’un altra e certo

più squisita qualità di Siro Bevilacqua, del pittore

animalista, vedi tavola ottava, in ceramica dura di

ampia dimensione; piatto in cornice del diametro di

cinquanta centimetri. La tavola resta qui solitario

esemplare di quella multiforme ricerca nel mondo

della natura che rende più complessa la figura del

Nostro.

Dovrei pure illustrare l'acquerellista che profuse

in centinaia di soggetti acquistati da grandi Case edi­

trici la varia forma del fiore e la poesia del paesaggio,

ma debbo limitare l’accenno a due opposite forme:

un acquerello ed un a olio.

Il primo: la Rastrellatrice del 1892, tavola settima;

il secondo, tavola undecima, un architettonico pano­

rama di Val Formazza, verso il Basodino,opera recente.

I

due lavori sono, un poco, l’alfa e l’omega d’una

vita. Quel fanciullo, che nella villa Borromeo, a nove

anni, chiedeva ai fiori le prime voci della verità

estetica è stato, giovane, un ranzoniano acquerellista,

dalla pennellata succosa, romantica, per assurgere

nella maturità ad un colloquio periodico con le marine

e le montagne, ad una solida narrazione, quale si

rivela nel ben costrutto scenario della Val Formazza.

Boschi, frutta, animali, tutto il caro mondo delle

forme che inseguono e placano l’ineffabile ardore

delle anime verso la sacra bellezza, sono stati e sono

pietre miliari d’una ascesa d’artista.

Nel grigio mattino invernale, mentre i colori

scompaiono sotto il freddo saio della nebbia, io sento

cantarmi nell'anima una riconoscenza commossa per

chi, a Torino, è, come Siro Bevilacqua, umile e tenace

artigiano d’Italia, poeta del colore e della forma.

Dalla stoviglia che smalta d’una sua piccola sapienza

di luce la nostra mensa, alla icòne che veglia sui nostri

sonni, al soprammobile che intona di eleganza nove­

centesca lo studio od il salotto, ogni creazione di

Bevilacqua è un inno alla vita, alla gioia del vivere,

alla casa bella. Da quest’armonia di anni, di fuoco, di

energie, di smalti, tramata sempre d'un profumo

schietto di lavanda montana, si leva pensosa la figura

del nobile Maestro d'arte italiano e sembra sorrida

per quel suo perenne dono di bellezza che abbevera

le nostre anime sitibonde.

ITA LO MARIO ANOELON I