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L'ARCHITETTURA IN TORINO DURANTE LA PRIMA META DELL'OTTOCENTO

che l'ogiva e la scultura decorativa, mancando com­

pletamente quell'effetto caratteristico di verticalità

che domina nelle cattedrali del settentrione.

Il Rinascimento iniziato in Firenze sconvolse il

senso artistico del mondo: grandiosa diversione del

pensiero umano, prodotta da cause intricate e com­

plesse; periodo artistico illustrato da artisti di valore

eccezionale, protetti da mecenati di grande ingegno

e di grande potenza; sorsero architetture meravigliose

ammirate e da ammirarsi nei secoli. Nell'architettura

del primo Rinascimento, le forme gotiche poco per

voltasi attenuano e si trasformano ed in alcuni edifizi

sono visibilissimi i graziosi effetti della transizione; ma

infine trionfano le forme chiaramente ispirate dallo

stile classico della Grecia e di Roma; l'architettura

però che ne risulta non è già una imitazione pedis­

sequa e fredda di quella antica, ma è vivificata da

uno spirito nuovo che produce uno stile affatto nuovo.

Meravigliosa creazione di opere, uniforme nell'indi­

rizzo classico, ma variata nei prodotti, secondo i vari

architetti dotati di forte personalità. Per citarne,

per es.t solamente uno deH'ultimo periodo dello

stile, il Palladio (1508-1580) si valse, come tutti gli

altri, di elementi classici, attici, cornicioni, tra­

beazioni, archi, colonne, stilobati; ma quanta varietà,

novità e potente originalità nei suoi edifizì, adatti

alle esigenze dei suoi tempi e chiaramente distin­

guibili dai contemporanei!

Lo stile del Rinascimento gradatamente perde

della sua purezza, arricchendosi e complicandosi;

Michelangelo col suo titanico genio, lo evolve verso

quello stile che sarà noi chiamato barocco, trionfante

nel secolo XVII. Ma anche nell'architettura barocca,

quanta romanità persiste nell'ordine e nella strut­

tura degli edifìzi! E non è forse concezione classica

la superba colonnata di piazza S. Pietro, ideata da

Lorenzo Bernini caposcuola del barocco? Taccio del

Borromini e del Guarini, esuberanti e poderosi

ingegni; ma nei pensieri del castigato Juvarra, quanta

ispirazione classica! Classicismo nella maestosa ed

equilibrata fronte del nostro Palazzo Madama e nel

pronao di S. Filippo e di Soperga; direi addirittura

neoclassicismo nella fronte della Curia Maxima e

delle case ornate da lesene doriche, che fronteggiano

piazza Emanuele Filiberto. Già prima del Juvarra,

i due secentisti conti. Castellamonte architettarono

in modo così equilibrato e corretto che alcuni li

inscrivono tra gli architetti del tardo Rinascimento.

Nel barocco piemontese del Settecento non man­

cano le traccie più o meno palesi della romanità,

la quale si rende sempre più manifesta, progredendo

verso la fine del secolo. Non sono forse classicheg-

gianti le facciate di S. Pietro di Ginevra, del duomo

di Vercelli e della Curia Maxima di Torino, disegnate

da Benedetto Alfieri che per l'ultimo edifizio accolse

il pensiero del Juvarra? Anche in Bernardo Vittone

che si dichiara allievo del Juvarra ma non disdegna

gli insegnamenti del Guarini, riscontriamo concezioni

classiche, come nella facciata di S. Salvatore in Borgo-

masino e nell'interno della parrocchia di Borgo d’Ale,

ricordante un tepidario romano. Mario Ludovico

Quarini allievo del Vittone architettò il duomo di

Fossano nella maniera classica. Mentre la facciata della

parrocchia di Venasca (Cuneo) è barocchissima, nel­

l'interno ottagonale spira quasi un'aura Braman­

tesca; chiesa eretta dal capitano Paolo Antonio Ruf­

fino dal 1750 al 1765 (I). G. B. Feroggio con gusto

classicheggiante rifece la chiesa dello Spirito Santo

in Torino nel 1767; Luigi Barberis architettò nel 1781

la facciata del palazzo Riccardi in Torino (via Alfieri, 6)

con gusto quasi neoclassico: nello stesso modo Filippo

Castelli disegnò il palazzo in via XX Settembre, 41,

già del conte Grondona e poi D'Arcourt; probabil­

mente fu lui stesso che progettò in stile neoclassico

e quasi impero la bassa facciata che prospetta il

palazzo Carignano in piazza Carlo Alberto (fig. I).

Caso tipico e curioso di mentalità promiscua

classica e barocca ci è presentato dal conte Ottavio

Magnocavalli di Casalmonferrato (2). Questo archi­

tetto, pur essendo vissuto di lunga vita nel sec. XVIII

(1707-1789), risentendo naturalmente della tendenza

barocca del secolo, pure sovente predilige le forme

classiche di Palladio, che trattò con eleganza e con

rigore di stile. Il Magnocavalli fu anche letterato

insigne, scrisse poesie e carmi insieme a libri di

matematica e di estetica; fu assai dotto nella lettera­

tura greca; scrisse due lodate tragedie,

Corrado mar­

chese di Monferrato,

e

Rossana,

che secondo alcuni

critici, preludono alle tragedie dassicheggianti di

Vittorio Alfieri; queste sue inclinazioni letterarie

spiegano forse le sue tendenze classiche in architet­

tura; d: cui ricordo soio due esempi, la Palladiana

chiesa di S. Germano nel suburbio di Casale (1780)

e la barocca chiesa della B. V. delle Grazie in Moncalvo.

Adunque verso la fine del Settecento, in varie

regioni gradualmente al barocco si sostituisce il neo­

classico, che domina poi nella prima metà dell'Otto­

cento. La sua origine concreta deve però cercarsi

in Roma e le cause che concorsero al suo comparire

ed al suo sviluppo sono le seguenti. Reazione all'ec­

cessivo sviluppo del barocco che era caduto nell'esa­

gerato, inconcludente, pesante, fastidioso, senza

gusto. Inquietudine dello spirito umano che tende

alla varietà ed al nuovo, come l'agitato infermo si

rivolge sul giaciglio, senza trovare mai la posizione

che lo riconforti. Il rinnovamento del pensiero filo­

sofico. politico e letterario che si rivolge allo studio

deN’antichità. vezzeggiando gii ideali della Grecia e

di Roma; la Rivoluzione francese che rimette alla

ribalta personag'gi ed il pensiero delle repubbliche

antiche; l’impero Napoleonico che vuole imitare

Roma imperiale, l'a rte e le decorazioni di Ercolano

(1738) e di pompei (1748) allora scoperte. A Roma

la ricomposizione di Giovanni Gioachino Winckel-

mann (1717-1768), frammento per frammento, della

religione dispersa dell'antica bellezza colla sua

Storia

dell'arte nell'antichità

(1764). L’influenza di Raffaele

Mengs (1728-1779) e gli scritti del terribile Milizia.

Il riordinamento e fondazione di gallerie e musei

antichi. Le incisioni di G. B. Piranesi ( 1720-1778)

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