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la formazione della odierna piazza Vittorio Veneto.

I disegni delle case che la circondalo si devono poi

ali'architetto Frizzi, dr cui si dir* in segato. Quarta

piazza grandiosa « nobilitata dalie caK che la circo*»

L'ARCHITETTURA IN TORINO DURANTE LA PRIMA METÀ DELL'OTTOCENTO

dotava Torino di quel magnifico

ponte lapideo di cinque arcate

larghe m. 25; lungo m. 150 tra

gli spalloni, che aveva progettato

l'ing. Pertinchamp, capo dell’Uf-

ficio tecnico di ponti e strade; la

prima pietra però non venne

collocata che il 22 novembre

del 1810. Peccato che la costru­

zione del ponte abbia causato la

demolizione della parrocchia di

S. Marco, rifabbricata nel 1740

su grazioso disegno a sistema

centrale di Bernardo Vittone.

Questo ponte (fig. 2) è bellis­

simo nella sua nudità e robustezza;

la curva policentrica delle arcate,

tangente ai poderosi piedritti,

coperti da semplice cornice, ap­

pare aggraziata, coi suoi conci

accuratamente lavorati di gneiss

di Cumiana. Sobrio cornicione

portante quell orribile ringhiera

di ferraccio, sostituente il para­

petto originario di grossi blocchi lapidei. Colore

grigio con macchie ferruginose. Giuste proporzioni

dei cinque archi rispetto alla lunghezza del ponte ed

alla sua altezza sul livello medio dell'acqua; ma i

quattro piloni non sono favorevoli al regime idraulico

del fiume.

Ora che, calmate le passioni politiche e cessati

gli odt, l’ardua sentenza dei posteri ha consacrato

la grandezza dell’uomo fatale in cui Dio volle «più

vasta orma stampar», non sarebbe opportuno che il

grande Corso fosse ricordato in Torino, intitolando

il ponte di pietra sul Po. a Napoleone I?

In capo al ponte, sulla sponda destra, l'architetto

Dervieux nel 1811, aveva progettato un'ampia piazza

con grandiosi edifizi, tra cui una chiesa dedicata alla

Madonna su pianta ellittica, che prelude all'attuale

Gran Madre di Dio.

Caduto Napoleone, alli 20 maggio del 1814, per

il ponte sul Po. ritornava aTorino Vittorio Emanuele I,

tra le acclamazioni dei torinesi; sono noti i prowe-

Jdimenti del buon Sovrano che della legislazione fran­

cese serbava solo quella relativa alle imposte.

La popolazione di Torino che sotto i francesi era

discesa al disotto dei 66.000 abitanti, verso il 1816

risaliva ad 88.000; quindi fu aperta l'era degli ingran­

dimenti cittadini.

Con manifesto 26 gennaio 1817, si pubblicò l'ap­

palto per lo spianamento dell'area su cui giacevano

le fortificazioni demolite; con atto 90 agosto 1817,

il Corpo Decurionale, con idea veramente grandiosa

ed ammirevole, decretò la formazione di quegli ampi

viali che circondano la città; ossia a notte la strada

di S. Maurizio, Santa Barbara e S. Massimo (tratti

di Corso Regina Margherita) e Principe Eugenio, a

sud la strada o viale del Re (Cono Vittorio Eman. Il),

a levante la strada lungo Po (Corso Cairoti), a po­

nente la strada di Valdocco ed il corso spezzato dalla

Cittadella, poi modificato per la demolizione di questa

e per lo sviluppo della fabbricazione.

Le esercitazioni militari della guarnigione richie­

devano una vasta piazza d'armi che fu formata, su

progetto dell'architetto Lombardi (20 maggio 1817);

occupava presso a poco lo spazio compreso tra corso

Oporto, via Volta, Gazometro, Assietta e corso Re

Umberto, area ora tutta fabbricata. Questa piazza

d'armi fu poi sostituita con decreto 26 maggio 1847

da altra eseguita su progetto del generale Banchio

tra i corsi Oporto, Re Umberto, Duca di Genova

e Vinzaglio, area anch'essa tutta fabbricata. Su di­

segno dell'architetto Lombardi (1828) si formò il

nuovo cimitero con pianta ottagonale, che nel 1841

fu poi ampliato su progetto dell’architetto di S. M.

Carlo Sada.

Si provvide al miglioramento del suolo pubblico,

sostituendo al selciato dolorifico, tratti di lastrica­

tura in pietra; furono regolati i canali sotterranei ed

abolite le

deire

scorrenti nelle vie; nel 1827 il Muni­

cipio provvide per un servizio pubblico di acqua

potabile, attingendola dalle fontane di S. Barbara a

Porta Palazzo e distribuendola fin dove si poteva,

mediante fontane pubbliche. Furono impartite pre­

scrizioni igieniche di vario genere; si sistemarono i

mercati delle derrate alimentari e nel 1837-la città

fu illuminata a gaz.

•Gli ingrandimenti di Torino, nell'epoca che forma

oggetto di questo studio, sono quattro. Il primo

ampliamento fu approvato con

R.

Biglietto di Vit­

torio Emanuele I in data 15settembre

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II