I DUE SECOU DI VITA DEL REGIO EDUCATORIO
DELLA PROVVIDENZA
T
orino non era nel passato una città ricca per il
fiorire del commercio e dell'industria. Capi
tale di una Stato in cui la guerra, per neces
sità, frequente era diventata tradizione de’ suoi
sovrani e del suo popolo, non potè arricchirsi di
grandi palazzi e di edifìci monumentali, come altre
città italiane. Modesta la residenza de’ suoi Re, nu
merosi, ma non vasti i templi, che i Torinesi eressero
quale espressione della loro fede profonda e incrol
labile. Ma la povertà non impedì alla Dinastia Sa
bauda e al popolo torinese di erigere monumenti
grandiosi, e spesso unici nel mondo, di carità verso i
poveri e i derelitti; e in queste opere di carità ben
si può dire che vi fu una nobile gara fra i Sovrani,
le autorità municipali e i privati cittadini. L’immensa
«Piccola Casa della Divina Provvidenza», non ha
sulla sua piccola porta nessun stemma reale o della
città, ma è pur sempre la più fulgida gloria della
carità cristiana in Torino. Creata dalla pietà di un
santo, povero e sempre lieto, perchè pieno di fiducia
nella Provvidenza, fu mantenuta sempre accresciuta
dalla carità più bella, la carità anonima, sia di re o
di principi, sia della folla, per la quale la carità è un
bisogno, spesso perchè qualche volta essa stessa della
carità ha avuto bisogno.
E le opere di carità sorte in Torino per iniziativa
privata non furono abbandonate a loro stesse; ma,
in caso di bisogno, generosamente sovvenute e atten
tamente curate dai Duchi di Savoia e dai Re di Sar
degna. Ricorre appunto in quest’anno, 1935, il se
condo centenario delle disposizioni prese dal Re
Carlo Emanuele III per sistemare definitivamente
l'Opera della Provvidenza, fondata qualche anno
prima dalla carità di una pia dama della Savoia a favore
delle fanciulle di povera condizione e bisognose di
ricovero; e noi siamo certi di far cosa gradita ai
Torinesi, narrando brevemente l’origine modesta e
il rapido sviluppo di quest’Opera pia, che è oggi uno
dei più benemeriti e grandiosi istituti d'educazione
e d'istruzione femminile, non solo di Torino, ma di
tutto il Piemonte. Queste poche pagine vogliono
essere sopratutto un doveroso attestato di ricono
scenza verso l'Augusta Casa di Savoia, che tanti
favori sempre elargì all’Opera della Provvidenza, e
di omaggio alla sua Augusta Patrona. S. A. R. la Prin
cipessa Maria di Piemonte.
Origine dell'Opera della Provvidenza
Molto modesta è stata l'origine dell'Opera della
Provvidenza, come quella di molte altre opere pie
della Città. La Marchesa Gabriella de La Pierre, con
sorte deH’Eccellentissimo Guido Baldassarre Pobel
Marchese de La Pierre, savoiardo, Cavaliere del
Supremo Ordine della SS. Annunz.
_-ogote-
nente Generale di Cavalleria e Gran Ciambellano di
S. M. Vittorio Amedeo II, spinta dal desiderio di far
del bene a povere fanciulle, desiderose di apprendere
e di lavorare, cominciò ad accoglierne qualcuna nel
proprio palazzo, insegnando loro il « punto cro-
sato» e il «punto piccolo»; in rapporto all’utile
che ricavava dal loro lavoro, la Marchesa de La Pierre
dava alle fanciulle che frequentavano la sua scuola
qualche soccorso. Visto aumentare il numero delle
fanciulle che chiedevano di essere ammesse a questa
scuola di lavori femminili, la Marchesa de La Pierre
pensò di collocarle in un apposito locale, ove le
alunne già istruite potevano istruirne altre in simili
lavori.
E nel mese di luglio del 1722 la Nobile Dama
prese in affitto due camere di una casa del sig. Ber-
tolazzone nella Contrada dell'Accademia Reale. Can
tone di San Pietro d'Alcantara, per collocarvi le sue
giovani lavoratrici, e, dietro consiglio del P. Gosso
da San Francesco da Paola, suo confessore, prepose
alla custodia del piccolo laboratorio-scuola la signo
rina Lodovica Ambrosia di Chieri, dell'età di circa
35 anni, che per sette anni era stata allieva del Depo
sito di San Paolo.
Secondo il cronista dell'Opera della Provvidenza,
Don Stefano Campana, la signorina Lodovica Am
brosia, uscita dai Deposito di San Paolo, era andata
a servire la vecchia madre di Don Tabasso, suo con
fessore, e rettore della Confraternita dell'Annun
ziata. Durante l’esposizione della S. Sindone fatta
nel mese di marzo 1722, in occasione del primo matri
monio di Carlo Emanuele principe di Piemonte con
Cristina Luigia, figlia di Teodoro conte Palatino di
Sultzbach,
ramo della
Casa
dei
Wittelsbach, la pia
Lodovica
Ambrosia
«si sentì ispirata di chiedere,
come
chiese a Gesù
Cristo, uno
storto
da meritare,
e
con
fiducia aspettandolo di giorno in giorno, indi a
due mesi fu proposta, come sovra, alla detta signora