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I DUE SECOLI DI VITA DEL R. EDUCATORIO DELLA PROVVIDENZA

Marchesa de La Pierre per aver cura del meditato

Ritiro di Figlie, che, al suo dire, le diede veramente

occasione di meritare ».

Ma, pur avendo già avuto in consegna dalla Fon­

datrice dell'Opera della Provvidenza le chiavi delle

due camere affittate, Lodovica Ambrosia tardava a

portarvi « il suo letto, suppellettili e fardello». Ed

ecco che, il venerdì 7 agosto 1722, «alle ore 21

d'Italia, in atto di ricevere la benedizione del SS. Sa­

cramento nella chiesa della suddetta Confraternita

(della SS. Annunziata), senza sapere che fosse quello

giorno di San Gaetano, fondatore d’un istituto reli­

gioso tutto appoggiato alla Provvidenza, si sentì sì

fortemente ispirata di portarsi ad abitare in quelle

due camere, che, uscita di chiesa, non indugiò punto

a farsi portare colà il piccolo fardello, con tre banche

da letto e qualche utensile di cucina, e dormì la notte

seguente su quelle nude banche da letto, e l’indo­

mani, avvisatone il P. Gosso, si portò egli a benedire

le dette due camere». Così, con la presenza di una

pia signorina e di un buon sacerdote, senza alcuna

solennità, ma con profonda pietà, fu inaugurata la

prima sede di quello che sarà poi il R. Educatorio

della Provvidenza.

Arredate alla meglio le due camere con mobili

offerti dal conte Giovanni Ballard, la Marchesa de

La Pierre «sola protettrice e direttrice di questo

nascente ritiro, con verbai consenso e gradimento

di S. R. M. Vittorio Amedeo II, Re di Sardegna,

cominciò a mandarvi una dopo l’altra otto figlie

d’età tutte di otto in dieci anni ». Fu osservato che

per dodici anni, insieme ad altre ragazze più grandi

ricoverate, « vi fu sempre il numero di otto figlie di

tal età circa, che erano dette le otto Beatitudini ».

Se alla carità della Marchesa de La Pierre si deve

il primo sorgere e il primo sviluppo dell’Opera della

Provvidenza, è giusto riconoscere che a Lodovica

Ambrosia, prima « Madre » delle « Figlie della Prov­

videnza » spetta il merito grandissimo di aver subito

saputo, con l’insegnamento e con la sua vita esem­

plare. dare salde basi a quel sistema educativo, che

costituisce, anche oggi, una delle più belle preroga­

tive del R. Educatorio della Provvidenza. Mutati i

tempi, mutarono gli scopi di questa bisecolare pia

istituzione; ma sempre vi fior), quale fondamento

dell'educazione delle fanciulle, la più viva pietà cri­

stiana e la più profondagratitudine verso i benefattori.

Non si conoscono le ragioni per cui due mesi

appena dopo l’apertura del Ritiro nella casa ora

ricordata della contrada della R. Accademia, esso

sia stato trasferito in altra casa della stessa contrada;

ma probabilmente questo primo trasloco si deve alla

necessità di più ampi locali per ospitare un maggior

numero di fanciulle. Difatti il nuovo alloggio, preso

in affitto, si componeva di cinque camere al piano

terreno, e qui le fanciulle ritirate raggiunsero il

numero di venti, sì che si rese necessaria la nomina

di una c Invigilatrke ed Accompagnatrice delle figlie

fuori di casa, e Commissionaria della casa» nella per­

sonadi Maddalena Zaccaria, signorina di un certa età.

S. M. il Re Vittorio Amedeo II continuava, intanto,

ad assistere benevolmente il nascente Ritiro, e, desi­

deroso che le fanciulle in esso accolte fossero lontane

da ogni pericolo, volle che la sua porta «fosse chiusa

a qualunque uomo, eccettuato qualche personaggio

distinto e benefattore, il detto padre Gosso, che per

anni otto fu loro direttore spirituale e benefattore

della casa, e il medico in occasione di malattie delle

figlie ».

Don Bosco, alludendo ai frequenti traslochi del

suo primo oratorio festivo, soleva dire che i cavoli

trapiantati crescono meglio. E dei trapianti anche la

Casa di Provvidenza ne ebbe parecchi. La terza sua

sede fu in sei camere di una casa nel cantone S. Elena

presso l’Univers'ità; ma non si conosce la data di

questo terzo trapianto, e nemmeno del quarto, in

sei camere nella casa del sig. Galliziano in contrada del

Pozzo, cantone S. Lodovico, ove le fanciulle ritirate

raggiunsero il numero di ventotto.

Come già si accennò, la Casa della Provvidenza

fu, per parecchio tempo una specie di laboratorio-

scuola. Le fanciulle imparavano a cucii

.amare,

e traevano i mezzi di sussistenza sia dalla vendita dei

lavori di cui si occupava la Direttrice e Fondatrice,

Marchesa de La Pierre, sia dell'esecuzione di lavori

dietro ordine delle dame benefattrici. Alle giovani

lavoratrici spettava la

quinta parte

del guadagno che

si ricavava dal loro lavoro; il resto andava per il man­

tenimento della Casa. Spesso, però, gli ordini erano

scarsi, e la vendita dei lavori difficile, e la Casa della

Provvidenza si trovava in gravi difficoltà. In una di

queste circostanze, nel 1728, la Marchesa de La Pierre

ottenne da S. M. il Re Vittorio Amedeo II un R. Editto

che le permise di fare una Lotteria dei lavori eseguiti

dalle sue protette. Il premio principale «di detta

Lotteria fu un ietto di ricamo legiero a seta»; si

ricavarono 886 lire.

Nel 1729 morì una damigella francese, Pasqual-

lone, la quale era stata accolta come pensionarla nella

Casa della Provvidenza, e. non avendo eredi negli

Stati Sardi, i capitali che quivi possedeva, divennero,

per la legge d'ubena, proprietà del R. Patrimonio.

Il Re Vittorio Amedeo II diede una parte dei capitali

lasciati dalla Pasquallone. al R. Albergo di Virtù,

un’altra ai R. Ospedale di carità di Torino e una

terza parte (2840 lire), alle Figlie della Provvidenza.

Uno dei momenti più critici per l'opera della

Provvidenza fu quello dovuto alla partenza per la

Savoia della sua zelante fondatrice e Direttrice Mar­

chesa de La Pierre (settembre 1730). È da tener pre­

sente che questa nobile e benefica Donna fu, sino

alla sua partenza, la sola amministratrice responsa­

bile dell'Opera. Essa, come dicemmo, si adoperava

per trovare, mediante il lavoro, i mezzi di sussistenza

delle fanciulle ricoverate; ma pagava l'affitto della

casa e provvedeva anche il cibo, quando mancavano

le oblazioni, a questo scopo, dei benefattori.

U

partenza della Marchesa de La Pierre coincise

con un nuovo trasloco della Casa di Provvidenza

in sei camere e un giardino nella casadel sig. Anto-