I DUE SECOLI DI VITA DEL R. EDUCATORIO DELLA PROVVIDENZA
Antica
Sede: L'atrio
seguente la figlia Isabella Famiatti Sottomadre, invi-
gilatrice e maestra per dirigere e tener conto del
lavoro delle figlie, ed assistere la Madre nel governo
della famiglia; e nel 1738 si cominciò a ricevere pen
sionane inviate da S. M. il Re, e queste furono poi
in numero di venti, a lire 100 di pensione ognuna,
oltre a lire 25 annue per gl’indumenti.
L'aumento del numero delle Figlie e delle edu
cande pensionarie rese necessario un nuovo trasloco
dell'Opera della Provvidenza nei più ampi locali della
casa del sig. Bernardo Ricciardi nella contrada del
Cavai Bianco, cantone deN’Assunta; e, in seguito,
non bastando più la casa Ricciardi, si presero in
affitto due, e poi quattro camere nella attigua casa
del barone Ponte di Villaregia. In una camera a piano
terreno di questa ca$a, con Breve pontificio delti
4 gennaio 1742 fu concessa, per anni 7. l'erezione
di un oratorio privato, cosi le Figlie non furono più
obbligate ad attraversare strade e piazze per recarsi
alla chiesa.
Il piccolo oratorio fu dedicato alla Vergine Imma
colata e a San Gaetano, protettore dell'Opera della
Provvidenza. Il primo cappellano fisso fu il priore
Piovano, fratello di uno dei Direttori, il quale si
assunse l'obbligo della celebrazione della messa per
la sola elemosina di soldi 10 per ogni messa. Due
anni dopo gli successe, alle stesse condizioni, il priore
don Gabriele Migliore.
Aumentava il numero deiie «figlie»
ricoverate
e delle « pensionarie ». e nuovi lavori venivano intro
dotti come il ricamo in oro e argento, e poi l’arric
ciatura dei camici. Le fanciulle, che uscivano dalla
Casa delle Figlie della Provvidenza, facevano ottima
prova nella vita, sia per la loro abilità nei lavori sia
per la loro esemplare condotta: così l'Opera della
Provvidenza acquistava sempre maggiore considera
zione in tutta la città.
Nel 1743 i suoi amministratori deliberarono l'ac
quisto, per lire 51 mila, della casa del conte Ricca di
Castelvecchio, e con RR. Patenti del 23 giugno 1743
il Re Carlo Emanuele III conferì loro le facoltà neces
sarie per stipulare il contratto. In tale circostanza
il benemerito Protettore, conte Renato Birago di
Borgaro, donò all'Opera lire 30 mila; il resto della
somma necessaria per l’acquisto della casa fu in parte
ottenuto dalla vendita di titoli di rendita in possesso
dell’Opera, in parte preso a prestito. Il 15 luglio
1746 veniva a morte il conte Birago, primo Protet
tore. e ben si potrebbe anche dire uno dei fonda
tori dell'Opera della Provvidenza, poiché assuntone
la protezione in un momento in cui, per la partenza
della Marchesa De La Pierre, essa era vicina a perire,
non solo la sostenne con il suo consiglio e col suo
denaro, ma ne assicurò la vita e lo sviluppo, otte
nendone dal Sovrano la definitiva sistemazione. Nel
suo ultimo testamento (16 aprile 1766) legò all'opera
altre 10 mila lire, con l'obbligo di mantenere «una
figlia nella casa dell’Opera a nominazione degli eredi
del feudo del detto sig. Conte, e di una
Salve Regina
quotidiana da recitarsi dalle figlie dell'Opera in
comune ».
Gli successe quale protettore (R. Viglietto,
8 agosto 1746) S. E. Don Emanuele principe di Val-
guarnera, capitano delle Guardie del Corpo di S. M.,
e Gran Maestro del R. Palazzo, poi Viceré di Sardegna,
Cavaliere del Supremo Ordine dell'Annunziata e
Gran Ciambellano di S. M. Carlo Emanuele III. Morta
nello stesso anno la contessa Angelica Maria Ponte
di Casalgrasso, fu nominata Direttrice dell'Opera
(R. Viglietto, 8 agosto 1746) la contessa Birago Ponte
di Borgaro, vedova del conte Renato, dama d'onore
della Regina.
Nel 1748 con Breve, in data 6 dicembre, di
S. S. Benedetto XIV, e con approvazione dell'Arci
vescovo di Torino, Mons. G. B. Roero, in data
15 gennaio 1749, la Casa delle Figlie della Provvi
denza, ebbe, per altri 7 anni, e senza alcuna riserva,
la conferma della cappella privata.
Nello stesso anno 1748, con RR. Patenti del
15 settembre, S» M. il Re Carlo Emanuele III approvò
i Regolamenti dell'Opera della Provvidenza, e acco
gliendo la supplica del Protettore e dei direttori,
accordò alla ste&a « l ’esenzione della gabella della
carne, per l'annua quantità di rubbi duecento, del-
l’imbottato per carra venti di vino, in cadun anno,
e del bollo delle candele per rubbi dodici, parimenti
in ciascun anno.... e che......si faccia altresì sommi
nistrare all'istessa Opera, a titolo di elemosina, rubbi
venti di sale» in cadun anno».
Con l'approvazione sovrana de' suoi regolamenti.
l'Opera della Provvidenza era ormai completamente