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I DUE SECOLI DI VITA DEL R. EDUCATORIO DELLA PROVVIDENZA

sistemata, per ciò che si riferisce alla sua vita interna;

ma

non aveva ancora una sede propria. La casa

Ricca di Castelvecchio, acquistata nel 1743, era stata

affittata a privati, e la Casa delle Figlie della Provvi­

denza era ancora nella casa Ricciardi nella contrada

del Cavai Bianco. Finalmente nel 1749 il Protettore

e

i Direttori dell'Opera, valendosi della facoltà avuta

da S.

M. (RR. Patenti 23 giugno 1749) di fare le

operazioni necessarie, e anche di contrarre debiti,

per la compera, il restauro o la costruzione della

casa per abitazione delle « Figlie », deliberarono l’ab­

battimento di una parte della casa acquistata nel

1743, per costruirvi sulla sua area un nuovo edificio.

Il cav. Benedetto Alfieri, il celebre architetto

di S. M. il Re Carlo Emanuele III, ne fece gratuita­

mente il disegno, secondo le direttive dello stesso

Sovrano, il quale non volle che la Casa delle Figlie

della Provvidenza avesse l'aspetto di monastero: la

città di Torino concesse nelle vicinanze un terreno

per la fabbricazione de' mattoni necessari per la

costruzione del nuovo grandioso edificio che fu affi­

data, a economia, ai capimastri fratelli Cesare e

Ambrogio De Filippi.

Collocata la prima pietra dal Direttore Don

Mauro Bernardino Morutto nell’agosto 1749, l’edi­

ficio progredì rapidamente; il primo di ottobre 1752

le « Figlie » furono trasferite nella parte, non abbat­

tuta, della casa vecchia acquistata nel 1743, nell'at­

tesa che il nuovo edificio fosse ultimato ed arredato.

Dopo una visita dell’arcivescovo di Torino, Mon­

signore Giovanni Battista Roero, l’abate Francesco

Gaetano Saluzzo di Garessio, uno de’ Direttori del-

l’Opera, benedisse la nuova devota cappella, e vi

celebrò la prima Messa (6 dicembre 1752). Pochi

mesi dopo le « Figlie della Provvidenza» prendevano

possesso della nuova magnifica sede, cantando un

Te

Deum

di ringraziamento a Dio, che finalmente

aveva dato loro una fissa dimora. Per oltre un secolo

la via in cui essa sorge prenderà il nome di «Con­

trada della Provvidenza» (ora Via X X Settembre).

Dal piccolo seme gettato dalla pia Marchesa de

La Pierre era nato e si era sviluppato un albero gran­

dioso. Una grande commozione deve certo aver pro­

vato. nell’entrare nella nuova casa, la ormai vecchia

e cadente prima Madre Lodovica Ambrosia, i cui

grandi meriti furono pari solo alla sua grande umiltà.

All’età di 68 anni essa fu «giubilata» (27 settembre

1752): le fu assegnata una camera a parte, ed ebbe

dall’Opera, fin che visse, la più amorosa e devota

assistenza.

Com’è naturale, il numero delle fanciulle andò

crescendo, e S. M. il Re (R. Vigl:»tto 29 novembre

1756) volle dare un nuovo attestato della sua bene­

volenza all'Opera, aumentando la sua elemosina di

sale, e anche la quantità della carne (rubbi 350). del

vino (carra 40) e delle candele (rubbi 20).

Anche la carità privata verso l’Opera della Prov­

videnza non venne meno. Tra i benefattori privati

mi

iimito a ricordare, oltre la fondatrice Marchesa

Gabriella de La Pierre, la Marchesa di Camlio, il

Antica Sede: Scalca*

Conte Quario. il Conte della Rocca, il sig. Castelli,

le signore Borgarelli. Romagnana e Bertalazone,

il P. Gosso, la Contessa di Guarene, il Conte Renato

Birago di Borgaro e la Contessa Birago. il cav. Ignazio

della Villa, la Contessa Maria Vittoria Provana di

Pertengo.

Tra i benefattori vanno pure elencati quasi tutti

i Protettori e Direttori dell'Opera, non solo per la

grande cura e diligenza con cui ne amministrarono

il patrimonio e ne procurarono lo sviluppo, maanche

per i doni che ad essa fecero in denaro e in oggetti

vari. La speciale e immediata protezione della Casa

di Savoia verso ('Opera della Provvidenza è resa

manifesta anche dal fatto che Protettore di essa,

sino alla Rivoluzione francese, fu sempre uno dei

Cavalieri della SS. Annunziata.

La bufera della Rivoluzione francese fece sentire

i suoi effetti anche nell'Opera della Provvidenza, i cui

beni furono tutti incamerati, e per il suo manteni­

mento fu alle dipendenze della Commissione muni­

cipale di beneficenza.

Dopo lo Rivoluziono F

poagooo

Quando

nel

1814Torino

e il

Piemonte videro con

giubilo tornare

i

loro amati Sovrani, le opere pie si

trovarono

in

condizioni difficilissime. Ma il Re Vit­

torio Emanuele I volle dare un segno della sua bene­

volenza verso la nostra Opera, ordinando b stanzia­

mento nel bilancio delle R. Finanze l'annua somma