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la aW—* * * * l i fo rm a q u ad ran g o lare d e lla c ittà e 3 taglie
era fregiata di un affresco ornamentale. di gusto
alquanto pompeiano, di cui *i ritrovano relitti.
D ’età traianea. con m«»lta probabilità, era Tanfi*
teatro edificato, ad imitazione del Colo!>seo. fuor di
porta marmorea, circa sull’area deH'odierna Piazza
San C.arlo. Le
Mie
estreme \estigia furono distrutte
in sul tardo *4<H> nel provvedere Torino di baluardi
novelli. È regnato in una rudimentale carta topogra
fica dei primi anni del \v secolo. Modesto Paroletti,
nel libro intitolato « Turin et ses curio»ités » ( 1819).
parlando del sobborgo situato al mezzogiorno del
nucleo urbano, ne rende, inoltre. tc>timonianza. col
dire — rito il forbito francese dello scrittore — :
« ... on v voyait un amphithéàtre avec l’orrhestre,
un lac entouré de colline* artificielles. et on a*y trou-
vait arrété par uno multiti)-
de d’inscriptions anliques ».
È probabile che Luciano, di
cui pià facemmo cenno in
capo al presente saggio, ab
bia visitato Augusta de* Tau
rini. forse durante un suo
viaggio erudito per le Gallie,
in questo periodo di massimo
incremento.
La città è ancora ilin>trata
dalla vittoria di Costantino
sull’esercito di Massenzio,
avvenuta sotto i suoi baluar
di nel 312 d. C., e dal trion
fale ingresso del vincitore;
poi. per la fatalità ciclica
della Storia, lentamente de
cade.
Lo spiccatissimo sentimento
di romanità non s’estingue,
però, in Torino, coll’oscu
rarsi delle fortune della Ca
pitale; ma si mantiene vivo
come una polla inesauri
bile.
Pur dopo l’universale affer
marsi del verbo di Cristo,
lo scrupoloso e sant») vesco
vo Massimo si scaglia, nelle
«Omelie», contro il culto
degli Imperatori perdurante
fra i suoi tradizionalisti con*
cittadini.
Da tale mai esausto focolare
si dipartirà la scintilla vi*
vificatrice che, dalla vigilia
del Risorgimento all’attuale
pienezza di fati, riaccenderà
sui sette colli i fulgori im*
periati.
Ed oggi più che mai noi To*
rinesi, cui l'ammonimento
delle vestigia classiche, la
severità romana sempre pa*
lente, sotto i vari stili, nelle architetture posteriori,
la linearità retta delle strade che percorriamo orto
gonalmente intersecantisi. il senso quirite aleggiante
persino nelle nudità scabre delle recentissime realiz
zazioni urbanistiche, e. soprattutto, lo stesso intrin
seco carattere forte e leale dei nostri uomini e la
beltà pacata delle nostre donne continuamente
attestano e rammentano le origini cesarie della
stirpe, sentiamo in noi immanente una nobiltà inef*
fabile.
Onde è con sovrumano orgoglio che possiamo a buon
diritto dire con Anatole France: «(.'est le lait de la
louve rumarne qui forme le plus beau de nostre
sang ».
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