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taurini. Pochi, mine è il caso drlla Decumana (detta

nel medioevo — chissà perchè ?

Fihellona. e at-

tiialmente incorporata nel Palazzo Madama), o po­

chissimi. come per ia Pretoria o Sepusina. o nulli,

come per la « principale destra » o Marmorea, sono

jzli avanzi archeologici di tali porte. Deirultima ci

rimane una prcsuiuihile riproduzione in un disegno

(copiato dal vero? e — ammesso questo — con

quale fedeltà?) di Giuliano Sandali»».

K ancora presumibilmente da ascriversi al perimetro

di mura aupustee l'ottapona torre angolare, della

quale la base è visibile presso la chiesa della Con­

solata. il cui

sito

segnava uno depli estremi della

città. Gli altri

s o n o

individuabili nella cittadella,

nell*inizi<» di \ ia Maria \ ittoria e nel (riardimi

Reale.

Dopo i bagliori di gloria e di dovizia de' primi anni

dell'impero si stende, per Torino, la lacuna d‘un

prolungato silenzio.

Certuni Cesari, fra cui il dapprima sappio e. poi,

tirannico Tiberio e il pazzo Calinola, attraversa­

rono. diretti alla Callia transalpina. Analista Tau-

rinom ili; ma non ci resta, di queste visite illustri,

precisa memoria.

Si susseguono, «ul sopìio imperatorio. Claudio. Ne­

rone. Calba ed Ottone. (Quest'ultimo è battuto, sul

Po. da \ itellio. prillato monarca dalle lepioni per-

maniche, che viene iu «epuito riconosciuto dall *i­

netto Senato. Siamo alTanno 60 d. C. A questo

punto si verifica per la eonfipurazione urbanistica

taurinense mi fatto essenziale. Il neoeletto, trion­

fato suH'avversario, rinvia in conpedo ai luophi di

oripine le sue coorti ausiliarie di puerrieri Baiavi.

(Queste, a quanto riferisce Tacito nelle « Storie »,

transitano per la città nostra. Per cause insipidii-

cauti esplode. Ira le mal disciplinate milizie semi-

selvappc e la puarnipione romana di stanza, una

mischia che dilapa ili penerale tumulto. Da tali tor­

bidi. data la tecnica ancora non perfettissima del­

l'abitato cittadino, «i sviluppa un incendio recante

danni considerevoli.

Non tutto il male, però, vien per nuocere: tra lo

spepnersi del primo e pii albori del secondo secolo

l'urbe padana, dopo la parziale distruzione, risorse,

quasi prodipiosameute. come la favolosa fenice,

dalle proprie ceneri. K fu più vapa e più maestosa

che per l'innanzi.

Riedificala, la depua fiplia ili Roma visse una vita

pulsante e inapnifica stdl'incunabolo della sua me­

tropoli.

hu una peuima purissima incastonata nel verde

smalto dei boschi di lipli che la circondavano. Ma

non splendette della bellezza effimera delle nume­

rose cittadine più o metto ellenistiche o ellenizzanti:

pur nel massimo fulpore conservò l'impronta del ca­

rattere razionale proprio dei costruttori romani.