

Il tM tro rom ane di O tti*
unito a un non so che ili marziale e ili austero, sano
residuo dell'au lirò rampo legionario.
edilìzio rii ogni luogo dovette essere in Torino
profondamente segnato dell'orma della maestosità
romulea: dal Pretorio solenne, simbolo e strumento
del dominio quirite, erigentesi — a detta del Ron-
il ilino — non lungi dal centro urbano. alle affollate
terme, igienica creazione della civiltà latina, mu
nte fuor di Porta Palatina o — come vuole il Ta-
rimirili — nell'area dell'attuale scuola Torquato
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.isso
(e . forse, v'eran parecchi di tali stabilimenti,
e perciò sparisce il dubbio sull'ubicazione): dai
I ri. arricchiti di peristili, sacelli e monumenti,
•■ntri di adunanze e di mercature, alla superba ha*
>'Uca. dove si celebrava l'equo giure delle dodici
t ^ole; dal tempio di Roma e di Augusto, che certo
r i«tette, ma a cui non si può dare una probabile
• llorazione. a quello del capitolino Giove Ottimo
• Massimo, e ai santuari di tutti gli dèi annoverati
lì I Pantheon imperiale che da gran tempo avevano
- spiantato o assimilato i numi indigeti: dagli « hor-
rea » ( magazzini |
mt
le g ran arie), testimoni del sa
lic e servizio annonario instaurato dai colonizzatori,
•■ile vie dalle prospettive ardile e dalle impeccabili
l i'tricature; dai palazzi magnifici, agli ordinati ci-
iteri suburbani, alla interessante necropoli di
Morgo San Paolo, al teatro sonante del « pathos »
•li
Kuripide. di Agatone, di Ennio, Pacuvio e Se
neca, all'anfiteatro corrusco dei ludi gladiatori.
Sulle sedi di spettacolo. teste nominate, credo do
veroso fare un sintetico accenno.
Il teatro, unico significativo esemplare architetto
nico della romanità torinese, oltre la notissima
« porta principale destra », fu. a differenza di que
sta, rinvenuto soltanto al principio del corrente se
colo (
1899-1900).
fc. malgrado l'insignificante pro
fondità del nostro strato archeologico, un rudere
iin|Mmente ed a torto misconosciuto da quasi tutti
gli studiosi stranieri.
La sua costruzione non è sincrona, ma graduata. In
una larvale fase della sua esistenza si opina fosse,
come pressoché ogni suo simile, di legno. A una in i
ziale edificazione stabile dobbiamo le rovine che tut
tora permangono: il proscenio. I'« orchestra » (mo
dernamente platea) e. in parte, il primo « meniano »
(ossia ordine) delle gradinate formanti la « cavea ».
Coll'aggiunta del secondo e. in seguito, del terzo
« meniano ». oggi scomparsi, ndl'inoltrata èra im
periale, questo sacrario di Melpomene e di Talìa.
crebbe cotanto che invase, esorbitando dall'intero
isolato assegnatogli, uno dei minori decumani.
A
tale complesso monumentale fu aggregato, e ne
son superstiti gli avanzi, un quadrilatero, ramme
morante l’ostiense «Piazzale delle Corporazioni »,
rieinto da un portico di bella fattura, di cui un Iato
tangeva le mura cittadine, e fornito, al centro, del
decoro di un tempio. La parete fondale della »toa
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