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L’INDUSTRIAIDROELETTRICA INPIEMONTE

M O T E S T O R I C H E

1. - G

l i

in iz i

.

Lo sviluppo tecnico, ohe lo svolgersi cumulativo ili

un rivolgimento profondo dovuto alla grande rivo­

luzione industriale, aveva causato iu Kuropa. giunse

tardi iu Italia. Il macchinismo vero e proprio ap­

parve qui soltanto dopo il *70 e l'ambiente, legato

ad una tradizione conservatrice e prudente, ricor­

dava ancora troppo quello artigiano e corporativo

superato ormai dalla fatale evoluzione storica.

Il confluire «li cause p«diticlie. economiche e sopra­

tutto spirituali trasformava ormai, dapprima lenta­

mente e poi con ritmo accelerato, tutto l'ambiente

anche da noi portandtdo verso il campo d'azione

delle grandi nazioni produttrici.

Dopo le scoperte di Vi att e del K e y. del Grompton

e dello Stephenson — leve efficienti «Iella rivolu­

zione industriale — sembrava che lo spirito umano,

dopo tanta fecondità, avesse bisogno di una sosta.

Già dal 1827 solcava le pianure, unendo cosi rapi­

damente regioni lontane, il nuovo mezzo di tra­

sporto che — secondo il Marshall — unendosi a

«juelli successivi che l'ingegno umano portava poi

alla luce della pratica applicazione, <h»veva consi­

derarsi il fattore più notevole nella grande trasfor­

mazione del mondo economico. Ad opera, iu mas­

sima parte, del genio italiano nuovo slancio doveva

invece apportare ancora la scoperta di nuova forza,

per alcuni aspetti misteriosa, e dall infinita varietà

di applicazioni: l'Energia elettrica.

Essa appartiene già alla storia eppure non è più di

mezzo secolo che se ne ebbero le iniziali applica­

zioni in Italia: la prima centrale — quella di Santa

Kadegonda a M ilano — è infatti del 1883.

Poco a poco, in una emulazione ammirevole, tutte

le regioni italiane diedero il loro fervido contributo

allo sviluppo di que-ta nuova industria che — alla

luce «Ielle sturessive esperienze storiche e nella af-

fermazi«»ne autarchica «lei Paese — doveva rivelarsi

come vitale agli altri fini politici ed economici che

animami e determinano la sua missione storica.

Ed il Piemonte? Quale il suo contributo nella vasta

operosità nazionale svolgentesi in <|uesto campo?

Se le ricchezze naturali d ell'Italia risultavano lim i­

tate ecco tutto un nuovo orizzonte, dapprima ap­

pena intravisto, che si apriva, e. specialmente per il

Piemonte, «ptelle risorse idrit'he a cui la corona di

scintillanti montagne — ricche di ghiacci e nevi e

laghi — erano una sicura e suggestiva promessa.

Il solo Bacino del Po dà oggi a ll’Italia più della

metà dell'energia elettrica prodotta: e non si r i­

corda qui che il massimo fiume italiano per ad-

«litanie, prima ancora di un rapido esame sullo

sviluppo dell'industria idroelettrica, l'importanza

eccezionale per l'Ita lia tutta. Non è privo d 'in te ­

resse unii sguardo

sulla

situazione economica del

Pienitmte nel periodo iniziale in cui l'industria elet­

trica nasce alla luce.

Torino è già all'avanguardia nella produzione del

vestiario, iu quella tessile, metallurgica e mecca­

nica. (rii addetti all'industria ammontano, in «ptel

periodo, a Oiì.OOO su una ptipolazione di 252.852

abitanti.

Il carattere costruttivo e tenace «Iella regione ebbe

mo«lo di apparire iu evidenza — ed in modo lum i­

noso risultò pure il suo progresso industriale nel-

l'Esposizione del 1884. Iu un ambiente simile non

dovevano tardare le applicazioni della nuova ener­

gia: nel 1888 Torino inaugura infatti la

sua

cen­

trale termica con 735 kW . La sua potenza supera

già «{nella di tutte le precedenti, come pure di «pielle

contemporanee: Livorno con 260. Avellino con 209,

Pordenone con .*>0 le sono nettamente inferiori.

Ecco Cuneo, nel 1889, appena un anno dopo, en­

trare in lizza con una centrale che utilizza — al­

meno parzialmente — l'energia idrica: la potenza

è ili 103 k\X . K«l un'altra modesta centrale — ma

completamente idrica — appare a Susa con una po­

tenza di 29 kW .

La tecnica, pur nel breve periodo di tempo, si per­

feziona: per attenuare le variazioni stagionali delle

portate idriche si pensa già ai serbatoi. In principio

si a«lattano a questo scopo i laghi naturali: un primo

esempio, sia pure minuscolo, di laghi artificiali è

quello del Gorzenle in Liguria.

Può apparire strano che con le ampie risorse idriche

della regione piemontese si ricorresse ancora —

come ad es. nella prima citata centrale torinese —

alla produzione termica di energia. Ma bisogna r i­

cordare il problema, ancora insoluto, del trasporto

a distanza dell'energia. Poco a poco anche questa

difficoltà verrà risolta.

Questo progresso tecnico porterà, gradualmente, ad

un'utilizzazione quasi esclusivamente idrica, ma le

centrali termiche non saranno per questo eliminate.

Esse rimarranno quale elemento integratore, riserva

cioè preziosa, anche per soddisfare gli aumenti di

consumo.

Nelle trasmissioni a distanza la linea Castellamonte-

Torino, in Piemonte, poteva degnamente — con i

suoi 33 Km . — stare a confronto di quelle suac­

cennate di Genova (30 Km .) e Roma (26 Km .), ma

ancor più è dimostrato come questa regione fosse

all'avanguardia dalla linea Bussoleno-Torino di ben

.18 k :i. attuata nell'anno 1898.

2.

- I. PERIODO PREBELLICO.

Il (I'.minio degli impianti idrici su «pielli termici ha

una decisa prevalenza nel periodo successivo e la

costrizione di serbatoi capaci di compensare le va-

ria/.i mi nella (toriata stagionale dei corsi d'acqua

aulirne un ritmo di sv iluppo più rapido. Ogni nuovo

impianto, si può dire, segna una tappa non solo

nell applicazione pratica, ma nel progresso tecnico.

Si effettua uno sfruttamento tecnicamente razionale

e metodico di complete sezioni nel corso di fiumi o

torrenti alpini. Il pntgresso cumulativo — in quan­

tità e tecnico — ha uno sbalzo in avanti nitido: in

dieci anni, dal 1898 al 1908. la potenza della N a­

zione passa da 86.175 k W a 506.199 k W . Il P ie ­

monte da parte sua ha superato il quadruplo della

potenza che produceva allora. È passato cioè a

97.172 k W mentre la Lombardia mantiene sempre

il primato con 123.516 kW e — a molta distanza

— segue l'Um b ria c«m 55.344 kW .

La «‘risi frena l'attività economica dal 1887 al 1896.

ma a questa data un risveglio generale genera una

vivace attività: il perioibi a prezzi crescenti stimola

le nuove imprese ed una nuova grande industria

>«irge all'orizzonte.

Lo sviluppo deH'orgaiiizzazione creditizia, delle so­

cietà collettive permettono espansioni in altro modo

lente e difficili : appaiono così le industrie automi»-

lùli-tica e meccanica. In breve volgere di anni si

delinca l'ossatura di questa robusta attività produt­

tiva: nel 1907 in Piemonte si era giunti a 20 So­

cietà automobilistiche con un capitale di 38 milioni

di lire e 19 carrozzerie, per non parlare poi di tutta

la fioritura di industrie complementari sorte natu­

ralmente a lato di quella automobilistica.

I na più esatta impressione dello sv iluppo econo­

mico del Piemonte nel periodo si ha esaminando i

dati relativi all'industria meccanica e metallurgica,

complessivamente considerata. Essa contava già 240

Staliilimenti e 36.897 «qierai. Un censimento con­

dotto dalla Camera di Commercio pel Distretto

camerale (Pro vin cia di Torino, Vercelli e Biella)

segnava in totale 164.578 operai con una forza

in.» aliata di 277.105 cavalli. Per quanto i dati riser­

vine un largo margine di errore si possono citare

qui»le indice del cammino percorso nel breve pe­

rii»;o.

Ne. primi dieci anni (1899-1908) di questo periodo

>|*| are in Piemonte il più notevole trasporto di

enrr-gia d 'Ita lia , da Piedimulera a Novara. La lun-

fdi* za è tra le massime dell'epoca: sono 81 Km .

cor 8.000 kW di potenza: ma è più notevole ancora

la tensione che è di 45.000 Volta, superiore a tutte

le altre del periodo. Solo M ilano ci si avvicina con

un;- di 40.000 Volta. Qui sin dal 1901 era avvenuta

I elettrificazione della linea ferroviaria di 72 Km .

per \ arese ( Milano-Porto Ceresio). In Piemonte la

tra/ione elettrica apparirà pochi anni dopo: sorgono

invece qui centrali idroelettriche perfezionate. Nel

1914 sono ormai in piena attività le centrali di Mon-

giove con kW 13.800, di Viverone e di Sacetto

( Acceglio).

Sono pure di questi anni (1912-13) le linee ferro­

viarie elettrificate Bussoleno-Bardonecchia di 41

chilometro, che giunge al traforo del Cenisio, e

quella che collega Savona col Piemonte (45 Km .).

In un'intensa collaborazione l'energia elettrica con­

tribuiva qui — come nel resto d 'Ita lia — al pro­

gresso incessante dell'industria nazionale.

Siamo alle soglie di un nuovo mondo. Perchè la

campana della Storia suona per l'Ita lia il suo r i­

chiamo e non è solo «|uesta la data storica di un

avvenimento politico e nazionale, ma essa segna 1 i-

nizio di un'epoca nuova : una riv oluzione spirituale

maturava e si rivelav a al mondo, nè il periodo, nelle

trasformazioni sociali in atto, appare ancora com­

piuto.

Tutta la nazione è nel 1914 chiamata a dare il suo

contributo alla grande lotta. Fortunatamente la ca­

pacità degl'impianti è superiore ai fabbisogni.

I rifornimenti di carbone sono insufficienti: alle d if­

ficoltà contribuiva ia guerra sottomarina, nè legna

ed oli minerali poterono supplire compiutamente.

Si richiese dalle centrali uno sforzo massimo di

produzione.

Naturalmente il massimo contributo venia .... jje lle

idroelettriche, mentre quelle termiche funzionarono

al minimo ed alimentate da combustibili nazionali.

In Italia la durata dell'utilizzazione degli impianti

è già di 3.100 ore nel primo anno della grande

guerra e perviene a 4.300 ore nell'ultimo periodo

bellico. Il momento non permetteva una rapida elet­

trificazione delle F F . SS. ed i progetti — sia di que­

sta come di nuovi impianti idroelettrici — non po­

terono essere attuati che in minima parte. Entrano

in opera in questo periodo centrali per 44.000 kW

e tra queste ricordiamo, in Piemonte. Sacetto ( Ac­

ceglio). Ponte Marmora e San Damiano. Comples­

sivamente in Italia si era passati da 850.000 kW

nel 1914 a 1.000.000 nel 1918.

II Piemonte segna un aumento nel consumo che è,

in percentuale, maggiore di ogni altro. Passa da

548 milioni di kW h a 995 nel periodo 1914-1918

con un aumento del 90 % .

Nel 1918 — termine vittorioso della guerra — il

Piemonte era giunto ad una potenza complessiva di

kW 273.065 quasi tutta di origine idrica, poiché

quella termica rappresentava non più del 15 % .

Nei dieci anni che vanno dal 1908 al 1918 la po­

tenza idroelettrica italiana si era triplicata. E ra

legittimo orgoglio la constatazione che in Italia 4600

Comuni erano ormai dotati di impianti elettrici ed

i serbatoi alpini avevano una capacità di 90 milioni

di metri cubi.

Dal 1898 il Piemonte aveva raggiunto una potenza

tredici volte maggiore passando da 20.000

a

273.000

circa: il quarto del fabbisogno italiano era da esso

raggiunto e superato, e solo la Lombardia poteva

6 3

3. - I

l

perio do

b e l l ic o

e

p o s t b e l l ic o

.