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Quintetto

Poltronieri-’Vidusso,

quartetto

Calvet,

trio

Pelliccia-Santoliquido-Ainfitheatroff.

trio

Dam-

meri

per corno, riolino e pianoforte.

('.auto: Soprano

Paola Della Torre

che canterà li-

riche ili

Franco Alfano

accom/lagnala dall'autore;

baritono americano

Mark Harrel; Concerto Pale-

«triniano

con 160 esecutori diretti dal Maestro Mon­

signor

Ippolito Roslagno; Meister Sextell.

G.U.F.

(S

e z io n e

M

u s ic a l e

):

Violinisti

: Ruggero Ricci, Enrico Pierangeli, Fer­

ruccio Scaglia.

Pianisti :

Wilhelm Backaus, Amilcare Zanella, Or­

nella Puliti Santoliquido, Celeste Capuana. Adele

Ferrerò di Ventimiglia. Jenny Sgarhi. Marie Aimée

Warrot.

Violoncellisti

: Pierre Fournier.

Duo pianistico

: Schmidt-Ba^arotti

e

Zangelini-Cle-

rici.

Trio pianistico

Rotanyi.

Quartetto

Breronel

e quello del R. Conservatorio

di Torino

(Fuga, Pierangeli, Ballarmi, De Napoli).

Trio

Arrau e

baritono ungherese

Alessandro Sred.

Come Concerto di Chiusura la

«

Messa in do m ino­

re

»

di

Mozart,

diretta dal Maestro

Paumgartner

del

Mozarteum di Salisburgo.

L

a

s e t t im a

s t a g io n e

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C

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ea t r o

ni T

o r in o

.

Vort

ha più bisogno di commenti; una es/terienza

settennale permette di classificare,

a priori,

questa

serie di concerti, fra le migliori che si eseguano in

Italia.

Elenchiamo i direttori

: Amfitheatroff, Bellezza,

Coppola, Failoni, Gui, Kleiber, La Rosa Parodi.

Lualdi, Lupi, Molinari, Pizzetti, Previtali, Refice,

Selvaggi, Strawinski, Toni.

Solisti: Pianoforte

: Mario Ceccarelli, Miecio Hor-

zowsky, Vico La Volpe, Sonlinia Strawinsky. -

V io ­

lino:

Abussi, Brengola, Ciompi, Robert Virovai. -

f ioloncello :

Mazzacurati.

Principali esecuzioni:

VOratorio

Jeftc

di

Carissimi;

Natività

di

Perosi; Menia

di

Haendel. — Piccola

Messa

di

Rossini; Trittico Francescano

di

Don Li­

cinio Refice; Transitus Animae

di

Don Lorenzo Pe­

rosi;

la suite

Samnium

di

Adriano Lualdi; Poema

delle Dolomiti

di

Alberto Pizzini; Suite Appenni­

nica

di

Calabrini; Stampe della vecchia Roma

di

Renzo Rosellini; Movimento sinfonico

d i

Bettinelli;

Canto di Palude

di

Annibaie Bizzelli; Sinfonia Con­

certata

di

Harol Szymanowsky; Cikaconna Gotica

di

Dopper; Capriccio

per piano e orchestra e

Apollo

Marazete

di

Strawinsky, Concerto

di

Martucci

e

Concerto Gregoriano

di

Respighi.

Ve/

campo musicale dobbiamo anche segnalare i

Convegni settimanali che

«La Stampa»

offre nel

suo salone. Lodevolissima iniziativa che ebbe inizio

fon V inaugurazione della nuova sede

,

ed incontrò

la più fervida accoglienza dei pubblico.

EDOARDO TMW rH W

S P O R T

(

1 irurdeugo, Binda, Guerra, Belloni, Brunero, Ai-

^ ino, (iremo, Azzini, Linari, Bestetti, Gai, Enrici:

dodici nomi ohe non rappresentano un cenacolo di

apostoli, ma l’apostolato del ciclismo, quello che ora

suol chiamarsi il ciclismo «dei tempi d’oro ». Quando

gli sportivi, quelli della vecchia guardia, che a quei

tempi lottavano per un diploma o una medaglietta

c che oggi sono spettatori o educatori dei gio­

vani, sentono pronunciare quei nomi, si sentono

fremere. Ricordi e memorie si affollano nella loro

mente come in un sogno: un bel sogno. Perchè quei

nómi destavano passioni, determinavano discussioni

ed anche piccole baruffe fra la massa anonima;

!>erchè quei nomi invogliavano ad inforcare il cavallo

«l'acciaio e percorrere sempre più velocemente lo

spazio e saziarsi di libertà; perchè erano alfieri d’una

bandiera invitta. Non è rettorica: è più semplice­

mente realtà troppo vicina a noi, perchè ci si di­

mentichi. Poi l’avvento di un nuovo sport che doveva

divenire popolarissimo — il calcio — il malgoverno

di qualche dirigente, gli abusi e l’incoscienza di

qualche campione, determinarono T ’ ’ sarei del

prestigio ciclistico fra la massa.

Per un po' di tempo quello che era il più popolare

fra gli sport brancolo nel buio, senza scosse e senza

tentennamenti, fra lo scarso interesse della folla; poi

le redini vennero prese da dirigenti animati dalle

più serie intenzioni, le manifestazioni si fecero più

numerose, ma sopratutto serie e i campioni, i gio­

vani ai quali i pessimisti negavano ogni possibilità,

se non presero interamente il posto degli anziani,

per lo meno non li fecero più tanto rimpiangere.

Intanto la propaganda intesa a rialzare le sorti del

nostro cilclismo, continuava e continua tu tt’ora,

benché già si sia giunti ad un potenziamento inspe­

rato e i frutti che si raccolgono siano abbastanza

abbondanti. (Vedi Giro di Francia e Giro della Sviz­

zera di quest’anno, tanto per fare un esempio). Quel

che ho detto valga nei confronti di tutto il nostro

ciclismo.

Paratamente, per quel che ci interessa più da vi­

cino (il ciclismo piemontese) eccoci a parlarne. Non

per niente abbiamo accennato al ciclismo di un

tempo, perchè ciclismo significava, per noi piemon­

tesi, tutto o quasi il ciclismo. Dei dodici nomi di

cui sopra, ben sei sono piemontesi, vale quanto a

dire che la metà avevano esordito ed avevano preso

il «volo » da questa terra, patria di campioni di

tutti gli sport. Non solo: molti ricorderanno che in

Piemonte, ad Alessandria precisamente, aveva sede

l'allora Unione Velocipedistica Italiana, ente coordi­

natore e direttore di tutta l'attività nazionale. In-

somma il Piemonte (e per il Piemonte intendiamo

parlare della sua capitale), era il centro di tatto 11

movimento ciclistico. Alfiere indiscutibile ed indi-

scasso della bandiera: Girardengo; senta d’onore: