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liranero, Aimo, Gai, Gramo, Eurici. Ma ce n« volle,

in Piemonte, per rialzare le sorti del ciclismo! A To-

rino, sede del Direttorio di zona della Federazione,

si era fatto tutto il possibile ma, strano a dirsi,

il pubblico non rispondeva come invece aveva già

risposto negli altri centri. Per la verità occorre ag­

giungere che non sempre i dirigenti locali sono stati

all’altezza «lei grave compito. Per cui ci toccò atten­

dere sino all'anno testé chiusosi col 2H ottobre (per

quanto i segni si fossero fatti notare già prima «li

allora) per constatare, fatti alla mano, che il ciclismo

piemontese è finalmente sulla buona via. Il pubblico

(logicamente diffidente) è ritornato quasi in massa

come una volta (ce l'hanno dimostrato la Milano-

Torino, il (ìiro del Piemonte, il diro d'Italia, le

riunioni in pista); le manifestazioni sono aumentate

in modo impressionante; i corridori si sono molti­

plicati; nuove fresche energie hanno riattivato la

circolazione nelle tile per merito sopratutto della

Gioventù Italiana del Littorio; i campioni non sono

più un mito, ma una realtà; le grandi vittorie hanno

coronato gli sforzi e i sacrifici degli uomini che ave­

vano accettato il duro compito «li rialzare le sorti

del vecchio ciclismo piemontese.

.Ma sarà meglio, sia pure in sintesi, rifare insieme

la storia dell'anno XVI per pervenire chiaramente

a comprendere quel che si è fatto da noi. Al prin­

cipio dell'anno fascista l’Ente Federale, la F. C. I.,

col consenso «Ielle gerarchie locali, nominava un ma­

nipolo di uomini nuovi

o

che non avevano ancora

assurto ai posti di comando, a dirigere il Direttorio

di zona della Fe«lerazione ciclistica. A capo «li esso

veniva nominato un elemento proveniente dalle orga­

nizzazioni giovanili, il camerata Bartolomeo Cordero:

un giovane insomma, il quale, come disse il Federale

Gazzotti un giorno, era stato pulcino nell*ambiente

sportivo della Federazione fascista, da dove aveva

avuto modo di mettere le penne per spiccare, il volo.

Oordero non si spaventò del compito, anzi con entu­

siasmo pari alla sua passione, l>eii coadiuvato «lai

suoi collaboratori e aiutato dai dirigenti lo<*ali si

mise al lavoro. Si capisce che non potè creare i

campioni, ma seppe «lare a quelli che sarebbero di­

ventati tali l'incitamento e qualche volta anche il

premio alle loro fatiche, perchè sapeva «-he senza

campioni locali era imj>ossibile risalire la difficile

corrente. Oamusso, Barrai, Molinar e Martano, al­

l’inizio della stagione, vincono all’estero. La fiac­

cola dell'entusiasmo si accende subito. Il lavoro di

propaganda, quello che occorre fare in profondità,

diventa più agevole perchè pubblico, società e corri­

dori hanno una molla che li spinge. Ritornano «legli

anziani che erano stati scoraggiati, entrano in massa

dei giovani a rinsanguare le file. Nel pieno sviluppo

della stagione Valetti vince il Giro d'Italia e poi

quello della Svizzera. A breve distanza Mollo gua­

dagna il Giro dei Tre Mari. Queste magnifiche vit­

torie in campo professionistico valgono a rialzare

quasi del tutto le sorti ciclistiche piemontesi. Sei

campo dei giovani, fra i dilettanti cioè, i frutti non

mancano. Debenedetti vince la Monaco-Milano a

«

tappe, Destefanis fa parte «Iella squadra azzurra ai

campionati «lei mondo, la squadra piemontese è se-

conda nel Trofeo delle Zone su pista e quarta in

«luello su strada, dove soltanto la sfortuna l'ha pri­

vata della vittoria a poca distanza dal traguardo;

nel campionato della G1L i corridori locali si classi­

ficano al secondo e terzo posto. La parte su pista,

che sembrava la più difficile, va «li pari passo colla

strada: molte manifestazioni, parecchi buoni risul­

tati, parecchi buoni corridori e molti giovani che

non tarderanno a farsi strada. A questo proposito è

doveroso un riconoscimento: se tanti buoni frutti

furono possibile raccogliere lo si deve in gran parte

al Comune di Torino. È un merito, un grande merito

«lei nostro Municipio, non soltanto l'aver acquistato

il Motovelodromo perchè la nostra città non venisse

privata degli spettacoli ciclistici, ma averlo riatti­

vato «lotamlolo di molte migliorie che verranno por­

tate a termine nell'anno XVII.

L'attività svolta in Piemonte nell'anno XVI è

stata la seguente:

Tenteràmento:

dilettanti 389, al­

lievi 344, ufficiali «li gara 68, indipendenti 95, ve­

terani 55, professionisti 8, meccanici 2, massaggia­

tori 2, allenatori 1, direttori sportivi 3, Giovani

fascisti 3594, Dopolavoristi 752. Totale: tesserati

5313. Eccedenza rispetto all'anno precedente: 1084.

Gare:

professionisti 3, indipendenti 16, dilettanti 65,

a squadre 1, allievi 55, veterani 3, ciclo campestri 12,

Giovani fascisti 56, dopolavoro 26, arti e mestieri 1,

campionati sociali 2, pista 16. Totale gare: 256.

Eccedenza rispetto all'anno prece«lente: 97. Per gli

amanti «Ielle curiosità diremo inoltre che il chilome­

traggio complessivo delle corse svoltesi in Piemonte

neU'anno XVI è stato di km. 21.873,40 e l’importo

«•omplessivo «lei premi «li lire: 127.472. Le cifre, in

questo caso sempre più elo«iuenti delle parole, of­

frono l'esatta dimostrazione del lavoro svolto nel­

l'anno XVI e testimoniano il poteuziamento a cui

è pervenuto sotto l’impulso «legli attuali dirigenti,

il ciclismo piemontese.

La Federazione ciclistica soddisfatta «li tanta atti­

vità, ha voluto premiare nel migliora dei modi il Pie­

monte: ha concesso alla nostra città l’onore di organiz­

zare nell’anno XVII il campionato nazionale di corsa

campestre, i campionati nazionali su pista, il Gran

Premio Cesare Facciani, l'arrivo d'una tappa del

Gran Premio Libero Ferrario. Così le gara nazionali

che si svolgeranno a Torino neU'anno XVII saranno

ben otto in quanto in precedenza era già stato sta­

bilito che vi si disputasse la Milano-Torino, il Giro

del Piemonte, una tappa del Giro d'Italia e la Torino-

Ceriale. L'attività su pista, che culminerà colla di­

sputa dei campionati nazionali, sarà notevole in

quanto vi si svolgerà il Trofeo Lagna, in diverse

prove e probabilmente verrà ripristinato il Gran

Premio Città di Torino. Questa attività sarà possi­

bile, ripetiamo, per il simpatico intervento del nostro

comune, che doterà la pista di corso Casale dei più

moderni impianti e di tutti i conforti possibili. Cosi

rinasce il ciclismo piemontese.

SILVIO YAWTTO