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completamente. Anzi forse appunto per questo,

perchè quanto si vede ogni giorno diventa

unabitudinc alla quale non si fa più caso; con

l'aggiunta — nella fattispecie — che questo

clic >i vede non lascia assolutamente supporre

quello che dietro le quinte occorre al suo cro­

nometrico funzionamento.

Intendiamo il servizio tranviario; ci accin­

giamo a riferirvi alla buona della nostra ero-

natica visita agli impianti dell* « Azienda

Tranvie Mun icipali di Torino, che la cor­

tesia del suo direttore, comm. ing. Luigi

(Supponi, ci ha consentita per questa rivista

favorendoci di guida, di dati e di schiarimenti.

I na visita da profani, non per i tecnici o

gli specialisti ai quali nulla o poco saremmo

qualificati a illustrare, ma per tutti quei let­

tori che come noi prima d'ora, ossia la mag­

gior parte, del servizio tranviario non cono­

scono che le vetture, i biglietti e qualche

linea. Da uomini della strada, per intenderci

in poche parole.

E tutto non possiamo nè vogliamo riferirvi

(quindi tranquillizzatevi!), ma solo cercare,

attraverso una serie di momenti e di aspetti

singoli, di raffigurarvi l’essenziale. E che alla

fine vi resti, e vi accompagni sempre ogni

qualvolta montiate in tram, una convin­

zione: che tale è la complessità di questo

organismo e nello stesso tempo l'armonica

coordinazione di tutte le sue parti per assi­

curare al pubblico il migliore servizio, che mai

dovreste volergliene per qualche piccolo inci­

dente (quello del centesimo istante al quale

per avventura vi siate trovati), ma piuttosto

stupirvi che es>i siano così rari...

* * *

— Non è il caso — ci premette il direttore

dell'A. T . M. dopo averci fissato con i suoi

ingegneri e collaboratori l'itinerario della gior­

nata e delle prossime visite — che vi stia a

fare la storia dettagliata delle Tranvie di To ­

rino. Ma un cenno alla loro nascita vi potrà

interessare...

— Quelle a ca va lli?

— Naturalmente, con la prima che da

Piazza Castello per via Lagrange e via Nizza

raggiungeva l'antica Barriera di Nizza. Essa

fu concessa aH*ingegner Avenati dal Comune

di Torino nel 1871. dopo che la relativa do­

manda era stata ponzata negli uffici per oltre

due anni. Si rileva poi dagli incarti che tale

concessione - che pare rappresentasse un vero

rivoluzionamento nelle abitudini torinesi - fu

contornata da un cumulo di provvedimenti di

sicurezza. In uno ad esempio si legge che, a

prevenire ogni inconveniente e pericolo, biso­

gnava prima di giungere a qualsiasi

cro cicch io

annunciare l'arrivo del convoglio con uno

squillo di tromba. E sì che si trattava —