Table of Contents Table of Contents
Previous Page  202-203 / 1981 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 202-203 / 1981 Next Page
Page Background

parta■«A

EDO ARDO ROGGBM

O

gni anno, quando si avvicina la primavera e la

natura poco a poco si ridesta dal lungo letargo

invernale, lieta s’annuncia sempre l’apertura della

stagione sportiva all’aperto. Per aperto intendonsi non

già gli stadi dalla volta formata dal cielo, ma dal

campo delimitato dai muri di cinta; bensì le mille

strade che dipartono dalle città; lo spaziare nel

cielo; la gioia d’una libertà illimitata. Un solo sport

e un solo mezzo è così alla portata di mano da per­

mettere a tutti di avvicinarsi tanto alla natura: la

pollare, modesta bicicletta, piccola grande regina

della strada. Non per nulla il ciclismo viene chiamato

hi sport del popolo e dei poeti, sia esso turistico che

agonistico.

La stagione «Ielle grandi corse ciclistiche su strada

si è aperta «landò così vita al vasto movimento spor­

tivo che «lurerà sino a ottobre. Iniziata si è pure

l'attività turistica che ha «liversi punti di contatto

con la prima. Infatti i cosi«letti turisti, quelli che

una volta si limitavano al diporto e i più giovani

arrivavano sino alla conquista del brevetto « Audax »,

ora inquadrati come sono nel Dopolavoro svolgono

anclfessi una buona attività agonistica. Non di ra«lo

infatti assistiamo oggi ai campionati del Dopolavoro

0 di «-ategoria che vanno sotto il nome «li gare «Arti

e M«>stieri ». Hanno le loro brave gare anche gli stu-

«lenti, i militari e persino i bambini. Corrono tutti

insomma, talché la branca agonistica si può chia­

mare ora parte integrante dell'attività «lei eiclo-tu-

risti.

Questa evoluzione si può spiegarenelmodoseguente:

le stracle sono rese perfette grazie all’opera svolta

«lai Regime in loro favore; le biciclette sono più co­

mode e più leggere d'una volta e l’acquisto è facilitato

a tutti dalla vendita a rateazione che avviene si

può dire in quasi tutti gli stabilimenti; la costituzione

del Dopolavoro che inquadra tutti i lavoratori e ne

coordina l’attività e infine l’attrattiva che esercitano

1campioni più popolari sulla massa dei ciclisti. Tale

massa

rileviamo e non a caso che si compone di oltre

4 milioni e mezzo di persone: tanti quanti individui

cioè possiedono in Italia una bicicletta. Se dovessimo

poi tener conto di tutti gli appassionati che s’inte­

ssano del movimento ciclistico — fin qui le stati­

stiche non arrivano... — dovremmo moltiplicare la

cifra di 4 milioni e mezzo chissà per quante volte.

Ciò spiega la popolarità di cui gode il ciclismo in

tutti i ceti.

Per il ciclismo italiano la stagione s’è aperta trion­

falmente. Giulio Bossi, che sino ad un anno fa faceva

ancora parte di quel rigoglioso vivaio di buone pro­

messe e di fascisti, che è l’Unione Sportiva Roma

di Parigi, andava a vincere fl Criterium di Algeri.

Grande impressione ha suscitato questa vittoria negli

ambienti sportivi internaitonali. Si è posto in rilievo

la media elevata (chilometri 36,600 su 183 «lei per­

corso) nonché il «listacco (2' 15") col quale Rossi ha

preceduto al traguardo il secondo classificato, Lesueur.

Alla corsa partecipavano una settantina di concor­

renti tra i quali il campione di Francia, Speicher,

spagnoli, svizzeri, italiani e i migliori esponenti del

ciclismo nord-africano.

Otto giorni dopo due camicie nere torinesi, Ca-

musso e Barrai, si classificavano nell'ordine ai primi

due posti della corsa Nizza-Monte Agel. Anche qui

erano presenti molti dei migliori esponenti del ciclismo

internazionale. Francesco Camusso, con la furbizia

e l'ardore che lo contraddistinguono, fin dalle prime

battute tentava di fuggire e vi riusciva. Vinceva non

soltanto la corsa, ma gli elementi della natura —neve,

freddo e nebbia - che sino alla vetta del Monte Agel

gli resero più grave la fatica. Col primo posto il

bersagliere Camusso conquistava anche il primato

della corsa, detenuto dall’altro italiano, Barrai, che,

come abbiamo detto, si classificava secondo. Trionfo

completo dunque che è di buon auspicio per la futura

attività internazionale a cui saranno chiamati.. .

teeipare i corridori italiani.

* * t

Mentre i ciclisti sono appena appena all’inizio della

loro stagione, gli sciatori stanno per chiuderla. Nel

migliore dei modi l’hanno chiusa i rappresentanti

torinesi dellaG. I. L. edel Guf: cioè con due splendide

vittorie nel campionato dei Giovani fascisti a Dob-

biaco e nei Ldttoriali femminili all’Abetone. Le vit­

torie sono state ottenute sui migliori rappresentanti

d’Italia, ciò che costituisce un motivo d’orgoglio per

gli atleti e leatlete. Le affermazioni, si può osservare,

hanno un significato tecnico particolare che è sfug­

gito ai più. La G. I. L. Torino e il Guf Torino hanno

vinto non già per il valore di uno o due atleti ecce­

zionali come avviene per lo più in simili manifesta­

zioni, ma per l’ottimo comportamento delle squadre,

ossia collettivo. Infatti sia nella gara di discesa libera

che in quella obbligata enelloslalom, Giovani fascisti

e studentesse non si sono classificati al primo posto,

ma hanno invece occupato i posti d’onore guada­

gnando in tal modo più punti di quanti non ne ab­

biano guadagnati i rappresentanti delle altre pro­

vincie che pure hanno conquistato i primi posti.

Ciò vuol dire in altri termini che a Torino si segue

un indirizzo tecnico di preparazione che è indubbia­

mente il migliore fra i molti sperimentati sinora.

Ossia quello di preparare tutta la massa e di portarla

allo stesso grado di efficienza. Non campioni dunque

ma tanti bravi atleti.

Il divismo è stato bandito per lasciar finalmente

posto allo sport di massa.

SILVIO VAMTTO

a quello ove sorgeva il primo, e cioè presso la Dora, i

basso aH'attuale via del Fiocchetto, ove nel terreno■

colti» sopravvivono le ultime rovine del lontano impianti

Le «lue società iniziarono una lotta di concorreim

il che non impediva che il consumatore pagasse il p

ad un alto prezzo, oscillante tra 43 e 50 centesimi i

metro cuho. Con salomonica equità la Città diede i

appalto l'illuminazione, per la zona di Ponente al

«Società di Porta Nuova », per quella di Levante al

« Società «li Borgo Dora ». Finché nel 1855 le due Socki

si fusero nell'unica azienda » Società Gas-Luce di Torinoi

fi tipico che tale società si era assunto pure il servi*

della pubblica illuminazione a olio in parecchie zone dd

città, il che prova quanto ancora rimaneva a fare perdi

l'uso del gas superasse tutte le difficoltà e le diffideu

chi ancora gli opponeva una numerosa parte della cittì

(finanza.

Non è il cast» di riferire le successive trasformazioa

oltre a quella «Società Consumatori Gas-Luce » che son

nel 18(>2 con funzione di calmiere voluta dal Municipi

e creò le sue officine, le uniche oggi superstiti, nel Boi|i

Vanchiglia.

Una trentina d'anni dopo, il Gas trovava una fona

(labile concorrente nella Elettricità. Questa lo ha eoa

pletamente debellato sul campo della pubblica e privati

illuminazione, ma egli resiste validamente, anzi pare rifili

rire di una seconda vigorosa giovinezza colà ove li

massaia regna in qualità di cuoca.

|