

del Governo, se ne dichiarò soddisfatto. «L a tem
pestosa seduta » commentava l'indomani la Gaz-
zeila del Popolo
« terminò con parole di concor
dia ». Ma il dibattito ehhe strascichi, per la ricerca
d’ima formula che raccogliesse i suffragi di tutti,
nelle sedute del 19 e 20. Nel pomeriggio del 23 Ga
ribaldi e Cavour, incontrandosi alla Reggia. convo
cali personalmente da Vittorio Emanuele II, veni
vano a una leale conciliazione.
* * *
Un primo solenne avvenimento nell'aula provvi
soria fu la risoluta affermazione di Cavour per Ro
ma capitale. Sulla facciata del palazzo è una bron
zea epigrafe : « Il conte di Cavour — raccolta la
tormentosa aspirazione di 15 secoli — 27 marzo
1861 — di qui proclamò Roma capitale del Regno.
— Coll'entusiasmo — delle pure idealità e dei
grandi sacrifìci — il Parlamento interprete del
l'anima italiana — vindice del lungo martirio —
unanime consacrò col voto ».
La tavola venne inaugurata il 20 settembre 1895,
oratore l'on. Giovanni Faldella, che riepilogò i
precedenti della discussione indimenticabile. Il let
terato Mauro Macchi, egli ricordava. « presenta una
petizione di 8500 cittadini che domandano Roma.
Rodolfo Audinot, oligarca delle rivoluzioni roma
gnole e romane, presenta le sue storiche interpel
lanze». E più oltre: « L* Audinot reclama Roma
anche a nome di Torino, che vide festeggiare con
abnegazione gli avvenimenti preparatori del suo
esautoramene» da capitale».
A lle interpellanze del deputato bolognese rispose il
Cavour nelle sedute del 25 e 27 marzo con due po
derosi discorsi. Nel primo asseriva subito: «L 'o n o
revole Audinot ve lo disse senza riserva. Roma
dev'essere la capitale d'Italia. E lo diceva con ra
gione; non vi può essere soluzione della questione
di Roma se questa verità non è prima proclamata,
accettata dall'opinione pubblica d'Italia e d'Eu
ropa. Perchè noi abbiamo il diritto, anzi il dovere
di chiedere, d'insistere che Roma sia riunita all'Ita
lia? Perchè senza Roma capitale d'Italia. l'Italia
non si può Costituire ».
Netto, tagliente. Una promessa e una profezia. Si
rilegga il testo integrale neH'undecimu volume dei
Discorsi parlamentari del conte Cantillo di Cavour,
stampati nell'872 dalla tipografìa della Camera dei
Deputati. Le previggenti ardite enunciazioni sono
ormai realtà compiuta. Dal '929, grazie al genio
d'un rivendicatore e continuatore del Risorgimento,
la questione ■’omana s'è composta in una ideale pa
cificazione; ed è già un biennio che da houia —
metropoli d'un risorto Impero — s'irradiano, nel
quadro delle vittorie fasciste, nuovi fulgori di forza
civile e di spirituale prestigio.
CARLO MERLIMI
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