

ziativa sotto la guida e eoM'incoraggiamento del
Segretario generale del Comune gr. idi. dott. Ca-
iniIlo Gay.
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(lolla pubblicazione di questo Inventario. si è cotn-
pinta degnaiueute la sistemazione e I ordinamento
dell \relii\io storieo del Comune. e si è attuata una
iniziativa elio per la stia conservazione e per la sua
eoii'iiltazione non polreldie desiderarsi migliore. Il
( limitine di Torino Ita av uto sempre vi\ issinin il culto
delle antiche memorie e fin dal Preconio »i è preoc
cupato die le carte del
silo
Archivio fossero conser
vate in luogo sicuro, ordinate ed inventarizzate.
Quasi certamente fin dai tempi del donnine citta
dino. prima della signoria sulla città degli Acaia e
dei Savoia, esisteva nel convento dei frati minori,
presso la Chiesa di San Francesco, un ard ia con più
chiavi, nella quale erano riposti tutti gli atti più
importanti e le scritture del Comune. Ma è soltanto
«•olla fine del Trecento, e precisamente nell'agosto
del 1398. che il Maggior Consiglio «lei Comune de
liberò di compilare uu inventario dell** carte con
tenute neWarcha affidandone le chiavi ai clavarii,
eletti dal \ icario e dal giudice, per impedire che le
carte andassero ili-perse o potessero comunque ve
nir manomesse. Meglio e con più energia si prov
vide però aU'Archivio comunale qualche anno dopo
nel 1404. quando essendosi rilevata l'insufficienza
delle disposizioni date nel 1398 e ancora nel 1401.
«i deliberò che tutte le carte conservate ne\Yard u i
venissero ordinate e tenute distinte secondo la ma
teria a cui si riferivano, in apposite tasche di tela,
come allora si usava, e di tutte, senza distinzione,
dopo questo ordinamento, si redigesse un completo
inventario. Pare però, da quanto si legge nelle suc
cessive deliberazioni del Maggior Consiglio del Co
mune. che nelle carte d ell'archivio dovevano essere
avvenute numerose dispersioni, o meglio, che molti
privati detenessero scritture riguardanti il Comune.
Senza pensare a sottrazioni dolose dall'archivio co
munale. forse, come anche oggi avviene, molte carte
dovevano esser rimaste a mani dei consiglieri e degli
ufficiali del Comune, iu occasione del loro ufficio o
di affari che avevano trattato nell'interesse della
città. Il caso è storicamente accertato nel 1.193. per
gli atti eh'erano a mani del segretario. Giovanni
Angelo Silva. Certo è che si susseguono nel Quat
trocento e nel Cinquecento le diffide con commina
toria di pene fiscali, ai detentori di scritture del Co
mune per invitarli a restituirle all'archivio citta
dino: e. per la maggior solennità dell'intimazione
e coll'intento di ottenere un sicuro risultato, si ri
corse anche al papa Leone X . che sotto pena di sco
munica attorno al 15 IH. intimò la restituzione delle
carte comunali.
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