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Una pagina dcH’Invcntario del 1432

I»iù particolareggiata della storia del nostro Comune,

elle per tanti ri

1

Ies»i ha un valore politico, che 'li-

pera di molto la 'fretta cerchia delle mura cittadine,

(gualche lacuna di lieve entità, come dicevo, in ef­

fetto sii«*i«te e<l è «tata «celiatala nei ('.rim i Sturici

che aprono il \ volume de\Y In ven tario : trattasi dei

registri e delle scritture contabili dei tesorieri comu­

nali. che I Inventario del 1632 prova esistessero al­

lora nella «erie completa del 13.1.». Successivi spo­

gli e dispersioni seguiti nel corso del see.

W III

e

comprovati dal raffronto degli inventari ilei 1728 e

del 1767. accertano la mancanza di tutte carte con­

tabili del Comune, anteriori al 1701. Il Lessoua rior­

dinando l‘Archivio, trovò soltanto i conti di tre eser­

cizi. 1.199-1600. 1606-1607 e 1608-1609. gualche

anno fa iu un registro del catasto comunale del

«ec. w io rintracciai e pubblicai alcuni frammenti

dei conti dei tesorieri, ora perduti, del 1342 e del

1380. Ma sono troppo poca cosa, di fronte a quello

che ancora «u«'i«teva nel 1728 e che si ricava dal­

l'inventario del 1632. Le finanze del Comune di fo ­

rino non offrono quindi per la parte più antica la

possibilità di una documentazione e soltanto qualche

notizia indiretta può raccogliersi dagli O rdinati del

Comune, come io ho fatto per ii tempo di Emanuele

fili berlo e per Carlo Kmanuele I. Ma questa dolo­

rosa lacuna è largamente colmata dalla conserva­

zione quasi completa di tutte le altre serie di docu­

menti. L*Inventario ne offre ora agli studiosi utt'am-

pia e precisa notizia. Non vi è aspetto della vita

comunale del Trecento in avutiti che non presenti,

attraverso i documenti dell*Archivio, ampie possi­

bilità di indagini e di ricerche originali. Sotto que­

sto riflesso I"In ventario, anche per chi aveva già una

buona conoscenza dell'A rchivio comunale, si pre-

senta veramente come una inattesa rivelazione,

(filanto materiale ancora inedito e del tutto inesplo­

rato! Oliatili aspetti poco noti o addirittura scotio-

sciuli della storia ili Torino, potranno avere da que­

sti documenti itn'adeguala illustrazione! lo penso

anzi che questo inventario, cosi diligente e così com­

pleto. imporrà agli studiosi un riesame della storia

di Torino e soprattutto farà sentire, più che oggi

non sembri, ia necessità di affrontare nuovamente

con una completa conoscenza di tante fonti docu­

mentarie lo studio della nostra storia comunale, clic

troppo sovente è stata infarcita di riferimenti gene­

rici alle vicende dello Stato Sabaudo, mentre mi

mondo di notizie, ben più interessanti potevano rac­

cogliersi dalle fonti inesplorate del silo archivio cit­

tadino.

Ma questo Archivio meritava di esser reso nolo colla

magnifica pubblicazione del sito Inventario, anche

per Tallo «pirito di civismo col quale gli ammini­

stratori del Comune ite avevano per tanti secoli as­

sicurala l'integrità e la conservazione. Rileggendo,

'itila traccia delle diligentissime indicazioni dei

(.clin i sto rili, le antiche deliberazioni del Comune

sidl'ordinamento dell’Areltivio. mi avevano colpito

certe grida «lei (Quattrocento e del Cinquecento,

nelle quali si intimava ai cittadini la restituzione

delle armi e al tempo stesso la consegua delie carte

di proprietà del Comune, che fossero in loro pos­

sesso. lo non riuscii iu un primo momento a com­

prendere per quali ragioni gli antichi amministra­

tori ricerca»»ero ad uu tempo le carte e le armi della

città. Ma la spiegazione di questi singolari provve­

dimenti mi doveva esser rivelata dal lapidario con­

testo di una deliberazione del 28 novembre 1468,

nella quale armi e documenti venivano ricercati per

e«sor pronti, ove fosse necessario, per la difesa della

città : iu ra et seri]>ttire comunis /tariter et arma bel­

lica fieriju iran tu r et reilucantur ail tlom iiin comunis

ac inventarizentur. ut presto sint rum ju erit necesse.

Verità semplice, altamente ammonitrice.

Non è sufficiente che i diritti dei popoli siano consa­

crati dalle scritture, è necessario che siano difesi e

conquistati colle armi.

Ma quale altro pensiero potrebbe con maggior di­

gnità coronare la pubblicazione dell Inventario, ora

cosi bene compiuta?

MARIO

C H IA U D A N W