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E tutto questo può prendere Iu forma tanto dei sul-

loduti candelotti die delle impellere. ilei teschi e dei

fiori in piedi: oppure trudursi in forma sensìbile

ancora per merito del « Bestione ». vera esegesi

dell’Apocalisse, con quella vivissimu fioritura di

teste sparse lungo il corpaccio deforme, ciascunu

colla sua espressione, ciascuuu unimuta da un senso

satanico. Ahhiamo certamente una pittura che è

quanto mai lontunu dulia tradizione del­

l ’arte huon rifacimento del vero; se mai,

la natura avrebbe molto da imparare da

Tornea, se volesse esser più originale. Ma

con questo non si pensi che si cada nella

vecchia faccenda della pittura metafisica,

surrealista, simbolista, eccetera. A l con­

trario, tutte le cose che Tornea dipinge

sono molto efficacemente fondate su una

forma intelliggihilisMina. pulita, esatta:

sono davvero quelle cose che vuol dipin­

gere, e non altre: non si resta mai per­

plessi (pianto a ciò che si vuol lignificare:

si parla di maschere, e maschere sono; e

tutto appare attraverso una pittura soda

e corposa, sorrettu da un ottimo impasto

di colore, vivo, sanguigno, ottimamente

espressivo. Anche se le poche figure che

appaiono sono deformi e strane, la stru-

nezza non consiste in una deformazione

che il pittore abbia intuito attraverso la

introspezione del soggetto: così il bor­

ghese non ha neppure da dirsi « perchè

ha dato quel colore smorto? ma lui non

è così... ma quello non vuol dire nien­

te... » e via di questo passo.

Qui tutto è evidente. La deformazione

non si appoggia su ritrovati tecnici che

potrebbero esser ormai sorpassati: essa è

reale, concreta, così come il pittore Iu

vede e la sente. e con tanta chiarezza,

che tutto diventa cosa \iva di un mondo

nuovo.

Ammesso che nulla siu impossibile a ll'a r­

tista nell'atto del creare, concedendo ogni

possibile libertà (pianto alla fantasia, anzi

desiderando nuove e più ferme immagi­

nazioni. dobbiamo esser lieti (ma è fra­

se da « v e rn ic e » ) di questo contributo;

quando poi l'artista riesce a persuaderci,

imponendoci il suo modo di vedere, fa­

cendoci credere, artisticamente, alle cose

che racconta, siano esse fiori in piedi n

scheletri vestiti da prete, case oscure al

tramonto o le calze della zia ( a parte certi

pezzi che appaiono come puro diverti­

mento di un artista originalissimo eh

ogni tanto ha pure il diritto di scherzare

allora non possiamo che concludere i

senso affermativo, e, lasciando da part

tutte le altre considerazioni che nascon

spontanee di fronte a questo interessa"

tissimo fenomeno di \era realizzazio

artistica, essere pure riconoscenti a

secca, che, nelle sale di via Verdi,

allestito que»ta Mostra.

PINO BA'