

I L R I F H <; I 0
I piovani starano attorno al tavolo.
Dopo tanto guardare la lampadina pialla gli occhi di
Berto bruciavano, così era costretto a tenerli socchiusi paran
dosi la luce con le mani.
Felicina raccolse dalla tavola una giacca da rammendare.
Dopo qualche agucchiata dovette riporla e tentò miglior
fortuna con il solitario di ÌSupoleone. Mentre le carte del
custode le scivolavano dalle dita teneva lo sguardo sul tavolo
e mormorava: « Passa il tempo. Il tempo passa. Ella come
tutti quando avrebbe potuto non aveva presa una risoluzione.
Adesso non poteva più ».
Attraverso il tramezzo /pervenivano a Berto voci e risa
di Brunetto già mezzo brillo. Si capiva che il resto della
compagnia stava al buio con lo stesso disagio, mentre fuori
probabilmente nericava.
Era una serata mal riuscita. Berto vedeva tra le ciglia
Malù. perdersi in un pulviscolo luminoso; che trorare
per farla sorridere? Azzardando qualche sguardo non ebbe
risposta. Ridotto a tenere la fronte tra le palme, i gomiti
sul tarolo egli occhi sperduti, star cosi mulo pesava.
Almeno Felicina la smettesse. « Ich weiss nicht was »oll
..................... 4 Francoforte areva assistito alla rappre-
spntazione di un dramma di... (ancora cinque anni, la
morte non vuol concedere che cinque minuti, ramico lo
abbandona, Camica si consola, le buone operevestite d'azzurro
che danzano come fantasmi fino al sopraggiungere della
Fede in abiti monacali...). Felicina raccoglie le carte annun
ciando sommessamente che il giaco non riesce mai. « CV»t
affreux. Pourtant. je cavai* que j'rtais bien nulhruifuw ».
A quelTora il custode riempiva di carbone la stufa traf
ficando rumorosamente con la pala fino a che la stanza non
fosse tutta satura di fumo poi sprangata la porta se ne
andavo a letto.
Momo suppose chefuori dolesse nevicare e tutti lo videro
avi iarsi alla finestra per guardare dai vetri.
« C'è un buio d'inferno #. Poi più nessuno parlò.
Berto parve destarsi da un sogno. Voleva un sorriso di
Malù Aveva un rapo, Malù, che nell'insieme pareva quello
d'una formica. Fu come tempi e scene ingrandissero da
un lontano orizzonte e in un attimo gli fossero accanto.
Le buone opere vestite d'azzurro si trasformarono in tutta
una schiera di fanciulle sbiadite. Una si indugiò quando
gli fu vicina ed egli la riconobbe. ÌVuca invasa da pelurie
simili a gramigne di un bosco; sopracciglia dileguate nel
l'irritante velluto d'oro.
« Fuori nevica sempre » disse Momo tracannando una
grappa.
Per effetto di queste parole parve a Berto di ripiombare
nel basso stagno dal quale s'era faticosamente levalo. Dalla
stufa alcune fiamme guizzanti si proiettarono sulle pareti di
legno e Malù volendo cambiar posizione alle gambe stese sul
tavolo scivolò in terra con una breve esclamazione soffocata.
Al tavolo non erano rimasti che Berto, Malù e Felicina.
Berto uscì. La notte lievemente rischiarata faceva sup
porre che dietro la cappa di nubi già si fosse levata la luna.
Davanti oda capanna il terreno gelato si insinuava in
due enormi trin ee. Berto rientrò.
Malù, distesa sulla panca, sonnecchiava con il capo
ciondolante. « Berto, vieni qua », disse Brunetto, ma non
ebbe risposta. I* ultime faville uscendo dalla stufa anda
vano a perdersi nel soffitto.
Una sigaretta.
Il
crepitìo dello zolfanello. Le prime
boccate, lente, che sono come il respiro pieno d'uno che risu
sciti, poi più affannose, come per paura di tornare morti.
Mozziconi pestati, allineati.
< Berto *.
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