Table of Contents Table of Contents
Previous Page  13 / 869 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 13 / 869 Next Page
Page Background

STORIA “ VERA,,

DI UN EREMITA

( Fisse

per ventisei anni al lume delle stelle

,

su e c omp a g n e del le no t t i i n s onn i ) .

di VINCENZO FARAC I

Voglio raccontare una straordinaria storia, storia

vera, che commuove e fa pensare.

Protagonista

è

stato un giovane italiano e si chia­

mava Gianni Ribotta; nato in una cittadina del Pie­

monte e precisamente a Barge distante solo 57

chilometri da Torino.

Ancora giovanotto Ribotta emigrò in Francia,

in cerca di lavoro. Fece lo sguattero ed altri umili

lavori, pur di guadagnarsi un pezzo di pane e infine

trovò a sistemarsi come minatore, nelle miniere di

ferro di Briey.

Gianni era pieno di vita e di energia, nonostante

fosse di statura piccola, inoltre aveva lineamenti fini,

che lo distingueva dagli altri rozzi montanari.

La domenica passeggiava per le vie del paese

con il vestito nuovo, di panno nero e con un cap­

pello dalle falde economicamente strette, che pian­

tato sulla testa sembrava un cilindro; ma tuttavia

stava bene in quel modo.

Quella era soltanto questione più o meno d’ele­

ganza a cui nessuno badava, tanto più che Gianni

ben presto era diventato la persona più simpatica e

ben voluta del villaggio; il suo carattere schietto e

affabile, aveva conquistato tutti e lo salutavano con

piacere; anche i baffi lunghi e ben tenuti di Ribotta,

incutevano rispetto.

Ma un giorno il cuore di Gianni si mise a battere

con celerità: una bella ragazza era entrata nella sua

vita da innamorarsene perdutamente.

L’amore lo fece ardito ed audace; una sera in­

contrò la fanciulla die lo faceva soffrire e senza

pensarci due volte la fermò e confessò il suo amore

per lei.

La ragazza accettò la corte dell’italiano ed ebbe

il consenso del padre per poterlo sposare.

Tutte le sere, la giovane scendeva dal villaggio

e andava ad attendere il fidanzato all'usata dalla

miniera e tornavano assieme a casa.

Una sera Margherita andò ad attendere Gianni

all’usata dal lavoro; ma strano: Gianni non si vide

e per la prima volta disertò all’appuntamento.

Margherita si preoccupò fortemente, non sapendo

spiegarsi quell’assenza e corse a casa di Gianni, ma

non lo trovò nemmeno.

Qualcosa di oscuro attraversò la sua mente: non

credeva ad un abbandono e nello stesso tempo non

si rendeva conto precisamente cosa poteva essere

accaduto.

Corse alla miniera e chiese notizie di Gianm Ri­

botta.

Il custode sfogliò un libro e poi guardando con

pena la ragazza die gli stava davanti ansiosa e palli­

da, le disse lentamente:

Ribotta... si, Gianni, è stato portato stamattina

all’ospedale... per un infortunio avuto qui, nella

miniera.

Margherita barcollò, senti dentro di sè un crollo

e capi che la sua vita se ne andava.

Ma si fece fòrza e si recò all’ospedale, entrò

nella camera dell’infortunato; come impietrita dal

dolore, si avanzò verso il letto dove giaceva Gianni

e cadde in ginocchio, singhiozzando, chiamandolo

coi nomi più dolci

Il ferito non rispondeva, non aveva ancora ripreso

conoscenza, perchè era grave dal colpo ricevuto alla

spina dorsale. Respirava affannosamente e il suo re­

spiro sembrava il rantolo di un moribondo.

Margherita non l’abbandonò più nemmeno per

un minuto; rimase ionia

madre

che le ordinava di riponni.

9