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timenti allo stato puro, stati emotivi, idee, concetti

astrazioni, nel senso metafisico della parola, cioè

senza riferimenti alla visione ordinaria, per adden­

trarsi neH’inconoscibile e tuttavia « fare degli og­

getti » è nelle più vive aspirazioni deU’uomo con­

temporaneo che ha già dato un addio, nel campo

della scienza, al mondo concettuale classico e pro­

cede speditamente, anche se a tentoni, verso un av­

venire pieno di sorprendenti e strabilianti prospet­

tive. Ma questa è una personale conclusione che ho

a suo tempo dichiarata, lanciando il « primo mani­

festo del sonstanzialismo », il cui primo postulato

risponde a una più logica esigenza della pittura con­

temporanea: « Le funzioni formali e spaziali degli

oggetti debbono assumere soprattutto valori rela­

tivi alle nostre reazioni di possesso ». Diversamente,

tali oggetti, non riescono a staccarsi da noi e ci ap­

partengono così intimamente die nessuno, all’infuori

di noi che li abbiamo ideati, può afferrarli, farli pro­

pri. L’autonomia dell’opera d’arte è stato e rimane

l’ostacolo più importante die ha impedito l’affer­

marsi dell’arte concreta

al principio del secolo.

Le

cose oggi stanno allo stesso punto in cui le hanno

lasciate: IL RAGGISMO di Larionov (1909). Dipin­

gere non più la materia degli oggetti ma le irra­

diazioni spirituali die essi producono, in se stessi e

per sè medesimi, nell’immaginazione creatrice del­

l’artista. — L’ORFISMO di Delaunay (1912). Aspet­

to della pittura astratta, nata dal Cubismo. 11 termine

indica in particolare la tendenza a usare il contrasto

simultaneo dei colori, stesi di preferenza su delle su-

perfici circolari, spesso concentriche, (ciò che ripete

oggi Fontana), al fine di accentrare la loro potenza

cromatica. Al SUPREMATISMO di Malevitch

(1913). Cosi chiamato perchè basato sulla supre­

mazia del sentimento puro, tradotto, per conservare

la sua purezza, senza il soccorso di alcuna rappre­

sentazione del mondo esteriore e mediante le più

elementari figure della geometria piana (1). Ed è

evidente che si tratta proprio di dò che fanno, sotto

la nuova etichetta « arte concreta » molti nostri

amia.

MORTE DELL’ASTRATTISMO

COME TENDENZA

La distinzione, affatto sottile, tra « astrattismo »

e « concretismo » è nata dopo che gli stessi fautori

di quel genere di pittura che poneva i suoi valori

nelle linee, nei colorì e nelle misure presi in sè e

dichiarati in funzione autonoma, cioè per se stessi,

quali colori, linee, misure, a un certo punto si sono

accorti die i loro quadri diventavano anonimi e, per

moki aspetti, del tutto inutili se non li consideravano

nel loro insieme, doè come « cose tangibili e con­

crete» oggetti reali del mondo fisico ordinario: pit­

tura, tela, telaio, cornice. Nonostante quest’alzata di

ingegno tali quadri continuano a rimanere forme

vuote, concrete si, ma prive di contenuto, prive doè

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della poetica particolarità dell’artista, di quel certo

modo di essere e di esprimersi per cui il nostro

pensiero riesce a dichiararsi nei limiti di uno stile.

Si potrebbero usare i materiali più eterogeni per con­

fezionare tali oggetti, dal vetro aH’acciaio, dalle ma­

terie plastiche alle pietre preziose, ma sarebbero pur

sempre dei magnifici sepolcri se privi dei valori rela­

tivi alle comuni reazioni di possesso, cioè se non

possono essere accettati da altri, non per insensibilità

di questi, ma per l’inespressa concezione dell'opera

da parte dell’artista che ha soffocato la sua intui­

zione nel viluppo della materia usata per esprimersi.

Molti fingono d’ignorare che l’arte concreta per

antonomasia è quella dello scrittore, che mette sulla

carta le sue idee a mezzo di un alfabeto, di una

grammatica e di una sintassi; arte concreta che ef­

fettivamente ha reso tangibili e assimilabili le più

ardite speculazioni del pensiero, da Platone a Kant,

da Dante a Shakespeare. Insistere nella finzione, si­

gnifica essere in mala fede, poiché qualunque forma

d’arte, dal momento che si traduce in oggetti, cioè

in quadri, in statue, in poesia o in musica, (quella

letta sul pentagramma), diventa arte concreta. Il

termine quindi è quanto mai improprio e gratuito.

E allora? — Non arte concreta, ma « sostanzia-

lismo » — e mi rivolgo in particolare ai pittori tori­

nesi die hanno contribuito al sorgere di questa nuova

tendenza dell’arte figurativa con animate discussioni

prima e dopo il lancio del mio manifesto alla Galle­

ria « La Bussola » — Il sostanziammo ripropone una

rivalutazione naturalistica mediante il senso atmo­

sferico dello spazio, l'illusione dei corpi, della ma­

teria e del colore degli oggetti, con un modo che

consenta agli effetti della composizione di organiz­

zarsi per leggi proprie, autonome, suggerite di volta

in volta dall’Artista, sulla misura del proprio senti­

mento e della propria libertà d’invenzione. L'opera

nasce cosi secondo una razionalità che non appar­

tiene alla logica ordinaria, che è di scarso aiuto

quando si vuol definire ogni cosa come per la prima

volta.

IL RAPPORTO TRA LINGUAGGIO

E REALTA’

All’eclettismo ottocentesco, per cui la forma era

intesa come un che di composito, di non individua­

le, derivante da una mera sovrapposizione di arche­

tipi, si oppone l’umanesimo odierno che considera la

speculazione disinteressata il fondamento di tutta la

attività umana e l’insieme delle conoscenze non su­

scettibili di applicazione immediata, e ritiene più

importante la formazione dello spirito che lo sterile

mercato delle cognizioni pratiche, per meglio alle­

narsi alle fatiche dell'investigazione e dell'invenzione.

Quest’atteggijuaento dello spirito scientifico con­

temporaneo .giustifica in parte il disinteresse per i

modi descrittivi della pittura tradizionale, die ten­

de a far coincidere poesia e linguaggio, il die com­

porta la necessità di un rapporto costante tra lin­

guaggio e realtà: una cosa si dice molto bella quando

esprime limpidamente l’idea della propria specie. Ma

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