

Trovando il Del Carretto inflessibile i generali fran
cesi Ange reati c Jobert si mettevano alla testa delle
loro truppe ordinando il nuovo assalto. La situazione
dei nostri per la scarsezza delle munizioni divenne ben
presto critica per cui il Del Carretto vietò di far uso
del fuoco ma solo delle baionette e dei sassi ed egli
stesso, dando l’esempio, salito su un sasso, uccise con
la baionetta due francesi. Disgraziatamente un colpo
di schioppo lo colpiva in pieno petto uccidendolo.
I
suoi ufficiali stringendosi attorno al cadavere e
dicendolo solo ferito incitarono i soldati a vendicarlo
ed infatti con più acceso vigore la pugna venne con
tinuata. Caduto il generale Guerin, ferito lo stesso
Joubert, dovevano alfine i francesi ancora una volta
ripiegare.
Nella notte fra il Proverà, che aveva riassunto il
comando dopo la morte del Del Carretto, e l’Ange-
reau venne pattuita una tregua per poter soccorrere
i feriti e seppellire i morti da entrambi le parti. L’in
domani 14 la resa venne nuovamente intimata, e poiché
era venuto a mancare l’ineguagliabile animatore della
difesa e d’altra parte essendo soddisfatto l’onore, tu
alfine accettata con l’onor delle armi.
Prima di abbandonare Cosscria al vincitore 1 gra
natieri vollero però presentare le armi al loro prode
comandante Filippo Del Carretto chc alcuni mesi dopo
doveva essere tratto dalla nuda fossa per essere sepcl-
lito nella tomba dei suoi Avi (1).
Nello scontro erano caduti 150 tra piemontesi e
croati mentre ad un migliaio ascesero i francesi tra
morti e feriti.
* * *
Se la resistenza del Del Carretto a Cosscria aveva
consentito al generale Colli di rendersi conto del pe
ricolo che lo minacciava permettendogli di ripiegare
con le sue truppe sulle posizioni attorno a Mondovì,
non potè però impedire l’avanzata dei francesi su Ceva
affidata per la difesa al conte Bruno di Toumafort.
L’importanza della posizione era ben nota tanto al
Bonaparte chc già da Parigi ne aveva fatto oggetto di
una apposita memoria, quanto al R e Vittorio Ame
deo ili chc ne raccomandava al Toumafort una ener
gica difesa con queste parole: « ... la nostra precisa
intenzione si è chc in caso di assedio voi dobbiate di
fendere questa piazza con tutte le forze e con tutti i
mezzi chc potete avere fino all’ ultima estrenutà ».
Non appena le truppe del Colli sono sparite alla
vista dei difensori del forte, il Toumafort s’appresta a
mantenere fede al giuramento chc nel cuor suo ha
tatto al suo Re. Nella sera del 17 un parlamentario
francese si presenta intimando la resa chc viene sde
gnosamente rifiutata mentre la città è occupata e
sulle alture di Fara c Baiona sono piazzate le arti-
(
1
) Lo M t» ' liotupartc, ammiralo da tanto valore, alcuni anni dopo
dciTetava alla vedova e al tiglio del Del Carretto una cmpicua pensione.
glierie per l’attacco dell’opera. Il giorno successivo
una nuova intimazione viene fatta al Toumafort colla
minaccia di negargli una onorata capitolazione qua
lora la più piccola ostilità venisse fatta contro le
truppe francesi che si trovavano in città.
Per una seconda volta il nostro generale rifiuta c
nella sua risposta vi fu tanta decisione e fermezza chc
il generale Serurier che aveva, sostituito il generale
Fiorella nel comando delle truppe francesi, si sentì
il dovere di inviargli una lettera assai gentile in cui,
in attesa delle decisioni del comandante in capo, gli
propose di rimanere nelle rispettive posizioni senza
molestarsi a vicenda; torse anche perché ai francesi
non conveniva perdere uomini c tempo per l’assalto
di una fortezza, chc avrebbe dato loro molto filo da
torcere, c preterirono quindi limitarsi a stringerla di
blocco.
★ * *
Dal 19 al 21 aprile le truppe piemontesi egregia
mente sostennero l’ urto della massa francese nei
dintorni di Mondovì, al Brichetto c alla Bicocca di
San Giacomo dove tanti anni dopo doveva salire il
Carducci ad ispirarsi alle patrie ; ’
alla sera
del 21 il Colli fu costretto ad ordinare la ritirata delle
sue truppe su Fossano affidando alla cavalleria il
compito di proteggere la ritirata stessa dagli attacchi
della cavalleria francese lanciata all'inseguimento.
Infatti al generale Stcngcl il Bonaparte aveva dato
ordine di forzare il passo sul fiume Ellero per tagliare
ogni via di scampo ai piemontesi. Ufficiale di provato
valore e di giovanile audacia, lo Stcngcl non aveva
infatti esitato a porsi alla testa del 50 dragoni (250
cavalli) e di alcuni usseri movendo da Lcsegno per
San Grato e casa Gavazza verso l’ Ellero chc riuscì
a superare a guado, non senza difficoltà, seguito a
distanza dal 20° dragoni. Pressato forse dagli ordini
di Napoleone, continuò la sua marcia attraverso i
campi, fino a portarsi in vista della strada Mondovì-
Bcnnc, sulla quale truppe piemontesi c cittadini fug
giaschi stavano ancora sfilando. Quivi giunto però
per una ragione impiegabile, o forse per attendere
l’arrivo del 20° dragoni non sembrandogli le truppe
piemontesi abbastanza scosse per venire travolte da
una sua carica, anziché agire energicamente, si limitò
a schierare in linea i suoi dragoni rimanendo passivo
spettatore sulla posizione raggiunta, e male gliene
incolse.
Il
generale piemontese Civallcri, infatti, non
appena avuta notizia che l’ Ellcro era stato varcato,
inviò due battaglioni a fronteggiarli mentre ne informò
il comandante dei « Dragoni del R e », colonnello
d’Oncieu chc non aspettando altri ordini, e pur
potendo contare soltanto su 125 cavalli, non esitò a
portarsi, sfilando a tergo delle fanterie, di fronte
alla cavalleria francese, schierandosi in linea paralle
lamente alla strada Mondovì-Bcnne. Al comando
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