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L’EROICO COMPORTAMENTO

DEI POMPIERI DI TORINO

NEL PERIODO DELL’ ULTIMA GUERRA

Consapevoli del pericolo

,

seppero affrontare la situazione

del momento

Atti di eroismo e di coraggio

Armati

da uno spirito di abnegazione

,

impedirono maggiori

danni alla città martoriata dagli spezzoni incendiari.

di VINCENZO FARACI

Voglio parlarvi dei pompieri, del glorioso

C o q x i

dei Pompieri, che dal giorno della sua nascita ha

sempre continuato, con abnegazione, ad affrontare

pericoli mortali per il bene dell'umanità.

Dove tu non vai, perchè c’è pericolo della vita,

essi vanno; per salvare vite umane e cose a te cari.

In ogni minuto, in ogni ora, egli è sempre là,

pronto con il suo elmetto ad affrontare il nemico che

si può chiamare fuoco.

II

bravo pompiere non esita dinanzi al pericolo,

corre, va in aiuto con tutto l’ardore della sua vita,

per soccorrere, aiutare, salvare, liberare dalla mi­

naccia del fuoco, l'uomo.

Egli è un soldato in pace e in guerra; ma è

sempre in guerra, perchè la sua battaglia non finisce

mai, finché l'ultimo essere umano abiterà la terra.

Guardateli bene in faccia questi veterani pom­

pieri, non hanno l’aria spavalda; sono semplici e

alla buona, alle volte rudi e nella rudezza tu scopri

una squisitezza d’animo commovente.

Sui loro volti puoi leggere la vita dura e fatico­

sa che vivono; vedi le rughe che solcano la fronte,

non sono segni di vecchiaia, ma di lavoro duro,

pieno di ansia e di forza di muscoli.

Hanno gli occhi sempre incorniciati da un sor­

riso di fanciullo, perchè il loro animo è rimasto

schietto e puro, altrimenti non avrebbero fatto i

pompieri, ma altro lavoro meno pericoloso.

Il

Corpo dei Pompieri è un piccolo esercito di

uomini coraggiosi, pronti, svegli e senza esitazioni.

Noi, o meglio una buona parte della popola­

zione, sfugge a pensare che possono esserci degli

uomini che giorno e notte vegliano per noi.

Predette persone si ricordano solo che esiste un

Corpo di Pompieri quando hanno bisogno; allora

telefonano, vanno a chiamarli, direi; ordinano di

correre perchè brucia, la loro casa, o che si allaga,

o che un muro pericolante sta per cadere; un uomo

pazzo sopra i tetti smania; un u

buttato

nell’acqua, o è caduto e lo si deve salvare ed infine

la donna pietosa chiama i pompieri perchè un gat­

tino è rimasto impigliato in un punto pericoloso della

casa e miagola da far pena.

Ma di tutte queste persone, tra queste anche

autorevoli, non vogliono capire che i pompieri per

salvare, mettono la propria vita in pericolo.

Io

non dico di sorridere ad ogni pompiere che

si incontra, nè di fargli manifestazioni di gioia; no,

perchè neanche loro accetterebbero simile accoglien­

za; ma almeno ricordiamoli, dimostriamo in certe

occasioni, tutta la nostra riconoscenza, la nostra sim­

patia e la nostra solidarietà.

Cari lettori, siamo riconoscenti ai baldi pompieri,

che in guerra e in pace hanno dimostrato e dimo­

strano di essere all'altezza di saper affrontare il peri­

colo che può distruggere i nostri beni e le nostre

vite.

I

pompieri sono delle sentinelle all’erta senza

fucili; la loro arma è il coraggio, la pompa, la scala,

la scure, la corda, i badili; con simili armi combattono

senza tema il fuoco, nemico numero 1.

A proposito desidero parlarvi dei primi pompie­

ri, o meglio, come nacque il glorioso corpo dei Vigili

del Fuoco di Torino.

Fu Carlo Felice che il

27

aprile

1824

ordinava

l’impiego delle trombe da incendio nella città e

comuni; a spese di dette amministrazioni.

Nel

1824

sorse a Torino la Compagnia Operai

Guardie del fuoco, composta di

43

uomini volontari;

questi erano artigiani ed avevano la sede nel Pa­

lazzo di Città.

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