

grandi occasioni. Nel suo tratto centrale invece non è
apprezzata come il DICIOTTO che pare serva ili più
al pubblico. Il iS parte da piazza Carducci c si accom
pagna al 21 fino in piazza Carlo Alberto. Qui però
gira da un’altra parte e per piazza Castello i giardini
reali e corso Palermo va a finire alla borgata Monte-
rosa. Lavora molto, lavora bene e seriamente ed è una
linea di fiducia.
Linea diritta, tutta d’un pezzo, che sa il fatto suo,
la 4. Dal Campidoglio tira dritto fino al Po. Alterna
tivamente le sue vetture o si fermano in piazza Cìran
Madre o, svoltando per corso Moncalieri, arrivano fino
alla ex Barriera di Piacenza. Oggi quel capolinea non
ha proprio più nessuna ragione di essere ed infatti
nella nuova ventilata sistemazione tranviaria verrà abo
lito. E una linea rapida, ben frequentata, che lavora
molto, ma destinata ad essere presto abolita a causa
del suo percorso in via Garibaldi, dove non c’è più
posto per i tram.
Le due linee più disgraziate sono certamente la 22
e la 17. Sono le vere cenerentole, escluse da tutti 1
punti più eleganti della città. Meno torse la 22 che,
bene o male, lavora abbastanza, portandosi dalla Bor
gata Parella per via Cibrario e 1 corsi Principi Eugenio
e Regina Margherita fino a Porta Palazzo. Prose
guendo poi per corso Regina Margherita fino al Po
e più in là arrivando agli inizi della Val San Martino.
Vetture vecchie, lente, raramente molto affollate, chc
disimpegnano proprio solamente un servizio locale di
scarso interesse cittadino. Comunque sempre migliore
della povera linea 17 che fa tutto il corso Regina
Margherita, dal Martinetto fino a corso Belgio: di
qui arriva a Sassi senza tuttavia aver la pretesa di ser
vire alla tranvia a dentiera per Superga che è invece
in stretta relazione con la 23 la quale porta 1 passeggeri
direttamente a Porta Nuova, con un bel percorso per
viali alberati e strade spaziose.
La litica collinare per eccellenza, in attesa del nuovo
servizio di autobus, è per ora la 13. Tram serio, lavo
ratore, puntiglioso, che da Lucento, per via San Do
nato e piazza Statuto, arriva in via Ccmaia. Recente
mente gli hanno giuocato il tiro mancino di escluderlo
da piazza Solferino, tuttavia passa dalla stazione di
Porta Nuova c per corso Vittorio e corso Fiume si
inerpica fin che può per Val Salice. È una bella linea,
rapida, che soddisfa, come del resto la 12 che fa tutta
la via Frejus e passando da Boringhieri, corso Vittorio,
Porta Nuova, volta poi in via X X Settembre e per
piazza Castello c i giardini reali arriva agli estremi
limiti del Camposanto. Linea densa di vetture, chc
nella seconda parte del suo percorso sono mestamente
infiorate durante tutti i mesi dell’anno. Linea che tutti
conoscono, tutti percorrono in determinate occasioni.
Dalle stesse parti nasce la linea 5 che però si attarda
in giravolte tra Porta Nuova e il corso Regina Mar
gherita, andando poi a perdersi iti via Fontancsi a un
capolinea che è troppo avanzato da un certo punto
di vista e troppo arretrato dall’altro. E tuttavia una
linea che lavora molto ed è assai ben servita.
E per ultimo rimangono le tre lince della FIAT:
le linee operaie per eccellenza: la 7, la 10 e la 11.
La prima è quella del Lingotto. Linea rude di lavo
ratori incalliti e stanchi; corre dritta dal Lingotto a
Porta Palazzo seguendo la via più breve; senza nes
suna giravolta oziosa. Va c toma rapida c severa senza
le distrazioni che ha la 11 la amie .1 seconda delle ore,
cambia natura; diventa infau», a M-ra, la linea delle
caserme, la linea dei militari chc non di rado trepidano
c spingono il tram coi piedi nel desiderio di farlo arri
vare più presto c comunque sempre prima del fatidico
squillo di tromba che suona la ritirata. Anche questa
linea, come la 7, è di quelle che sfrecciano sovente
sotto il naso senza fermarsi perché troppo stipate ed
inesorabilmente impermeabili a qualsiasi ulteriore pe
netrazione umana.
E concludiamo parlando della io, la grande linea
degli operai, chc, attraversando tutta Torino, unisce
la popolosa e popolare zona della Barriera di Milano
con la più grande impresa industriale cittadina. Il ser
vizio, sulla linea io, è indubbiamente regolato in base
alle esigenze degli operai c alla domenica, quando
potrebbe riposarsi, ha invece più da fare ancora a
causa della partita di calcio. È infatti la più comoda
linea per lo Stadio, densa perciò di supplementi nu
merati c non, i suoi tram corrono sempre veloci, re
golari; la vera linea del lavoro. Anch’cssa, nel pome
riggio di giovedì s’infiora tutta di rose, passando vi
cino al Santuario di Santa Rita, ma questa sua atti
vità non è più molto appariscente, sommersa come è
dall’altra, meccanica e sportiva che la caratterizza.
Questa è la situazione delle tranvie elettriche al
l’inizio della seconda metà del secolo. Cinquantanni
fa la maggior parte dei tram torinesi erano ancora a
cavalli; fra cinquantanni... c’è da scommettere chc i
nostri discendenti andranno a vedere queste nostre
vetture in qualche museo retrospettivo. Comunque
vada, c’è da augurarci di essere prcsend per vincere o
per perdere la
scommessa.
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