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le corse e invece che ogni 5 minuti proverbiali, partiva

una corsa ogni 4 o magari ogni 3 minuti; la linea 6

taceva un servizio esemplare. Le bisarche, ossia le così

dette vetture articolate, se hanno risolto il problema

della capienza, della capacità di trasporto di grande

numero di passeggeri, sono andate a detrimento però

della velocità di spostamento perchè tali vetture com­

portano una prolungata sosta alle temiate e per di

più le corse sono state molto rarefatte.

Nel computare la velocità commerciale, intatti

(velocità che non ha nulla a che tare con le possibilità

del motore) i tecnici considerano il tempo impiegato

da una vettura ad arrivare da 1111 capolinea all’aJtro,

compreso il tempo perduto alle fermate. Il pubblico

però ragiona diversamente: il pubblico ci mette anche

il tempo MEDIO occorrente ad aspettare che il tram

passi. Ecco perchè « il 6 », non è più quello che era

pochi mesi fa. Comunque le innovazioni tecniche non

si fanno certo per capriccio ed è per questo motivo

che sorge il servizio di autobus.

La linea più lunga di Torino però è senza dubbio

la I4J. Circa dieci chilometri (esattamente 9990 metri)

per percorrere il tratto da via Borgaro al Ponte del

Catto. E una linea che non ha ore di puma perchè

in ogni momento ha 1111 suo pubblico che completa

le vetture senza stracaricarle e ciò grazie al fatto che

in definitiva consta di due linee allacciate insieme.

Ben pochi infatti la percorrono da un capolinea al­

l’altro. Ha la invidiabile prerogativa di essere l’unica

linea che allaccia i tre principali centri cittadini : Porta

Nuova, piazza Castello e Porta Palazzo. C ’era una

volta anche il 9 che faceva lo stesso percorso centrale,

ma ora. grazie al senso unico in via X X Settembre,

il 9 sfiora Porta Nuova solo ndl'andata. Al ritorno

ci passa a una distanza tale che non diventa più comodo

in certi casi. Il 14 invece taglia in pieno Porta Nuova

e Porta Palazzo e passa vicinissimo a piazza Castello

con due fermate (via Pietro Micca e via Garibaldi)

che permettono di considerare come se entrasse nella

piazza centrale della città. E la linea di Cavoretto,

l’ unico legame che unisce tutta la zona del Ponte del

Gatto, così abitata e piacevole, al centro della città.

Ecco perchè stril’ano tanto gli abitanti del luogo alla

minaccia di sostituzione del 14 con un filobus o au­

tobus. Non è per simpatia alla rotaia e antipatia alla

gomma, è perchè l'esperienza insegna che gli autobus

sono sempre troppo radi.

La linea più elegante di Torino e il T R E . Da

tempo immemorabile tutte le innovazioni, tutte le

vetture nuove, tutti i congegni moderni, vengono im­

messi prima di tutto sul

tre.

Linea di rispetto. Dicevano

una volta, 1 maligni, che ciò avveniva perchè il

tre

era la linea di cui si servivano 1 dirigenti. Non è asso­

lutamente vero. Anche ora che i dirigenti (purtroppo)

non vanno più 111 tram, ma vanno in automobile, le

vetture migliori sono sempre sul

tre.

Questo a con­

fusione delle maligne lingue, li

tre

è una linea con cui

non si scherza: si entra nella vettura con rispetto, con

ammirazione: non si getta per terra così indifferente­

mente un biglietto usato come si farebbe per esempio

sul 7. Ha le sue ore di maggior lavoro, ma le sue vet­

ture sono così comode e capaci che non si verificano

gli incidenti che avvengono su certe altre. E sono ve­

loci e silenziose: si direbbe che abbiano raggiunto il

punto critico tra la capienza massima e la capienza

esagerata. Di più sarebbe troppo (e le bisarche ne sono

un esempio), ma fin lì si può arrivare grazie anche

alla razionalità delle porte. Linea ben frequentata, linea

di primo ordine.

Detronizzata dal posto di più lunga linea di Torino

è invece la DUE , oggi ridotta al rango di linea secon­

daria, sconosciuta e misconosciuta, mentre un tempo,

quando correva rapida dalla Barriera di Nizza alla

Madonna di Campagna, era indubbiamente tra le più

conosciute, frequentate ed importanti di Torino. En­

trava di volata in piazza Statuto proveniente da corso

Principe Oddone, sfrecciava per corso San Martino,

via Bertola e corso Siccardi, si addentrava nella scac­

chiera del centro abbondando in quelle giravolte ad

ogni 1stilato che costituivano una volta una caratteri­

stica delle linee in città (caratteristica che non favoriva

la circolazione, la velocità e vero, ma rendeva il tram

estremamente COMODO al pubblico) e lasciando da

parte. PO RTA NUOVA perchè troppo affollata, ar­

rivava in corso Vittorio e filava dritto poi per corso

Massimo d ’ Azeglio fino alla fine. Oggi il DUE nasce

dalla piazzetta Chiesa della Salute, si serve dei binari

di altre linee più importanti, arriva senza convinzione

a Valdocco, passa dalla Consolata, giunge a Porta

Nuova, dove passa senza che nessuno se ne accorga e

tira avanti per corso Vittorio e corso Massimo d’Azeglio

fino alle Molinette. È una linea piatta, senza ore di

punta, senza sprazzi di vivacità, che utilizza sì e no

500 metri di binario proprio. Si dice che la soppri­

meranno; è giusto, ormai ha fatto il suo tempo.

Già soppressa, se pure abbia in vista la resurrezione

è la travagliatissima linea 1. Quando nacque e per

molti anni, fu certo la più elegante, la più signorile

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