

I TRAM DI TORINO
di G U I D O G U I D I
Un articolo illustrativo dei tram di Torino non può
non avere un tono, se non proprio di elegia funebre,
almeno preclegiaco.
Il servizio tranviario, il tram elettrico, ha ormai
fatto il suo tempo e si trova, senza dubbio, nella fase
discendente. Accade per il tram quanto accade in tutte
le cose umane e, per restare nel campo dei mezzi di
trasporto, quanto si è verificato per la bicicletta, per
la locomotiva.
Sono note a tutti le origini del vecchio velocipede
a due ruote disuguali; le sue successive trasformazioni,
l’invenzione della trasmissione a catena, l’ affermazione
trionfale della bicicletta; si sono viste, col passare del
tempo, piccole modificazioni di carattere secondario,
ma da anni e aimi ormai la bicicletta è quella che e;
le modificazioni, le innovazioni alla forma del ma
nubrio, alle dimensioni del telaio, al cambio di velo
cità, non ne alterano la struttura basilare; se si appor
tano cambiamenti sostanziali, il « cavallo d’acciaio »,
non è più la bicicletta, ma cambia natura e nome.
Anche per la locomotiva a vapore è accaduto qual
cosa di simile. Siamo lontani di vari decenni dalle
prime locomotive uscite dalle officine italiane; si ri
cordano ancora le vecchie « Ansaldo » e i «mastodonti
dei Giovi *, e l’avvento delle « 4 cilindri » e poi via via
un rapido susseguirsi di tipi con un meraviglioso au
mento di potenza, cui corrispondeva, un preoccupante
raccorciamene dei fumaioli. Da 30 anni si è arrivati
finalmente a quei gioielli di meccanica che sono le 685
e le 690, che di fumaiolo ne hanno solo qualche cen
timetro, ma in compenso hanno una potenza impres
sionante; e poi... e poi è accaduto che si e raggiunto
l’apice; la locomotiva è arrivata alla perfezione mas
sima; da venti anni non se ne costruiscono più e le
officine si limitano a riparare quelle vecchie. La loco
motiva imponente e sbuffante è stata uccisa dal silen
zioso ronzante locomotore. Addio anche ad essa. E
addio altresì al vecchio tram elettrico, argomento
ormai di nostalgiche canzonette.
Grandi metropoli e piccole città di provincia an
nunciano di averlo definitivamente bandito dalle loro
strade perchè vecchio, lento, ingombrante; altre l'hanno
relegato alla periferia, inibendogli il transito per le vie
del centro cittadino. Anche a Torino si sta avviando su
questa strada.
Nessun rammarico, perchè cosi vuole il progresso,
ma forse non è fuori luogo un pensiero riconoscente
e un ricordo delle benemerenze passate.
Perche a Torino, il tram elettrico, ha avuto (e in
parte ha tuttora) una importanza assai maggiore di
quanto non abbia avuto in altre città italiane ed estere.
A Torino, per 50 anni e più, è stato l’anima, il com
pendio del movimento cittadino. C ’erano i tram a
Parigi, c’erano i tram a Napoli, a Milano, a Londra,
ma il metrò, le carrozzelle, i bruni e i cab, avevano
rispettivamente un posto accanto ai tram che non era
neppur paragonabile a quello delle nostra « sitadinc ».
A Torino, tutti andavano in tram anche perchè la
rete tranviaria faceva un servizio ottimo, favorita dalla
sua diffusione, dall’ampiezza delle strade, dallo stesso
bisogno di veloce spostamento, indispensabile per le
distanze che,
coeteris paribus,
sono a Torino superiori
che in ogni altra città d’ Italia.
Il tram pertanto è compenetrato, nella vita, nelle
abitudini, nello spirito della cittadinanza; sicché non
è azzardato dire che il tram a Torino ha una sua spe
ciale psicologia.
Intanto il tram per i torinesi è di genere maschile.
Hanno un bello scrivere sulle vetture T RAN V IE
MUNICIPALI, hanno un bel parlare, i dirigenti e gli
addetti in genere, di terza, di ottava, di ventesima
linea, ma i torinesi hanno sempre continuato e conti
nuano a dire: IL T R E , IL DODICI, IL VENTI.
Ogni linea poi, ha qualcosa che la distingue dalle
altre. Questo QUALCHE COSA non e dovuto al
giro che fa, non al tipo di vetture che la percorrono,
non al genere di passeggeri che viaggiano; e qualche
cosa che scaturisce da tutti insieme gli clementi.
H