

Un torinese che conosce bene i suoi tram, chc
viaggi spesso, avrà certamente provato, qualche volta,
la sensazione, appena salito su una vettura «di aver
sbagliato linea ». Si tratta di una vera e propria sensa
zione; non di una constatazione chc potrebbe deri
vare, per esempio, dalla vista del cartello indicatore
situato neU’intcmo della vettura. Questo cartello ormai
c’è ben di rado. E neppure dal fatto che si trovi ina
spettatamente su una vettura di un tipo inconsueto,
perche gli spostamenti di vetture da una linea all’altra
oggi sono molto più frequenti chc un tempo; e ci
si è abituati. E una vera c propria sensazione psicolo
gica chc, il più delle volte, corrisponde alla realtà.
E non si potrebbe spiegare altrimenti, ad esempio,
una frase chc si può benissimo cogliere a volo a una
fermata di Porta Palazzo, tra donnette che attendono
il loro tram. Una vecchietta che chiede: « È il SETTE
questo che arriva ? * E la risposta pronta: « No ; a l’c
mac ’l dissct».
Impagabile quel MAC : « Solo il 1 7 * ! perche tutti
sanno chc il 17 è la cenerentola delle lince, una linea
chc non è al livello delle altre, è in uno stato di infe
riorità. Non solo ha il numero più disgraziato, ma
anche un percorso insignificante, un peso minimo sui
proventi, una dotazione di vetture che sono vicine
alla dissoluzione. Bisogna pur che circolino in qualche
posto! Chc figura ci farebbe su tale linea una di quelle
magnifiche vetture tipo 3000, scintillanti di dentro e
di fuori, brillanti di luci fluorescenti, di cromature e
di smalti, chc dànno quella piacevolissima sensazione
di entrare in un ambulatorio medico di mutua? Sa
rebbero una stonatura.
L’Azienda tranviaria divide le linee in base a con
cetti tecnici o amministrativi considera la portata, la
velocità, il rendimento, le necessità in relazione alle
ore di punta. Noi le vogliamo considerare dal punto
di vista della loro... psiche o, per non esagerare, del
loro carattere.
Anzitutto, volendo parlare dei tram di Torino,
come non cominciare dalla linea più famosa di tutte
LA LINEA DEI VIALI?
Già cinquantanni fa costituiva un esempio reale di
quello che sarebbero poi state le varie circonvallazioni
o circolari stabilitesi in alcune città dìtalia. Molti
ricorderanno ancora quei veloci tram aperti, che face
vano capolinea in Corso Beccaria, tenendosi delicata
mente in una delle carreggiate laterali, sicché il Corso
stesso, col suo gemello Corso San Martino, rimaneva
una bella ampia strada normale alberata. Oggi, come
è noto, i tram passano sulla nuova bandiina centrale,
un tempo riservata ai pedoni, le due carreggiate late
rali sono per i veicoli, e in una simile strada, larga
25 e più metri, i pedoni sono relegati sotto i portici
senza possibilità di mettere il naso fuori.
Comunque da corso Beccaria per i coni Principe
Eugenio, Regina Margherita, San Maurizio, la linea
arrivava quasi al Po; e, attraversata la piazza Vittorio,
riprendeva per corso Cairoli, Vittorio Emanuele, Re
Umberto e poi per via Cemaia e corso San Martino,
ritornava a corso Bcccaria. Il percorso intero costava
due soldi e, prima delle 8, un soldo. Era una vera
manna del Signore per le mammine chc il giovedì
avevano i bambini a casa da scuola. Con un soldo a
testa scorazzavano 40 minuti attraverso mezza Torino,
ritornando al punto di partenza, togliendoseli così dai
piedi in casa.
La linea è rimasta; ha preso poi il numero 16 e
successivamente le é stato d.
iù ampio respiro.
Giunta in corso Vittorio all’altezza di corso Massimo
d’Azeglio, ha infilato parte del percorso un tempo
coperto dalla linea 1 e per via Valperga e i corsi Som-
meiller e Peschiera arriva a piazza Sabotino, nuovo
capolinea dell’anello. Dopo la fermata di prammatica,
infila via Di Nanni e per corso Ferrucci e corso Francia
giunge in piazza Statuto e si innesta sul vecchio per
corso.
Oggi questa si direbbe la linea dei ripieghi; una
linea chc non ha una meta esatta c precisa; arriva dove
vuole arrivare, ma per vie indirette. Per contro la si
trova all’improvviso dove meno la si aspetta e tal
volta, quando si vuole andare m un determinato punto
della città e invano si cerca un tram adatto, ecco chc
si fa la scoperta : «Ma c’è il 16 chc arriva poco lontano ».
È appunto la linea della approssimazione; ci vuole
un pochino a trovarla, d lascia sempre un po’ discosti
dal punto che vogliamo raggiungere, ma bene o male,
riesce a fare d ò che nessun’altra fa.
Se vogliamo atarc subito la linea più importante
però, dobbiamo senza esitazione indicare IL SEI. È al
primo posto come rendimento, come frequenza di
pubblico. Linea diritta, tutta d’ un pezzo, che da Pozzo
Strada arriva, senza deviazioni, fino in piazza Castello
per corso Francia e via Garibaldi; poi dà una capatina
a Porta Nuova servendosi però nell’andata e nel ri
torno di due vie diverse. Questo in omaggio alla bella
trovata del senso unico. Di recente l’importanza di
questa linea è stata fortemente minacciata sia dall’av
vento della linea di autobus D, sia dalla immissione
in servizio delle bisarche. Difatti quando per smaltire
il traffico di una linea si ricorreva al sistema di infittire
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