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K discorriamo di questo suo « materiale ignoto »

che rende smaltate la biacca, le ocre, le terre e ve­

trifica gli ossidi. Per esempio, sono inspiegabili tutte

le macchioline bianche che distribuisce su tutto:

sulle armature guerresche, sulle gropjx* dei cavalli,

sui pomi e sugli acini d ’uva, per indicare i lumi o,

meglio, dove batte la luce, come se in ogni punto

del quadro cadesse la stessa luce angolare, mentre

nei luministi classici la luce molto di rado è fatta

scaturire con un tocco di biacca, ma è sempre fatta

nascere da una specie di trasalimento del colore.

Non da una sovrapposizione, ma da un fatto che

appare spontaneo nel colore,

come se il fuoco vi

bruciasse dentro,

perchè in un certo punto il pittore

ha saputo accentrare la potenza cromatica d ’ogni

tinta, il riflesso di ogni tono, anche di quelli che

stanno negli angoli opposti del quadro, attraverso

la dimensione del quale intrecciano le onde della

propria vibrazione.

Erano i cavalli, nei quadri di I)e Chirico, nel

|>eriodo immediatamente j>osteriore a quello meta­

fisico, esseri scaturiti dal mito più antico, la cui

prima fattrice era forse tra le cavalle trachinie

mangiatrici d ’uomini, dalle code e le criniere smi­

suratamente prolisse, come se dallo spacco delle

gropjx" e dal capo scaturissero fiumi.

Questi «Cavalli normanni » (op. 13), al confronto,

sembrano povere rozze bardate per una parata po-

jx>laresca. E il taglio meramente illustrativo della

scenetta

11 cavaliere Baiardo prima della bat­

taglia di Mdegnano!

e queste

Ninfe del bosco

e

Le tre grazie

?, tema quest’ultimo con prece­

denti storici così illustri e definitivi in quanto a

verità del gesto, a sapienza di modellato, a perfe­

zione anatomica? E, dato che qualcuno ha, par­

lando di quest ‘ultima maniera di De Chirico, accen­

nato a un certo barocchismo, s ’impone il raffronto

con quel « facinoroso barocco » che fu il Tiepolo e,

in fatto di

ninfe

e di

grazie,

pensiamo a quel grup­

petto di ninfe spaventate che Tiepolo ha dipinto

nella sua allegoria

Diana e Callisto

che è alla

Galleria dell'Accademia di Venezia e, dello stesso

Tiepolo, le ninfe sorprese nel bagno dal vanitoso

Atteone.

È proprio in tutta la teatralità e la potenza del

Tiepolo per il quale, come scrive Carrieri, «Anche

i Profeti vestivano di raso e i Santi Martiri porta­

vano piaghe come se fossero gioielli * che il

mestiere

pittorico dà la somma di tutte le sue ricette, di tutte

le sue astuzie, di tutti i suoi segreti. Cos e la nostra

tecnica pittorica, intendo di quella di cui dispo­

niamo oggi, a petto di quella roboante eloquenza

manuale, duttile, prestigiosa, magica e di un vir­

tuosismo che sembra l’esplosione pirotecnica delle

umane possibilità in fatto di pittura?

Dopo il Tiepolo, il decadimento del mestiere sarà

favorito dal neoclassicismo, tutto intento a ripla­

smarsi sulle forme antiche e a contrapporre la bel­

lezza fredda e compassata, con cui la sensibilità

nordica del Winckelmann intendeva la forma greco-

romana, al movimento teatrale e scenografico tie-

polesco.

11 ben dipingere ha qualche ripresa con i roman­

Un raro privilegio, una specie di trionfo, il mag­

giore che una città italiana poteva offrire ad un

artista straniero, è stato concesso a Marc Chagall

dalla città di Torino: la mostra a Palazzo Madama

Luigi DeDoni ■“ Ritratto di *•>-*"<...

tici e, con gli impressionisti — gli scopritori del co­

lore-luce — sembra acquistare un guizzo nuovo c

si permette qualche arditezza, ma va poi a impe­

golarsi, col divisionismo nelle leggi dell’ottica e della

chimica e vi morrà, senza gloria e senza infamia,

come un vecchio atleta a causa di un modesto raf­

freddore. Quando i grandi distruttori e gli icono­

clasti appariranno sulla scena, il mestiere è già

stato sepolto e, dai cubisti ai dadaisti, pianteranno

la bandiera della rivolta su un mucchio di cenere.

De Chirico che ha militato in gioventù sotto quella

bandiera, vuol fare il cammino a ritroso. Ha rac­

colto forse da vecchi papiri e da sdruciti incunaboli

antiche ricette e ne è rimasto affascinato. È un greco

stordito dagli echi! Non guarda davanti a sé, lui

che ha spinto generazioni a guardare nel futuro.

Invecchiando si è seduto. E ora, quando dipinge,

chiede perdono agli dèi per avere troppo osato.

Nella posizione opposta si trova invece Corrado

Cagli, che anche in questi giorni, ha inaugurato la

sua personale alla Galleria Lattes. Questo pittore

va tanto oltre che ha dimenticato i pennelli nella

fretta e usa l’aerografo.

Poiché pare che egli si diverta a inquadrare sa­

gome di oggetti trovati, come ritagli di minuterie

metalliche, la paglia delle sedie di Vienna, le lamie-

rine del meccano, i salvatacchi di ferro, ecc. non

vi è nulla da eccepire sulla sua trovata, che sta

sullo stesso piano del cartone forato di Fontana che

tanto diverte la folla in questi giorni, facendo da

richiamo d ’eccezione nella vetrina di un negozio di

articoli sportivi.