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di tutta la sua opera, comprendente oli. guazzi, di­

segni, incisioni, ceramiche, sculture.

Kd è significativo che proprio questo pittore, dei

più scopertamente polemici, sia stato prescelto. Di­

fatti nella pittura di Marc Chagall tutte le rivolte

e le reazioni al conformismo accademico hanno la

loro ragion d ’essere, trovano una giustificazione e

di cui. spesso, ne rappresenta la sintesi: dal cubismo

al fauvismo, al dadaismo, all’espressionismo;, al sur­

realismo. Chagall, come i grandi riassuntori della

Storia dell’Arte, le comprende tutte e tuttavia,

essendo rimasto nel ristretto campo di un’avven­

tura autobiografica, non riesce a universalizzarsi che,

specie a noi latini, la sua opera appare confinata

nel mondo fiabesco e allucinante dell’infanzia di un

popolo esotico, dalle tenebrose origini.

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personaggi di Chagall sono degli oggetti; quelli

veri, umani, entrano nel quadro inopinatamente,

quasi fossero delle apparizioni medianiche, degli

ectoplasma. Infatti sono fluidi, sinuosi come sciarpe,

come fiumi, che sgorgano improvvisi, con un fiotto

di colore, dal groviglio di un ricordo, di un'estasi,

di una scena la cui drammaticità non scaturisce da

un'azione singola, ma dal rivelarsi inaspettato e

insolito di ciascun elemento compositivo del quadro:

un candelabro a molti bracci, un lume a |>etrolio,

un candeliere che si affloscia e si rizza a piacimento,

un violino che suona da solo, un caprone ora rosso,

ora verde, ora blu. che ha i suoi pascoli sui tetti,

tra le nuvole, tra le braccia di qualcuno.

Come nei cartoni animati di Disney, anche le

cose diventano delle entità animate e possono en­

trare, per volontà propria, nel ritmo della vita, Una

sveglia può affacciarsi a una finestra per mostrare

il suo quadrante come un ventre, non per segnare

un'ora, ma per rappresentare qualcosa, o qualcuno

della casa, che si affaccia.

Le stesse case, a un certo punto, invece dei

propri elementi strutturali, presentano un volto

umano. Cioè tutta la casa si sintetizza nel volto di

qualcuno, di cui ha assunto il sembiante in relazione

al concetto freudiano della

casamadre,

della

casa-

moglie,

della

casadotmamata,

con tutto ciò che di

lei è rimasto nel ricordo del pittore esule a Parigi:

un ricordo ancestrale che s e umanizzato.

Uomini e cose sono fuori dalle leggi di gravita­

zione e ubbidiscono a una forza medianica che li

trascina come in un turbine e li disperde per la su-

[K-rficie del quadro negli atteggiamenti e nelle pose

più assurde. Un uomo può anche perdere la testa

in quel turbine, dico che può perderla letteralmente

e, cosi decapitato, continuare a vivere in un ordine

formale in cui la sua testa, staccata dal busto, non

può entrare.

Chagall è un ometto grigio, gentile, paziente, dai

lineamenti minuti e precisi, dagli occhi obliqui v iva ­

cissimi, che sorride bonario e rassegnato quando

vii si parla di tutto il sorprendente e il fantastico

che gli altri trovano nelle sue pitture. Mi ero chi­

nato ad osservare da vicino il tessuto pittorico di

uno dei suoi quadri e me lo trovai accanto, circon­

dato da una folla che lo assediava di domande. No­

tandomi disse: «Sur tout la qualité » e, rivolto a

una signora che gli era a lato, continuò dicendo che

di un bel vestito si nota prima la qualità e la prezio­

sità della stoffa, poi la fattura, quindi chi lo indossa,

che può anche non interessarci. S ’allontanò seguendo

la rassegna delle sue opere che egli indicava a chi

stava intorno con una specie di pudore nel gesto

e sembrava mostrare a degli intimi le pagine della

sua vita malheureuse •».

Eppure questo pittore ha saputo trovare il mezzo

più felice, libero e arbitrario per esprimersi, per fis­

sare i propri sentimenti ed esaltarsene.

Pittura onirica la sua, non di fantasia. Opere

del genere non sono concepite a priori nella loro

totalità, ma nascono in seguito a un graduale arric­

chimento. L'artista, nella formazione della sua opera,

|K»ne intorno a un elemento centrale, rappresentante

un'idea, uno spunto, un ricordo, altri elementi che

per gioco, per istinto o con intenzione, inserisce

nella sua composizione che, alla fine, risulta più che

mai inattesa e improbabile, proprio per questa sua

formazione graduale, come nel manifestarsi delle

forze più genuine e possenti della natura, che rac­

colgono più impeto nel corso della loro formazione.

La pittura degli ex voto, dei cantastorie meri­

dionali, delle gesta dei Paladini di Francia, dei

fanciulli, ha in Chagall la sua esaltazione. La stessa

ingenuità e la stessa malizia, gli stessi colori crudi,

violenti, a volte sofisticati, gli stessi neri bituminosi e

soprattutto lo stesso segno libero e irrispettoso delle

proporzioni, dell’anatomia della logica, dell’equilibrio.

Chagall non disegna, come ordinariamente s ’in­

tende quest azione, ma segue una traccia, un im­

pulso interiore. La sua mano è il cursore di un

sismografo che non registra i tumulti della terra

ma quelli del suo animo.

Un corpo di donna può sbocciare nelle braccia

di qualcuno come un fiore. 11 sole può esplodere

nelle mani di tutti. Interi paesi possono volare e

alberi |K)ssono piantare le radici in ogni angolo del

quadro. Tutto è provvisorio, come nelle apparizioni,

nelle visioni, nei sogni. Le cose stanno, ma possono

anche non essere: passano, evocate da un richiamo,

un’invocazione, un grido, come quando, nel corso

del nostro quotidiano operare, siamo visitati da

un’idea, un ricordo che affiora dall’oscura profon­

dità dell’essere in un complesso rigurgito di persone,

di paesi, di oggetti di cui avvertiamo distintamente

una parte: una ciocca di capelli, uno scarpino, un

cavallo, un fiore, una finestra, residui non del tutto

consunti dall’usura del tempo vissuto.