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Il Vescovo porta ('Ostia in San Giovanni.

mina beni- che il Ciborio era d'argento, — ciò che è pure

confermato da molti altri documenti — usa a questo pro­

posito il termine generico di « profani ». L’opinione più

probabile sembra essere la prima; ciò tenuto conto degli

studi che furono fatti in proposito e dell argomento di tra­

dizione.

Comunque sia andata la cosa, e certo che la refurtiva

cadde nelle mani di mercanti, cherano con tigni proba­

bilità chic-resi. Ad essi sarebbe- stata ceduta dai soldati die­

tro compenso. Alcuni studiosi del Miracolo di Torino avan­

zano 1 ipotesi, sufficientemente fondata, che questi uomini

dediti al commercio fossero Ebrei, i quali in quel tempo

usavano seguire le truppe che andavano in guerra, per poi

comprare gli oggetti del bottino che i militari cedevano

loro a J un prezzo molto conveniente.

Che i ladri di Exilles (forse) fossero soldati è raccontato

da Gianmaria Sauna Solaro, (op. cit., pag.

5

», il quale dice

die *

Alcuni .li questi soldati. cristiani .li nume, ma senza

ti.h m legge, nitrati mila C h ina parrocchiali del castello,

in portarono uà quanto u trinarono di prezioso

». E alla

pagina seguente cosi conferma il suo asserto: «

Li imma­

gini antiche

<

gli affreschi di una d ille sali d'onori del

p.ila::o municipali di Tonno, mostrano che i sacnlegi pro­

fanatoti della C h in a di Exilles

i

r.mo

soldat

».

Il

Bucci afferma Io stesso. F.gii dice che «

un soldato

intr.it

>' m i

i

aerano d illa chiesa die piglio ad una custodia

d'arginto. m ila t/uah ira riposta la santissima Eucarestia,

i i/nella ni un j astio di taru rohbe ai volgendo e con forti

i

ordì stringendola

cari

co tutto sopra un somiero...

».

Che la refurtiva fosse ceduta a mercanti lo si deduce dagli

affreschi di cui parlammo sopra Sembra che il conduttore

del mulo non sia un soldato, ma invece un uomo vestito

secondo il costume del tempi

C

he questi mercanti fossero di Chieri l'attesta il

docu­

mento galesiano della versione italiana del Valle «

Venendo

certi uomini de C h in o da c ir tj guerra, o discordia eiuale

era tra Francesi i Saiotant...

» l a preposizione « da »

ind.ca

certamente provenienza. L'autore del documento volle in­

dicare che questi «uomini de Cherio» fossero

gli

stessi

saldati al ritorno dalla guerra del Deifinaro.' In tal caso il

documento sarebbe contro la nostra precedente affermazione.

Pens .uno ptro che una tale opinione sia senz altro da esclu­

dersi. poiché, come r.sulta dalla storia, ['esercito piemontese

riusci vittorioso dulia lotta contro il Duca d

Angio.

Lcser-

cito piemontese non subì alcuna rotta, ma rimase compatto.

Probabilmente quindi non o furono soldati

fuggiaschi ed

6

in una tale circostanza sarebbe- riuscito molto difficile uscire

d i ranghi per disertare.

I mercanti dunque caricarono le nusseriz.e su d un mulo

e s diressero a valie. Raggiunsero la cittadina di Susa,

scesero ad Avigliana e dopo non molto cammino furono a

Rivoli. Tra i documenti che abbiamo sottocchio alcuni ci­

tano espressamente i nomi delle tre cittadine. Così nella

pergamena del notaio Valle, volgarizzazione del documento

gales.ano, è detto espressamente: « per Sussa, Avigliana e,

Rivole ».

Giunti sulle colline rivolesi i mercanti furono in vista

di Torino. La città non era ormai tanto lontana: un ultimo

sforzo, una diecina di chilometri ed avrebbero varcato

Porta Susina. Vi giunsero ch’era ancora giorno: erano le

cinque o le sei d un pomeriggio di giugno.

Ci occorrerà di riferire altre volte nel corso del pre­

sente lavoro la data in cui è avvenuto il miracolo: il 6 di

giugno dell'anno

1453

, ore cinque o sei. Il lettore attento

naturalmente ci domanderà di documentare la nostra affer­

mazione. Ciò ci è discretamente facile, poiché la quasi tota­

lità dei documenti in nostro possesso, ricorda con mate­

matica precisazione il giorno, il mese, l'anno, e, cosa sin­

golarissima l'ora del fatto meraviglioso.

Ecco in sintesi la documentazione:

ai

Atto capitolare del

13

aprile

1558

. Il documento

parla della licenza concessa dall’Arcivescovo Claudio Seyssel

alla comunità di Torino di costruire un oratorio sul luogo

del miracolo. Parlando del fatto cosi dice: «

In quo loco

Deus et Dnminur noster Jesus Xps sua Ineffabili pietate

de anno quinquagesimo tertio supra millesimun quatercen-

tesimus dignatus est miraculos e...

».

h>

Pingone: «

Anno Chnsti MCCCCUII. Pndit noni

) uhi. bora vige sima...

».

ci

Bucci: «

Miraculo del Santissimo Sacramento Occor

so ni Tonno l'anno

145

). h

6

di giugno...

».

Galesio i vers. Valle): «

Die. Solenne Miracolo della

sacratissima bastia fatto in Turino Del Anno 1 4

5

ì.

alli (1 di

giugno In giohia t/i Di - se apparse li santa hostia nella

Inilita citta de Turino, a bore .

20

m i ordine, e. modo

seguente...

».

ci

Documento della S. Congregazione dei Riti: «

Cum

uro complura antiqua monumenta. Hoc miraculum d e

6

Junii anni

145

i contigisse ferant...

».

La data del documento della Congregazione dei Riti è

del

14

aprile

175

v E' firmato: Card. Tamburinus, Prae-

fectus; Marius Marefuscus, Secretarius

Un solo documento cita come anno del miracolo il I »

5

-i.

E' lo scritto di Mons. Angelo Peruzzi, che come già ricor­

dammo fu visitatore apostolico nella nostra città nellanno

1584

. Ecco il testo del documento che ci interessa «

in i

tati... oratorium... et ex mirai ulo. quod co loci apparuit.

quia dum sacrilegi quidam de anno

1454

et dum esset epi

scopus Taurinensis R.mus tunc tempori! Ludoucus Roma-

gnanus...

».

Secondo alcuni autori (cfr. ad es. Carlo

P rom is

in « R i­

cerche storico-artistiche sopra il Tabernacolo del Sacramento

a Torino per Antonift Trucchi da Beinasco,

1455

»: Torino,

MDCCCLXX II - Stamperia Reale) un altro documento, il

terzo capitolare, quindi molto importante per l’anrh» in cui

fu redatto (

1456

), confermerebbe la tesi del Peruzzi Ma

Vincenzo Papa, nell'opera da noi già più volte citata, ha

ottimamente messo in luce [ abbaglio preso da questi autori

nella lettura assai difficile dell'originale.

II

documento parla del Corpo di Cristo «

Intenti et

siti in hoc ecclesia

(Cattedrale di Torino)

die X X I Augusti

MccccLtij

». Le cifre però Liij furono scritte due volte e

la i cadde, la seconda volta, accidentalmente troppo vicina