Table of Contents Table of Contents
Previous Page  374 / 869 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 374 / 869 Next Page
Page Background

città finn alla Chiesa Cattedrale «.li S. Giovanni. Il docu­

mento galesiano è quelli» che ci descrive l'avvenimento con

maggior solennità. C i piace riportarlo nella versione dei

notaio Valle «

...Il rei. Sig. episcopo, se. Inginocchio Interni

cavi luti li Astanti. Ut Adorando la Santa bastia corno uro

Dio \ro Redemptare. fece portare uno calice c pne luto

Il Pupillo la santa bastia discesse nel calice, et cimi granila

Dei ottone bonorc. e. Rei crentia. la porto, ala giesa Cute

tirale, accompagnato iLilh sig.r\ Canonici e. Rei'gioii non

molti

Slag.ci

T.t Noti Cittailini fra i quali erano (/netti in

testimonio. Cioè

... » (segue un elenco di illustri cittadini).

Nel passo citato non soltanto è documentato il fatto

della processione — fatto del resto confermato dalla quasi

totalità dei documenti, — ma è altresì notata e messa bene

in risalto la solennità che dovette avere questa processione

veramente trionfale. « Cum granda Devotione honore, e,

Reverentia... ». L’importanza del documento galesiano è ac­

cresciuta dal fatto chc l'autore riporta un elenco di nobili

cittadini torinesi che presero parte, o comunque furono pre­

senti, alla processione eucaristica, così da essere in grado

da poter testimoniare l'avvenimento.

La sfilata terminò nella Chiesa di S. Giovanni. Il Bucci

osserva che il SS. fu deposto sull'altar maggiore e successi­

vamente in un Tabernacolo fatto costruire dal Capitolo dei

Canonici dello stesso Duomo L’Ostia miracolosa fu conser­

vata per parecchi anni. Il Pingone scrive che ai suoi tempi

ancora la si adorava in S. Giovanni: «

et in hadiernum dicui

sanciisiimum Eucharisttae sacramentimi iugiter asserìatur.

piM/uc totius pop

uh

dei ottone colitur. et adorattone

».

Poiché, nel 1492. il Cardinale Domenico della Rovere

fece demolire il vecchio duomo per rifare « dalle fonda-

menta » la nuova odierna cattedrale, anche il Tabernacolo,

costruito da mastro Antonio Trucchi da Beinasco, per 210

Fiorini, fu abbattuto. Se ne edificò un altro per opera di

mastro Ambrogio da Milano, scalpellino, e di mastro An­

tonio. pittore, nel quale l’Ostia miracolosa rimase sino al

1529 quando, in piazza del Mercato e sul luogo del pro­

digio venne elevata la prima « edicola » marmorea.

Notiamo ancora che 56 anni dopo il Miracolo ( il 5 gen­

naio 1510) il Comune deliberò di far dipingere l emblema

dell Eucarestia sul Palazzo Municipale e sulle quattro porte

della città; fino al 1874 si vedeva ancora sulla Porta Pala­

tina uno degli emblemi posti nel 1510. Poi venne rimossi)

e ora trovasi nel Museo Civico.

L'Edicola-oratorio, costruita in piazza del Mercato dtl

grano e aperta al culto nel 1534, restò in piedi soltanto

78 anni sino cioè al 1607, quando, per un voto fatto dal

Comune durante la peste del 1598. si gettarono le fon­

damenta dell’attuale Basilica del Corpus Dom ini.

I~i peste era una calamità non infrequente in quei pe­

riodi di scarsa igiene e di quasi nessun provvedimento pro­

filattico Per lo più era portata e diffusa dai soldati. D ifatti

nelle cronache sempre si parla di soldati « franciosi », sco­

perti con il male Più famosa di rutte fu la peste del 1630

che determinò larghi vuoti nelle popolazioni del Piemonte

e della Lombardia. Nei libri parrocchiali di S. Agostino (in

T o rino si legge: « addì 3 agosto 1630: Francesco Giulietto,

per aver portata la contagione datagli da un francese, venne

giustiziato in queste modo: in Piazza Castello attaccato a

un palo fu archibugiato; il carnefice gli diede una archi-

bugiata. indi dei soldati, et havuto 4 archibugiate lo ab-

brugiorno ».

I

j

peste, durante la quale il Comune di Torino fece

voto di edificare la chiesa del Corpus Dom ini, risale a 32

anni prima. Il morbo durò un anno con fasi molto acute

e periodi più blandi. Le cronache ci danno tra gli altri

due nomi di vittime illustri il Ceva e il Pellagnino, am­

bedue docenti (lettori di ragion civile) nell'Università. A

proposito del Pellagnino. si racconta. • fu tocco il 2 set-

processionalmente. preceduti dalla Croce: «

Monsignor Lu-

dot tco Romagnano... il i/nale l edendo ciò da altri sopra­

centi confermarsi, accompagnato dal Clero, e con la Croci

alanti a! detto luogo pervenuto, usta la verità del mira

col:...

». Ecco invece il testo parallelo del Pingone: «

...Stans

n i Ciborioi Dome advenit Antistes Ludovicus Romagnanus.

cimi clero ac populo frequenti. i/W presente et supplice

secando miraculo vas iliad argenteum bumi decidit. corpus

uro Cbristi ni candenti tlla orbicularis pantt specie splen­

didissimii et quasi radm perfusum in aera subsistit...

». Lo

storico lascierebbe capire che il Vescovo sia venuto in forma

privata frammisto alla folla.

Se stiamo alla tradizione, essa ci dice che appena il Ve­

scovo fu testimone del fatto miracoloso intonò una pre­

ghiera. E la preghiera che i torinesi recitarono, rivolti al-

l'Ostia raggiarne nel cielo della città, fu forse la bellissima

preghiera dei Discepoli d'Emmaus: « Resta con noi, o Si­

gnore! ». Al Signore fu gradita la supplica: il Ciborio si

aprì e cadde per terra, ma l'Ostia continuò a brillare ne!

cielo della città. Il Pingone mette bene in evidenza questo

fatte e lo chiama « il secondo miracolo ».

Quando arrivò il sacerdote con il Calice che il Vescovo

aveva mandato a prendere, la gente pregava ancora ingi­

nocchiata per terra e la folla cresceva continuamente. Ad

un tratto l'Osria si mosse ed incominciò a discendere. I

documenti che riportano il racconto giunti a questo punto

ci lasciano un po' delusi

Vorremmo sentirci narrato da loro quel brivido che cer­

tamente corse nella folla alla vista del nuovo prodigio. Il

brivido naturale che scuote lo spettatore d'ogni grande

avvenimento.

I documenti non soddisfano la nostra curiosità e con­

tinuano la cronaca fredda ed essenziale del miracolo, così

come prima narrano il furto nella chiesetta d'Exilles. Sen­

tite ad es. il Pingone «

Corpus lero Cbristi... supponto

calice in eum tpsum et Pontijicis manus tenia miraculo

decidit...

». Non si poteva riferire la cosa con un giro

minore di termini. La schematicità del Pingone (primo

miraculo, secundo, tertio miraculoi. non possiamo negarlo,

ci e però veramente simpatica essa unita alla brevità del

documento depone a favore della veridicità del medesimo,

come già avemmo occasione di notare più avanti Questa

caratteristica eccellente del documento pingoniano vale per­

ciò a compensarci di quel di più che forse la nostra curio­

sità avrebbe desiderato per esser pienamente appagata.

Appena lOstia del miracolo fu tra le mani del Vescovo,

subito s'ordinò la processione, che sfilo per le vie della

8

La costruzione della chiesa.