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alla seconda i; così a prima vista è facile leggere invece di

Liij • Liy.

L'anno e il giorno del miracolo sono così criticamente

accertati. Notiamo ancora, per una mera curiosità di secon­

darissima importanza, che secondo le tavole del Cappelli

(in «Cronologia, Cronografia, e Calendario Perpetuo»,

Il ed. Hoepli; Milano 1930, pag. 5(>), il 6 di giugno

del 1453 cade di mercoledì. A quest ulteriore particolarità

della data contrasta il documento galesiano nella versione

del notaio Valle «

Solenne... fatto in Turino Del Anno I45.Ì

alh

6

di giugno, in giobta...

».

Dunque i mercanti giunsero a Torini) di sera ed erano

stanchi, lu marcia da Exilles era stata fatta a tappe forzate,

forse per la paura di venire scoperti o di incappare nelle

bande di ladroni.

Dalla periferia della città i mercanti si spostarono verso

it centro, attiaversando la piazza del Mercato del grano e

passando davanti alla chiesa di S. Silvestro. Ecco la cita­

zione che interessa: «

QuoJ

[Corpus Xpn

miraiulose

in

Ipsa Cintate apud forum grani

».

Citiamo a conferma:

a)

Ordinati della città d: Torino del 1509 (SI NOT I

L 'ANNO ) n. 90. «

Congregato constilo 1509, Die teneris.

(fuinta ]amarti... Ord natur qund... et depingi facere in mer-

catu grani apud sanctum Stlvestrum picturas prò memoria

Corporis Xpt quod Inventum futi Ibi alias per miracu-

lum...

».

b)

Ordinati della città di Torino dell'anno 1514, n. 94.

Il documento ripete le disposizioni del 1509, non ancora

mandate ad effetto, ordinando di far eseguire pitture «

ibi­

dem. ubi Corpons Xpi...

».

ci

BU C C I:

«

giunto in contro al tempio di S. Silvestro,

che siede al capo della piazza, gittossi a terra tl somiere...

».

d)

PlNGONE: «

Mulus in via publica e regione templi

Dit i Silvestri iterum. atque iterum baesitans et cespicans col­

labitur...

».

e)

P

ic c o l o m in i

: «

en t ecLonis mulus in via publica

e regione templi D m Silvestri iterum atque iterum haest-

tans collabitur...

».

fi

G a l e s i o

(vers. Valle): «

Instno che Inanci la giesa

de Sto Silvestro e yvt se gitto. a. terra...

».

Qui accadde l’imprevisto. La bestia si fermò, si piegò e

rifiutò di proseguire. Mentre l’animale stava giù sul lastri­

cato della piazza ed invano gli uomini tentavano di farlo

rialzare, improvvisamente «

furono deshgate le Balle per

i

uluntà de D:o senza aiuto umano

». Il fardello si rovesciò

a terra ed il Ciborio salì in aria: l’Ostia santa brillò come

un sole sulla piazza della città.

Si apre qui un secondo interrogativo, ma ora molto più

interessante e molto più importante del primo. Che ci sia

stato sulla piazza del mercato del grano il 6 giugno del lon­

tano 1453 un fatto straordinario e miracoloso, questo ogget­

tivamente non lo si può negare. Ma in che cosa p iù preci­

samente consistette il miracolo? Si noti come tutti i docu­

menti più vicini al fatto e che ancora ci rimangono accen­

nano soltanto molto indirettamente al miracolo. Essi par­

lano d una miracolosa « inventio » del Corpo di Cristo: d’un

miracoloso « ritrovamento ».

Il

primo documento che, molto confusamente, sembra

specificare meglio la natura del miracolo è contenuto negli

Atti della città di Torino e se ne conserva copia nell’Archi­

vio Arcivescovile torinese. Risale all’anno 1521. Ed è im ­

portantissimo appunto per questo. Siamo infatti a soli ses-

santott'anni dall'avvenimento qualche testimone oculare

era ancora vivo o comunque certo erano in vita persone che

avevano udito il raccooto da parenti molto prossimi, fone

Affresco nel Palazzo civico.

da padre e madre. Ciò a testimonianza del valore storico

del documento. Ed ecco il passo che ci interessa: «

Corpus

Xpt... ad Ecclef:am Cathedralem per Antittidem dilatimi ad

cuius manta omnibus videntibus dum saliendo et evolando

recubuit

». La frase è molto oscura e rivela la scarsa ocula­

tezza del notaio per il qu

isazioni del fatto mira­

coloso erano di secondaria importanza.

Alcuni anni dopo però Giovanni Galesio, Agostino

Bucci e Filiberto Pingone parleranno più dettagliatamente

del fatto notandone tutti i particolari di qualche interesse:

tra essi quello del Ciborio che s’innalza nel cielo della città.

La questione allora si sposta. Ci vien cioè da domandarci

quale fede storica meritano, Galesio, Bucci e Pingone.

Ora sull’attendibilità storica del Bucci alcune riserve si

debbono fare, poiché egli appartiene alla scuola umanista,

con la quale è bene procedere con cautela. Inoltre l’esat­

tezza stessa, anche nei m inim i particolari, sulla modalità

e le circostanze del fatto miracoloso, ci inducono a credere

che egli abbia romanzato un po’ l’avvenimento, cercando di

supplire con la fantasia a quello che i documenti non dice­

vano.

Le stesse riserve vanno estese al documento del Galesio,

autore di sacre rappresentazioni e quindi portato natural­

mente a presentare il fatto in una visione coreografica

attraente.

Ammirevole nella sua stesura breve e tuttavia completa

è lo scritto del Pingone. L’originale reca nella colonna mar­

ginale alcune note che dànno valore al documento, confer­

mandone la veridicità storica. Così nella nota marginale

che accompagna il racconto del Ciborio che s’innalza è

scritto: «

Ex civitate arcbtuo et inquisitane testificatione que

publica signts et sigilla obfirmala

». Questa nota è pre­

ziosissima e vale da sola a giustificare il nostro assenso alla

verità del fatto che attesta II Pingone ebbe certamente in

mano i documenti originali e fu da quelli che trasse il

racconto che ci tramandò nella sua breve relazione.

Fra i testimoni del fatto ci fu un prete: un certo Barto­

lomeo Cochono. Vide pure lui il singolare episodio, vide

il G b o rio in alto e risplendente e corse ad avvertire il

Vescovo. Reggeva allora la diocesi torinese Mons. Lodovico

da Romagnano. Questi subito si portò sul luogo del mira­

colo Intanto la notizia già aveva fatto il giro della città

ed il Vescovo, quando vi giunse trovò in piazza del grano

un buon numero di torinesi con Io sguardo rivolto in alto.

Eran presenti accanto al Vescovo i Canonici della Catte­

drale ed il Clero: un documento accenna pure ai religiosi.

Tutti, stando al Bucci, si sarebbero portati sul luogo

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