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Elementi positivi e negativi dell’agricoltura.

L'importanza dell’agricoltura nella provincia di

Tor no nella quale sono occupate urea 150 mila

unità sotto certi aspetti, specie di carattere quantita­

tivo si può comparare a quella delle regioni italiane

agricole più sviluppate, tanto da risultare la seconda

in Italia, per quanto poi questa posizione viene natu­

ralmente retrocessa, quando si adotti come criterio

di valutazione il rapporto tra gli indici agricoli e la

superficie agraria e forestale. Questa è rappresentata

da circa il

90

% della superficie totale, però in parte-

rilevante non è adatta a colture intensive e a semina­

tivi. Infatti il 7 1% è costituito da terreni declivi,

dei quali il 3 0% trovunsi in regione montana e il

1 1

% in regioni collinose mentre il 29%* è costi­

tuito da terreni di pianura.

Le coltura nelle zone di pianura sono cerealicole e

zootecniche; promiscue nelle zone di collina; forestali

e zootecniche nelle zone montane.

La piccola e media proprietà sono assolutamente

predominanti anche nella pianura; avviene che nei

centri periferici industriali, i redditi agrari solitamente

sono integrati con redditi provenienti dall’occupazione

nell'industria. In dette zone si notano altresì alcune

grosse proprietà e quasi totalmente a piccola condu­

zione ciò più particolarmente quando l’alboricoltura

o altre produzioni ad alto reddito sono state realizzare.

Nelle montagne mentre predomina la piccola pro­

prietà con scarsi redditi extra agricoli con marcate-

manifestazioni patologiche, si registrano pure casi

di grandi proprietà, con reddito scarso, data la natura

del suolo e di conseguenza il carattere delle colture.

La montagna della provincia di Torino, dal punto

di vista agricolo presenta l'aspetto di vera e propria

zona depressa soggetta da tempo a spopolamento e

impoverimento economico.

Ancora un secolo fa la zona montana piemontese

ed in particolare torinese, poteva considerarsi un’unità

economicamente autosufficiente, varie cause, hanno

contribuito a distruggere il sistema di coltura seguito,

seppure faticosamente squilibrato.

Ma anche nella pianura si riscontrano zone de­

presse-, dovute alla impropria costituzione fisico-mec­

canica del terreno, e alla estrema deficienza di acqua

irrigua. Da queste condizioni precarie sono colpite­

la Vauda Canavese e l'Agro di Poirino-Pralormo. Mi­

gliorate- le condizioni tecniche agro-economiche a

detti terreni si potrebbe conferire un tono di maggior

reddito e aumentare di conseguenza l'occupazione di

lavoratori agricoli.

Manca nell'agricoltura provinciale torinese l’im­

presa tipicamente capitalistica. Difatti i lavoratori di­

pendenti agricoli sono appena il 5% della popola­

zione agricola. Prevalgono gli avventizi giornalieri,

uguale percentuale conta la mezzadria. I mezzi pro­

duttivi però vi sono sufficienti e in aumento.

Notevole in particolare nella zona di pianura la

motorizzazione, stimolata dall’industria locale, l’im­

piego dei fertilizzanti e le opere di irrigazione.

Mancano comunque le combinazioni ad impresa

agricola industriale. Infatti l’industria dei vini e dei

liquori nella provincia di Torino fiorente dal lato indu­

striale da quello agricolo è assolutamente inefficiente.

La principale coltura della provincia è quella del fru­

mento seguita dalla coltura a granoturco e della pa­

tata.

Le colture foraggere si estendono al 5 0% della

superficie agraria e forestale. Si nota una tendenza

a convenire i prati stabili in artificiali avvicendati.

Stanno pure diffondendosi gli erbai e l’insilamento per

un migliore allevamento dei bovini. Li vite è coltivata

nella zona coll nare, ma per la crisi che da anni aitra­

versa, si pronuncia fra gli agricoltori la tendenza a

sostituirla con la frutticoltura, ancora prevalentemente

promiscua; soltanto nella fascia pedemontana si nota

una diffusa specializzazione.

Tra le colture industriali prevalgono quelle della

canapa, degli ortaggi e della menta.

Li sivicoltura dovrebbe avere uno sviluppo mag­

giore di quello che effettivamente non ha; è da spe­

rare che la campagna del r mboschimento faccia presa

tra gli agricoltori per il sensibile beneficio che ne deri­

verebbe alle condizioni sociali nelle nostre zone sia

immediatamente per la maggiore occupazione di mano

d’opera che nel futuro, per trattenere nei lavori della

terra la popolazione montana in continuo esodo.

M