

Il Dumerbion decise i!lora di attaccare il Beolet
difeso via compagnie di milizie e dalla legione
leggera che, praticissime della guerra di montagna,
inflissero agli assalitori gravissime perdite.
Contemporaneamente il II Corpo attaccava al Mo-
1 inetto il reggimento Casale che dopo onorata difesa
era costretto ad evacuare la posizione. Informato del-
l'evolversi della situazione il comandante in capo pie
montese generale di Saint André decideva di sgan
ciarsi dal combattimento e ripiegare sulla linea di
resistenza che dal forte di Saorgio saliva alla posi
zione di Nlilleforche e dell'Authion; affidava per
altro alle milizie il compito di molestare il nemico
fra quegli aspri gioghi, compito questo che esse assol
sero con particolare perizia riuscendo inoltre a porre
in salvo non solo i feriti, ma anche numerosi cannoni,
cosicché ben poca fu la preda in mano francese.
In queste azioni si distinse il capitano Del Carretto
che doveva poi, due anni dopo, trovare morte gloriosa
nella difesa del castello di Cosscria.
Le sorti della giornata sembravano quindi evol
versi in favore dei francesi, senonchè il centro e la
destra piemontese non erano stati fino allora che
scarsamente impegnate, cosicché il Colli, loro coman
dante, decise verso le ore
1
» di passare al contrat
tacco. Sotto lo slancio delie nostre truppe ed il fuoco
incessante dell’artiglieria dei trinceramenti di Mille-
forche, i francesi che da dieci ore combattevano si
videro costretti ad abbandonare tutte le posizioni con
tanto sforzo conquistate e ripiegare su Breglio.
Ne più fortunato potè dirsi il III Corpo che cozzò
contro l’inimitabile valore dei fanti del reggimento
Acqui e degli artiglieri del capitano Zini trincerati
sul Raus. A nulla valse l’audacia dei francesi e del
loro comandante che alla fine si vide costretto anche
egli ad ordinare la ritirata.
La giornata così felicemente iniziata si conclu
deva quindi per i francesi con una dolorosa e inutile
perdita di uomini che veniva a diminuire la differenza
di forze fra gli opposti partiti che erano rispettiva
mente di 18.000 uomini i francesi e di
10.000
gli
austro-pemontesi.
Il generale Brunet, ben sapendo che nelle armate
rivoluzionarie la sconfitta portava inevitabilmente
davanti al Consiglio di guerra, non si rassegnò al
fato e due giorni dopo tentava un'altra azione di sor
presa contro la posizione di Terra Rosse dalla quale
gli risultava erano state tolte le artiglierie. L'impresa,
affidata al generale Micas al comando di 1500 uo
mini, doveva però anch'essa fallire poiché i nostri
all accenno del pericolo, avevano rapidamente ripor
tato sulle posizioni due pezzi, che sebbene privi ili
cannonieri, furono abilmente manovrati dai fanti di
Acqui, e questi cannoni servirono oltreché ad infran
gere l’impeto degli assalitori, a dar man forte ai fanti
trascinati dall’esempio Ji un umile soldato, certo Car
toccio, che fu l'eroe della giornata.
II 12 giugno il generale Brunet ritentò nuovamente
l’attacco. Le* condizioni metereologiche non erano
certo favorevoli poiché pioveva a dirotto ed il gene
rale avrebbe voluto rimandare l'azione, anche perché
indisposto, ma non osò reagire alle pressioni che su
di lui fecero i commissari di guerra cosicché, quando
verso le ore sette la bufera accennò a chetarsi, diede
ordine di iniziare i movimenti.
Il primo sforzo venne fatto contro il campo trin
cerato di Milleforche alla cui difesa erano un batta
glione Guardie, il battaglione svizzero Christ e due
austriaci del Bedgioioso tutti agli ordini del generale
Dellera.
Con grande ardire si avanzarono i francesi guidati
dal Serurier, fra le asperità del terreno e sotto il futxo
d'infilata delle artiglierie, e nonostante le perdite in
genti riuscirono a raggiungere i parapetti dei trince
ramenti. Tosto furono contrattaccati alla baionetta
dalle Guardie e dai granatieri. Più volte la lotta ebbe
alterne vicende di attacchi econtrattacchi, ma alla fine
i nostri ebbero la meglio.
Né diverso sviluppo ebbe l’azione verso il colle
di Raus, difeso dai reggimenti Casale e Lombardia,
e alla stessa posizione dell'Authion dove gli artiglieri
del capitano Vacca fecero prodigi di valore.
Otto ore durò il combattimento in cui i granatieri
e gli intrepidi fanti leggeri francesi si prodigarono
instancabili poi, quando il comandante piemontese
ebbe la sensazione che lo sforzo nemico aveva rag
giunto il suo culmine, diede l ordine del contrattacco.
Ed allora fu il crollo. Invano la riserva del Lecointre
tentò di far argine ai fuggiaschi, invano i granatieri
del Miakouschy tentarono di ristabilire la fortuna
delle armi e solo sotto la protezione delle opere del
Capo d’Argenta si arrestarono le truppe francesi.
1112 giugno il piemontese generale di Saint Andree
potè dall'altezza dell'Authion lanciare il grido della
vittoria che già era stato quarantasei anni prima del
Bricherasio all'Assierta. Due grandi vittorie che giu
stamente si eguagliano, anche se la prima ottenne
maggior risonanza poiché concluse una guerra vit
toriosa, mentre l'Authion fu soltanto l'inizio di una
disperata lotta di quattro anni.
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