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forte di S. Brigida, con tanto sacrifìcio espugnato, c

di portare l'esercito ad occupare la linea del Sangone.

Cinsi infatti venne deciso.

Nella stessa giornata il Catinat da Rivoli si porta

a Rivalla sul Sangone spingendo qualche distacca­

mento fino a Beinasco. Come si vede i due eserciti

muovevano uno incontro all’altro con lo stesso ob­

biettivo: l'occupazione della linea del Sangone.

Son-> da una parte quarantamila francesi, dall'ai-

ira venticinquennla alleati, i primi favoriti dalla

tappa più breve, precedono l'avversario nell'occupa*

/ione dell'obiettivo stabilito costringendolo a fermarsi

sulla Chisola dove venne convocato un nuovo consi­

glio dei generali.

Mi soffermo su questo particolare perche è oppor­

tuno subito rilevare come i francesi avessero vera­

mente un capo supremo, il Catinat. non più giovane

perchè contava allora cinquantasei anni, ma ricco di

energia e di esperienza, risoluto a ben figurare e si­

curo della fiducia completa del suo sovrano. Contro

di lui stava il Duca Vittorio Amedeo, gagliardo,

energico anch'esso. ma costretto per forza di cose a

dover consultare i capi alleati desiderosi più che altro

ili evitare quella battaglia che il Duca avrebbe volu

to immediata. Si delinearono quindi fin da principio

quei mezzi termini che saranno una delle cause pre

ponderanti dell’insuccesso.

Nella giornata del il Catinat fa occupare l’altum

di S. Cìiorgio sopra Piossasco. dove le genti ilei luo­

go vi fecero buona difesa, e che oltre ad essere un

buon appoggio allo schieramento costituiva un otti­

mo osservatorio.

La mossa non sfuggì agli alleati che si limitarono

quel giorno a compiere alcune ricognizioni, ma sem­

bra ormai provato che nessun tentativo venne fatto

per impedirla, ed anzi da parte del Caprara e dei

Louvigny venne avanzata l'ipotesi di uno sviamento

lungo il piede delle alture dcllcsercito francese su

Pinerolo. Ipotesi questa che potè trovare una giustifi­

cazione più nel desiderio di evitare la battaglia che

Eugenio di Savoia.

sulla logica, non potendo Pinerolo. ormai libera, co­

stituire un obiettivo per i francesi. Questo non pote­

va essere che la battaglia quale fu effettivamente il

giorno dopo.

L’alba del 4 ottobre sorge stentatamente, una

nebbia grigia copre la pianura e nasconde il movi­

mento dei due eserciti. Quello alleato avanza schie­

rato su due linee, alla destra le truppe piemontesi

con parte delle cesaree sino ai boschi della Voivera,

alla sinistra, appoggiata al torrente Chisola, quelle

spagnole.

Analogamente schierato su due linee è l'esercito

francese, ma su un fronte più vasto, consentito dal

maggior numero di combattenti, e tale da avvolgere

le ali avversarie.

Lo scontro ha inizio con una successione di tempi

dalla destra dove sono le truppe piemontesi, e Vitto­

rio Amedeo in persona, e fu subito violentissimo. II

Duca brillò di valore tutti animando col suo indo­

mito coraggio, nè lo trattenne dall'esporsi il fatto di

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