

La battaglia della ManagUa.
Ricavato da una antica stampa conser
vata nel Castello Sforzesco di Milano.
aver ucciso sotto di sè il cavallo.
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dragoni e le guar
die gareggiano coi fucilieri in una lotta superba,
mentre il corpo ilei bravi valdesi cosparge ogni zolla
di terreno col proprio sangue. La vittoria inizia il
volo, già il nemico indugia e tentenna e più di una
bandiera di Francia cade nelle mani dei nostri, ma
al centro e alla sinistra dove sono gli spagnoli le cosi
noli vanno altrettanto bene. Un tentativo di avan
zata venne fatto al centro ma fu arrestato e alla
tsiicuia sinistra, contro la quale marciava il Vendo
me. seinora che il cedimento sia stato immediato.
Il
Duca Vittorio Amedeo riunì i suoi battaglioni
e accorse in aiuto, ma era troppo tardi, non gli rima
se di caricare alla baionetta in un ultimo tentativo
quasi ad affermare quali avrebbero potuto essere le
sorti della giornata, e poi di ordinare la ritirata su
Moncalieri che egli stesso protesse. Al suo fianco era
un altro prode, il Principe Eugenio. Sul campo del
l'onore erano rimasti per sempre, fra gli altri, uno dei
figli del marchese di S. Tommaso, il marchese Pal-
lavicini. il conte di Challais, il cavaliere Simom e
all’incirca ottomila alleati e quattromila francesi,
prova eloquente e dolorosa della violenza dell’urto.
Questa battaglia lasciò nell'anima di Vittorio
Amedeo qualche amarezza, poiché intuì quale sorte
avrebbe avuto quella giornata se avesse potuto con
tare su un esercito composto tutto di quei suoi prodi
soldati che a testa bassa caricarono fino all'ultimo il
nemico e morirono lanciando il grido della sua Casa.
Ma quei paesani che combatterono, piccolo mani-
pilo isolato, sull’altura di S. Giorgio, ed i prodi vai-
desi che caddero nelle sue file gli dissero quel giorno
che avrebbe potuto battere col piede la terra perche
ne sorgessero legioni di combattenti a schierarsi a
fianco del piccolo ed eroico esercito nazionale.