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vidua ombre e luci e tanto Alberti vuole ridurre a

piani essenziali figure e paesaggi. Ho l’impressione

che egli esponga, oggi, nel pieno di una ricerca, i

notevoli risultati di una formula non ancora piena­

mente decantata. Se lo consentisse lo spazio si po­

trebbe confrontare con Bermani. Alberti occorre

aspettarlo perchè ha passione e stoffa. Di Boggio

Marzet infine lodo la polposa e lasciva « Giuditta »,

un disegno che a tutta prima pare deciso e prepo­

tente, ma che a guardarlo bene si scopre morbido,

lento e compiaciuto, frutto di una paresse intellet­

tuale che giunge al segno.

Amedeo Peyron è fra i colleghi con due limpidi

acquarelli, di Vacca ricordo l’ottocentesco « Acqui­

trino » ed Olmi si fa ricordare per l’arguta vena di

signorile malizia.

E cosi, nominati Caligaris e Carola, siamo al fondo

pe»J 4 Borsotti è un pittore di chiara fama e ci vuole

ben altra pernia d.:!? mia a dime i pregi.

Intanto la vita va e la copertina Buttafuoco contro

Battilastra, oggetto azione redibitoria, procede tra or­

dinanze impugnate, consulenze tecniche, prove, ecc.

I numerini della serie C. C. sono terribilmente tardi­

gradi e, soprattutto aridi. Diabolicamente procreanti

sono invece quelli della serie C. P. C. Si schierano in

prima linea, si correlazionano tra di loro, finiscono

per indicarsi solo per capostipiti perchè gli altri sono

semplicemente dei ” seguenti ”.

La mucca è finita, esausta, alla bassa macelleria. Il

resistente Battilastra ridotto a convenuto e poi dis­

solto, è svanito: tengono fede alla Copertina gli eredi.

Buttafuoco, con un codicillo, ha imposto agli eredi

suoi, quando sarà l’ora, di non dar pace ai Battilastra

perchè l’abbandono del campo da parte dell’avver­

sario diretto è stato un tradimento. Quelle 150 mila

lire due o tre svalutazioni le hanno svuotate di va­

lore e di senso. Il giudice è diventato il consigliere,

il presidente Saggio. Il cancelliere Diligente coltiva

rose, in pensione, come piacerebbe a me.

Un giorno nel solenne ambulacro della Corte, fra

ritratti aulici larghi e lunghi così, il presidente Sag­

gio, sempre in gamba, incontra l’avvocato Ardito che

resiste, imperterrito come una copertina, ai dolori

reumatici ed ai fascicoli gonfi di carte e di polvere.

Si scambiano i loro complimenti e poi:

— Si ricorda. Eccellenza, di quella causa...

— Quella là di quel paese con quel nome strano...

— Ma sicuro: Calciavacca!

— Se la ricordo! — dice il Presidente —. E ’ stata

la prima assegnatami quando presi servizio a Torino:

Buttafuoco contro Battilastra. Che n’è? Che n’e?

— E' tornato in tempo. Eccellenza, per vederla

passare in Corte!

— Mi fa veramente piacere, — dice il Presidente.

— Una causa molto laboriosa... Però l’ho sempre se­

guita, — aggiunge cortese, — perchè mi ricordava

Lei, caro avvocato.

— Ed io mi sono sempre battuto perchè pensavo

a Lei, caro Presidente.

Il breve riportato colloquio, tutto di fantasia, in­

dica perchè, per strade diverse dalle usuali, magi­

strati ed avvocati finiscono per sentirsi un poco

parenti ed allora abbiano scelto l’occasione della mo­

stra per stare vicini senza copertine, e farsi festa.

E bisogna capirli: si affannano insieme a spiegare

l’articolo X o l’articolo Y di quel certo codice, si

rifanno a Caio ed Ulpiano, citano Troplong, Chironi

o Carnelutti. Un giorno il bel manifesto di Burzio —

tocco e tavolozza — li chiama a raccolta nei colori

di Torino. Lasciamoli fare. In un mondo così barbino

come quello d'oggi un passatempo ci vuole, anche

per me. E me ne avvalgo.

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SHMria . -Via

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