Table of Contents Table of Contents
Previous Page  736 / 869 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 736 / 869 Next Page
Page Background

LA MOSTRA MISSIONARIA

NEL PALAZZO REALE

di NEERA TOMASINELLI

Con visiva policromia da gran pavese, l’aperta

cancellata del Palagi guarnisce il libero spazio del­

l'ampio vuoto d i entrata con tesa d i bandierine trian­

golari che sventolanti al sommo in lunga linea d ’aria

allettano la vista e sollecitano il curioso indigeno o

l'allogeno turista a superare la piazzetta reale per

portarsi a varcare la soglia del palazzo che, sorto nel

1658 su disegno di Amedeo d i Castellamonte, ebbe*

a divenire e mantenersi per lunghi anni abitazione

residenziale della casa regnante.

La sobria austerità del vano d'accesso a ll’interno

è

resa ibrida per il tocco di esotismo che manifesta

l’ampia superfìcie rettangolare costituita da canne

di bambù fittamente avvicinate e che disposta oriz­

zontalmente lo sormonta preannunciante, in lettere

ciascuna di diverso vivace colore, nel tema « La mo­

stra missionaria » lo svolgimento d ie ne è dato all’in-

temo in documentazione informativa, didascalica,

didattica, storica, statistica, fotografica, artigiana

nella duttile ed efficace scenografia naturale del

giardino del palazzo medesimo.

Questà realizzazione di una visione sinottica del­

l'attività missionaria torinese attraverso la sua faticata

storia, è forse la più peculiare e la più sentita delle

manifestazioni indette per l’occasione del Congresso

Eucaristico, ospitato a Torino nel cinquecentenario

del miracolo che la ebbe a testimone. La città che

nella Penisola e nell’Europa vanta posto eminente nel

campo della tecnica. deH’industria. della mondanità,

ama sottolinearsi specie nel cuore dei suoi figli più

pii. genitrice d i eroi dello spirito, d i titani delle opere

di misericordia, di accorti e sapienti donatori di benes

sere umano e di beni sovrumani. L'apostolato fra i

gentili nella realizzazione di alcuni di loro è storia

spirituale e sociale die essa ama inquadrare e diffon­

dere a lecita megalopsichia ad efficace parenesi. E

nel clima esotico che arieggia il giardino ospitante la

Mostra, all’abilità tecnica e alla perizia che fonde

senza dissonanze

le atmosfere

e gli stili d i

America

Meridionale,

di Asia, di Africa è presente coordina­

trice. soprattutto, ia corrente di umiltà e di cristiana

filantia che

tutto soffonde, che

in

tutto

si infrnde.

che da tutto effonde un costante anelito d i amore e

di fiducia verso la misericorde provvidenza d i D io e

verso gli uomini d i buona volontà. « Nolite timere

pusillus grex »: e per la promessa del Pastore il pie-

colo gregge non teme ed affronta in fiducia e sotto-

missione. con bisacce « non veterascentes » tutte le

strade del mondo, tutte le strade del Signore, vi siano

lungo di esse anime da salvare o corpi da curare od

opere immani di colonizzazione da intraprendere.

11

programma spirituale è sintetizzato visivamente

dal gigantesco gruppo bassorilievo, che, anche nel

chiarore abbagliante del materiale di composizione,

mette a fuoco tutta la luminositi.

significato

rappresentativo e propone metànoia al visitatore d ie

cercasse solo appagamenti a curiosità o che avesse

solo curiosità di cognizioni nuove. 11 missionario ra­

pito nella catechesi ad un gruppo d i indigeni m iti ed

estasiati nell’ascolto, la figura del Cristo che gli si

erge alle spalle a proteggerle ed a sostenere l'effi­

cienza delle parole dell’Apostolo, la grande Croce

che sovrasta, tutto giustificando ma tutto esigendo,

invitano all’introspezione meditativa l’interesse super­

ficiale di chi si accinge alla visita.

Al padiglione salesiano si accede accolti alla soglia

dalle figure marmoree, familiarissime ai torinesi, del

don Bosco tra i fanciulli. A ll’interno, ripartite in una

successione di stands, documentazioni di itinerari,

fa­

tiche sopportate, lotte sostenute, mete raggiunte

du­

rante gli anni di missione seguiti a quel primo

imbar­

co dell’l l novembre 1875 del gruppo dei

dediti

salesiani che sotto la guida d i don Giovanni Cagherò

— divenuto poi cardinale — immigravano nel sud

dell’Argentina, in Patagonia, iniziando il duro com­

pito d i assolvere al mandato spirituale del dim inuire

la sete del Cristo sulla Croce e d i risolvete quello

sociale d i un affiatamento o quanto meno d i

una

tol­

leranza reciproca fra gli autoctoni ed i molti

residenti

italiani in continua incomprensione e lotta fra loro.

Tempo era occorso a don Bosco per dare volto e

patria alla voce invocante, udita in sogno, che gridava

urgenze spirituali e materiali.

Ma

dopo che

neBa

me­

ditazione del Santo l'identificazione avvenne, l’azione

I I