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pera venne riservata al Presidente Silvestro Monto-

iiveto che la iniziò nel 1635 su disegni del conte di

Castellamonte.

L ’ovale della SS. Trinità c di Daniele Sejter; gli

angoli che lo sostengono e le due Virtù del coro sono

di Angelo Tantardini, le statue dei Dottori della

Chiesa sull’altar Maggiore sono di Ignazio Perrucca.

Davidde chc getta l’acqua recatagli dai suoi guer­

rieri è di Martino Cignaroli veronese padre di quel

Scipione, il quale arricchì Torino e le sue ville di

tanti bei quadri di t aese. La cupola c dipinta da Lui­

gi Vacca e Francesco Gonin, secondo il disegno del

l’architetto Leoni? Nel vestibolo una lapide ram­

menta la visita di Pio V II nel 1815.

COME LA VEDO IO E PERCHE’

E’ noto a chi segue gli studi degli Urbanisti sul

nostro, e non solo nostro, problema cruciale, l’au­

mento vertiginoso del traffico, dei veicoli motorizzati

e la ristrettezza delle strade e conseguente congestio-

namento, specie nel vecchio centro e segnatamente

di via Garibaldi, decumana o principalis. la cui lar­

ghezza varia da m. 11,25 a 11.55, che qualsiasi disci­

plina è e sarà sempre inadeguata alla sua funzione di

arteria « principalis » o di penetrazione da ovest al

centro e viceversa in ragione non solo del commercio,

ma pure per gli uffici pubblici che ivi <i trovano e

degli altri cui adduce.

Gli Urbanisti, gli Uffici Tecnici del Comune per

quanto si siano arrovellati, e si arrovellino i cervelli

da 50 anni, non sono riusciti ad escogitare in termini

pratici, rimedio migliore dei « Portici », caratteristica

torinese che ne sviluppa la bellezza di circi 13 chilo­

metri. Ora a petto del grave ed incalzante problema

è possibile respingere, almeno da una parte — Muni­

cipio — l’unica soluzione logica chc da un secolo ci

additano nella stessa via Garibaldi fra i due corsi e

piazza Statuto, a sinistra il citato arch. A. Marchini

1852, a destra per simmetria l’ing. Brocchi 1863?

Eppure non occorre essere profeti per prevedere

chc questo nodo verrà al pettine c che, volenti o no­

lenti, la dura alternativa esigerà una soluzione in

questo senso.

E non sarà certo trascurabile, oltre a quello del

commercio il benefìcio del risanamento e la maggior

comodità di transito per veicoli e pedoni. Ad ogni

modo dovendo eseguire per l’Urbanistica S. T. del

Comune una serie di disegni illustranti la contrad»

— Dora Grossa, via Garibaldi, cui accennai nel pre­

cedente articolo su •<l’antica Torre del Comune » —,

si rese necessario disegnare anche le facciate delle tre

chiese: SS. Trinità, S.S. Martiri e S. Dalmazzr e

per quando possa apparire strano, tutte le .iltre si tro

vano riprodotte ovunque, mentre queste tre nono­

stante il mio accanimento non mi riuscì di scovarle!

H f . a.

Per colmo i rispettivi archivi risultano dis;>ersi o di­

strutti, per cui oltre ai rilievi, arrampicandomi ru

cupole e campanili, dovetti sobbarcarmi ad un mini­

mo di ricerche storiche.

Fu durante questo interessante lavoro di messa a

punto che la passione mi trasse a studiare b eventuale

sistemazione di alcune di esse per quanto r possibile.

Per intanto è d’uopo precisare che colla cessione,

da parte delb Curia, della Basilica di S. Agnese, la

nuova chiesa, venne convenuto, avrebbe assunto il

titolo della SS. Trinità.

Questa chiesa (Tav. 1), esclusi b facciata ed il

campanile per i quali il meno che si possa dire è che

non hanno con essa alcuna parentela, è degna di par

ticobre rilievo.

La sua cupola, incompiuta, è di una grandiosità

e bellezza non comune pure, anzi forse proprio per

quelb sua struttura greggia che b rendè potente e

suggestiva; ma data l’angustia delle strade, nono­

stante l’accorgimento delb stonatissima e brutta co­

struzione di rimpetto che penta b larghezza di via

Garibaldi a circa m. 12,50, e quel fuscello J i campa­

nile che b nasconde come può e per quella fetta di

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