

quale unica purificazione il sacrificio che si personi
ficava nella visione di un venerabile monaco mendi
cante. e che fecero di lui il Budda (l’illuminato) fu
tracciato l'unico possibile itinerario percorribile dal
l'uomo e percorso antonomasticamente dalla prima
creatura spirituale del Gotama Budda: il bonzo, che
assolve alla doppia funzione spirituale di procacciare
meriti a sé e di farli procacciare a quegli altri che a lui
«‘largiscono elemosina. Apparve chiaro infatti al Budda
che alla legge del Karma è dovuta l’infelicità del sin
golo e che al singolo altro non resta che sottostare
al presente procurando di provvedere al futuro delle
prossime reincarnazioni fino alla atarassia del Nirvana.
E nel bonzo, in questo mendicante per antono
masia (il nome originale è: bhikkhu = mendicante)
voluto dal Budda, si accentrano e si dipartono tutte
le fila della concezione religiosa orientale con le sue
conseguenti proiezioni in ogni campo dell’esistenza.
Il bonzo quale ce lo rappresenta il manichino, è tale
nella sua attività del mattino quando, lasciatosi alle
spalle la bonzeria. percorre le strade annunciandosi
con lunga voce agli offerenti che si fanno sulla soglia
di casa a porgere il loro obolo di riso al questuante
che riceve senza proferire parola nè per chiedere nè
per ringraziare, che tiene gli occhi bassi di fronte al
donatore che a sua volta offre ad occhi bassi. Rien
trato alle undici nel monastero dividerà con la co
munità il cibo, distribuendo gli avanzi fra i discepoli
<> gettandoli ai cani non permettendogli il suo coman
damento nè di conservarli per il giorno seguente nè
di cibarsi altra volta prima dell’indomani a mezzo
giorno.
Altro aspetto dell'Oriente lo cogliamo nella coreo-
Urafia rappresentante la festa nazionale del tre marzo
in onore delle bambole che si tiene in Giappone ed
a cui partecipavano anche i sovrani in un’atmosfera
di fiaba che si ripete pure nelle perfette realizzazioni
in legno dei tanti personaggi della favolistica giap
ponese resi con tale perizia artigiana che non trascura
neppure le convessità delle narici, nè il rilievo delle
labbra, nè la divisione delle dita delle mani in
volumi complessivi inferiori ad una arachide e che
mostrano evidente nel sacrificio dell’intaglio, l’auten
tica gioia del raccontare che anima l'intagliatore. Un
rapido spostamento di meridiano ci porta brusca
mente nel cuore dell’Africa, nel Congo belga di cui
vien data veduta d ’insieme regionale e dell’attività
missionaria in esso prodigata, per vasti riliev i in gesso
appropriatamente colorato. P re zio se testimonianze
deH'artiijianato indigeno le piccole anatomie di guer
rieri in legno e perfettamente sciolte nelle membra
levigate e le pregevolissime manifatture di utensili
domestici per uso quotidiano. Il padiglione salesiano
conclude a questo punto la rassegna delle sue a tti
vità in terra di missione. A ll’uscita da esso troviamo,
l'uno di rimpetto all’altro. sull'itinerario ancora da
percorrere, il padiglione che raccoglie i cimeli del
cardinale Massaia e quello che ci porta una rappresen
tanza dei francescani d i terra santa. Nel primo tro
viamo il « curriculum vitae », o meglio il « corsus
honorum », dell’apostolo cardinale: dalla nascita mo
desta in quel di Piovà avvenuta l’8 giugno 1809 alla
morte conclusiva di una carriera di fatiche e d i eroi
smi che non ebbe a concedersi neppure la realizza
zione dell’unico sogno privato: quello di essere sep
pellito nella stazione missionaria di Logàmara dove
egli aveva azzardato d i predisporre di sè facendosi
costruire il sepolcro. Sono in vista tavole cronologi
che della sua attività ingenuamente illustrata su legno
vivacemente dipinto e la produzione letteraria d i que
gli anni presentata in esemplari librari. D i massimo
interesse alcune pitture su stoffe che per il tracciato
ed il colore parrebbero provenienti dal nord Africa
e che per le caratteristiche che mostra il soggetto
trattato ricordano l’iconografia sacra copta. Delle rap
presentanze di terra santa ci dà spiegazione il padre
Raffaele Annicelli che ci illustra oralmente gli inqua
dramenti fotografici dei luoghi della Passione dove
mani pie eressero più tardi edifici di culto e ci mostra
le interpretazioni artigiane dei catechisti palestinesi
dei momenti satienti la vita del Cristo realizzate in
madreperla od in conchiglie provenienti dal Mar
Rosso o in turchesi estratte dal Sinai.
Il
padiglione dell'istituto delle Missioni della Con
solata non è meno ampio di quello delle missioni sa
lesiane. L ’esperienza fatta di recente ci rende rapidi
nella lettura dei grafici, nella valutazione delle neces
sità missionarie superate e da superarsi, nella com
prensione delle realtà fissate in immagine fotografica
o illustrate dai rilievi di gesso colorato. Comprendia
mo l'immensità dell’Africa nella sua estensione terri
toriale e nella sua bisognosità di tutto, nella sua fero
cia e nella sua fiduciosità. nel suo timore e nella sua
ammirazione per l’uomo bianco che non ha esitato —
nel corso della storia — a fare dei figli d'Africa mac
chine umane con cui giovare* all’economia di abitanti
terre privilegiate. E j>ensiamo che il programma ar
duo prefissato ed i compiti già adempiuti suonino
anche riparazione umana attraverso i secoli oltre che
obbedienza all’invito evangelico dell’apostolato fra i
gentili. Il padiglione allarga la sua spiegazione sul-
l’Africa con fauna esogena ospitata in recinti metal
lici sparsi
jm t
il giardino. Un dignitoso lama passeg
gia i suoi due piccoli ai piedi di una ninfa settecen
tesca volteggiante in veli di pietra e ricostruzioni di
capanne africane fungheggiano alla base del piede
stallo che sorregge la meditazione di un filosofo in
granito con esemplari che realizzano la vivacità di
un angolo di villaggio.
E s'adatta all’atmosfera anche il distributorio di
Coca-cola posto sotto il tetto spiovente di canne e di
paglia che per i caldi africani ci fornisce una bibita
tiepida e per i costi di trasporto in queirimpervia
regione applica un aumento sul prezzo di vendita.
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