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mando, armi

e

bandiere. 295 ufficiali. 4900 soldati

sfilano

a testa

bassa davanti ai nostri agguerriti

battaglioni. La resa ignominiosa ha forse una sola

giustificazione, la paura del popolo, questo nostro

grande

popolo che mai perdendo la fiducia nel Re.

aveva

preparato la rivolta, pronto a piombare sui

difensori non appena sarebbe stato sferrato l’at­

tacco.

Il Leutrum non si indugia ad accogliere le ova­

zioni d ’una popolazione festante; dispone perchè la

città sia abbondantemente rifornita d i viveri e ri­

parte per seguire l’impresa che particolarmente gli

sta a cuore. Ad Alessandria, dopo cinque mesi di

assedio, si muore letteralmente di fame; ma il ne­

mico ormai sfiduciato si ritira prima che giungano

i battaglioni piemontesi ed il popolo può cantare

orgoglioso nel nostro dialetto:

I spagneuj

unì

ai franseis

a son staje sout sinch meis

pr" fe nen che i fanfaluch

A

rason a cherdion mai

d troia-è 7 marches d Carati

cousi pratich del mistè.

Ormai baciati in fronte dalla vittoria i soldati

piemontesi non chiedono che nuove imprese e nuove

glorie, riprendono Acqui, Moncalvo e Casale; Vige­

vano apre le porte agli austrìaci alleati. Il 20 mag­

gio anche Valenza nonostante una difesa lunga ed

accanita è liberata dal Leutrum con la consueta

bravura e solo la pace di Aquisgrana ne arresterà

l'invitto cammino.

Egli si ritira allora nella ormai sua città di

Cuneo dedicandosi alle più tranquille cure di Go­

vernatore, delle quali però rimasero tracce imperi­

ture, e quivi, come abbiamo già detto, si spense

dopo aver ricevuto dal suo Sovrano e Signore le

più alte prove di benevolenza.

Si vuole infatti d ie Cario Emanuele avesse desi­

derato conferirgli la suprema o n o r ific e n z a del

Collare della SS. Annunziata ma, ostandovi la sua

religione protestante, tentasse indurlo ad abbrac­

ciare la fede cattolica. Il prode soldato volle rima­

nere fedele, come era stato al suo dovere, alla sua

credenza religiosa; ciò non toglie però che l'inten­

zione del Re costituisse per

s i

stessa un giusto ri­

conoscimento delle sue benemerenze.

La sua salma venne trasportata, come da suo

desiderio, a Luserna e seppellita nel tempio valdese

detto il Chiabasso dove avrebbe dovuto essere posta

una lapide di cui si conosce la iscrizione latina.

Sembra però che nel trasporto la lapide si sia rotta

ed

è

certo che le ricerche fattene nel secolo scorso

dal Nigra e dai suoi am ici per rintracciarla non

ebbero esito.

C i rimane però a ricordo del Leutrum. e della

benevolenza di Carlo Emanuele verso di lui, un

canto popolare in dialetto piemontese che con rara

finezza, ne canta le imprese e la morte (1).

(1)

Dai «Canti Popolari di Piemonte», raccolti da Costan­

tino

Nigra.

An dr

ih

Turiti a j ’i dti cunt.

a f i it i cunt e de le dim e.

E de le diime e d ii barun

f>utnzn lo mori d ' barun Lttrun.

Stgnur lo re. quand l 'i satu.

eh' barati Lttrun l'era malati.

Cmanda corone e coroni,

barati LUrun l 'i ondi trovi.

Quand l 'i riva a Madona AIOIn.

prima dintré 'ut la sita d'Cuni.

Tato Irambite, sparo canati

per ralegri barati Lttrun

Situar lo re. i/uand l ’i siati la.

Barati Lttrun. com'a la và-la?

Sta malodia j'ò da muri;

i'ò pi speransa de guari.

Stgnur lo re s'a j'a btn dii:

Baraii Lttrun. fa-te corage:

Mi te darà d l’or e d l’arxaa.

mi le farà prim generai.

O s'a i'i pa nè or ne orzati,

eba mai la mort l'aita per scita.

J 'i pa n i re n i generai.

che mai la mort j'iiia rtsguard

O di-me un po', iorun Lttrun

o

vos-to nen che ù botato?

Faria vni 'I fisco d ’ Turtu.

mi servino per to porta.

Barun Lttrun t'o fé btn dà:

Su rsagraita lustra coruuba.

.Mi

posi mai pi r iv i a tan:

u

bun barbe!,

o

bun crtstion

O di-ma un po' s't’i i da m iri,

o

data vos-to. c i’a t' intero-

Tt fari f i no càssia d'or,

li fori f i d’in grand otutr

— .Mi

lasserò par tosiamomi.

e i a mi sutero am Val d Luxerma

An Val d ' Lmxorma a m saltatoi

».

duna ’l me cor sarposa fan

Barun Lttrun a t i sperà,

pmre. barun. pmrt vai d iime.

Suni lo citocio. spari i comma,

c i’o l'i spiri barun Umm.

IO