

Maggior Generale di Fanteria in dette nostre ar
mate... ».
Dopo tanti anni di fedele servizio il ricordo della
sua terra lo richiamava, ed egli perciò si rivolse al
Re; ma già sulle Alpi si avanzavano i galli-ispani, e
questi lo pregò di differire il suo viaggio e gli affidò
il governatorato prima, e la difesa di Cuneo poi.
Questa fu forse la gloria maggiore di Federico Gu
glielmo Leutrum e circa tre mesi dopo la città
« fedelissima ed invitta », che le porte sue aveva an
cora una volta sbarrate al nemico, poteva aprirle
per accogliere il Re Carlo Emanuele, superba di
aver cinto, con una strenua difesa, di nuovi allori
la sua corona. Di questa difesa il barone Leutrum
fu l’animatore e l’artefice. Dopo la caduta del forte
di Demonte nell’estate del
1744
si avanzano su
Cuneo ben
40.000
gallo-ispani. Contro di loro il
Leutrum non può opporre che otto battaglioni e
undici compagnie di milizia cittadina al comando
di un altro prode il generale De Rossi.
Ai primi di settembre viene inviata al barone
Leutrum la intimazione di resa che egli sdegnosa
mente rifiuta, ed all’invito di designare il suo alloggio
perchè fosse risparmiato dal bombardamento ri
sponde in modo poco difforme da quello del Duca
Vittorio Amedeo H" durante l’assedio di Torino,
affermando che « il suo posto di vita e di lotta è
sui bastioni », poiché comune è il modo di sentire
l’onor militare di coloro che militarono nel tempo
nell’esercito nostro siano essi Principi o gregari.
Troppo lungo sarebbe descrivere tutte le opera
zioni di questo assedio, basti ricordare che in una
sola notte caddero su Cuneo
130
proiettili, le case
in gran parte furono scoperchiate o incendiate, i
bastioni ridotti in rovina sotto l’uragano di fuoco,
costretti i vecchi e i bambini a cercare riparo nelle
cantine, non le donne die con gli uomini sono sui
bastioni a dar prova del consueto valore. Fra tanto
eroismo l’assedio si protrae fino agli ultimi giorni di
settembre. Il
29
il Re Cario Emanuele avvicinandosi
colle sue genti ha la gioia di vedere fra le rovine
fumanti di Cuneo sventolare sulla città la bandiera
della Sua Casa, ed allora accetta la battaglia in
campo aperto, quella che sarà chiamata la battaglia
della Madonna defl’Obno.
Se la vittoria non vi fu, che nel campo tattico
le truppe del Re di Sardegna poterono considerarsi
sconfitte, le conseguenze della lotta furono tutte a
vantaggio dei nostri; Cuneo che con felici sortite
aveva partecipato all’azione, potè allargare il suo
respiro, riprendere posizioni indispensabili per la
sua difesa, mentre per contro la situazione degli
assedianti divenne assai critica. Dal
3
ottobre l’as
sedio incominciò a languire, le piogge e la stan
chezza fecero il resto, ed il 22 ottobre i gallo-ispani
inziarono la ritirata. Ancora una volta Cuneo era
libera.
La nomina del barone Leutrum a Governatore
perpetuo della città e la promozione a tenente gene
rale furono il premio alle sue imprese, ma più ancora
la stima che gli concesse il suo Re e die queste righe
dimostrano:
« ... je ne seurois laisser partir le courier de ce
soir sans vous faire mes plus vives félicitations sur
un évenément si glorieux pour les armes du Roi, s»
favorable à toute la Nation, et au quel vous avez
si bien contribuer par votre experience, par votre
bravours et par toutes les sages dispositions que
vous avez données dan la defence aussi vigoreuse
qu’èclatanta de la place... ».
Qui non si arrestarono le imp
1
1
nostro ge
nerale, che dopo una vittoria a Millesimo nell’ago
sto del
1745
, ed una nell’ottobre sul francese mar
chese Mirepoix, il
5
marzo
1746
con
30
battaglioni,
sei reggimenti di cavalleria e mille valdesi marcia
su Asti. La notizia non è creduta poiché non si
pensa che Carlo Emanuele abbia potuto riunire tanti
soldati.
Il marchese di Montai, luogotenente generale
francese, che se ne sta con nove battaglioni nella
ben munita cittadella, sorride e chiama con la iro
nica denominazione di « pattuglie del Re di Sar
degna » quello die è un ben preparato esercito.
Nella massima segretezza, simulando con ben
studiati pretesti i movimenti, moki corpi hanno
lasciato i quartieri d’inverno e marciano trascinando
per le strade fangose le grosse artiglierie. Il giorno 6
con grande sorpresa dei francesi l'esercito piemon
tese si svela attorno ad Asti. Per due giorni il fuoco
di artiglieria bombarda le mura della città ed apre
larghi squarci die le fanterie si preparano a pren
dere d’assalto. Il di Montai intuisce appieno il peri
colo a cui non aveva creduto e chiede due giorni
di sospensione d’aimi, il tempo di consentire raf
frettato arrivo dei rinforzi del MaiOebois, ma il
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ore; le trattative non ottengono risultato ed il
9
marzo tutto il presidio si arrende prigioniero, co
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