

Dopo una sensibile contrazione nel 1950 (8.539)
si risale nel 1951 a 9.613 unità.
Con tale documentata attività editoriale, alta in
valore assoluto, ma ancora più considerevole se
equiparata al panorama editoriale europeo ed ame
ricano, è lecito parlare di crisi del libro in Italia?
Si pensi che nel 1951 contro le nostre 9.613
opere, gli Stati Uniti ne totalizzarono appena 11.255
e la Francia (Colonie e Possedimenti compresi), la
coltissima Francia, 11.850. Il che significa un'opera
nuova per 13.860 americani, una per
9
721 francesi
ed una per 4.895 italiani!
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Si dice comunemente che l'italiano medio, pur
lamentando scarse risorse economiche, non bada a
spese per assistere a manifestazioni sportive e a spet
tacoli cinematografici. Nello sport, nel cinema e per
sino nella radio si indicano così gli spietati concor
renti della carta stampata.
Ciò è certamente vero per quanto riguarda lo
sport, il cui esercizio allontana dalla casa e crea un
clima inadatto al raccoglimento che la pratica della
lettura esige.
Non sempre meritate sono le accuse mosse al
cinema: perchè se è vero che chi va al cinema spesso
sottrae la serata alla lettura, è altrettanto vero che
al cinema vanno attribuiti recenti giganteschi suc
cessi editoriali. Talvolta una riuscita pellicola può
addirittura riportare l'attenzione del grosso pubblico
su un’opera letteraria dimenticata: come è accaduto
qualche anno fa per « Piccolo Mondo Antico », grazie
al film di Mario Soldati.
Gratuite poi sono le accuse mosse alla radio. « Mi
sembra — scrive l’Accademico di Francia Giorgio
Duhamel — che la radio allontani del tutto molte
persone dagli esercizi, o meglio dai lavori della let
tura ».
D Prefetto dott.
tu o la confi
dello Krittora Nino Salvamenti!.
Niente di men vero. Non solo la radio non
arriverà mai a sostituire il libro, ma anzi — attra
verso segnalazioni, recensioni, ritratti di autori, tras
missioni di brani di opere nuove o antiche — essa
può incoraggiare alla lettura ed essere — come lo
è — di ausilio alla diffusione ed alla conoscenza del
libro.
Per concludere: noi ci ostiniamo a non credere
nella crisi del libro, da taluni preannunciata, da
altri ritenuta già in atto.
Non crediamo nella
possibilità
di tale crisi perchè
— malgrado tutto — abbiamo conservato intatta la
fiducia nei valori dello spirito, dei quali il libro è
la più completa espressione.
A conforto di questo nostro ottimismo sta il suc
cesso della Mostra di Palazzo Chiablese, che ci augu
riamo possa diventare una simpatica consuetudine
annuale della nostra città.
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