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Nuclei minori, singoli edifici e manufatti

a

cura

di Laura Palmucci

Per restituire l'insieme dei valori storico-cultura-

li ed ambientali del territorio, è necessario ricordare

che accanto alle « aree » ed agli « insediamenti ed

ambiti urbani » devono essere letti contestualmente

anche altri beni, riportati nella dizione di legge come

« nuclei minori, singoli edifici e manufatti » . Se la

riconoscibilità delle aree e degli ambiti si fonda sulla

ripetitività e sulla affinità di valenze morfogeneti-

che, di qualità tipologiche ed ambientali, questa ca-

tegoria di beni fonda al contrario la propria essenza

sulla singolarità, sulla emergenza dal contesto, sia

per valenze architettoniche e tipologiche diverse (un

edificio decò nel centro storico, una chiesa a lato di

cortine con edilizia abitativa), sia in quanto portato-

re di una qualità artistica emergente o unica (anche

se nella stessa linea « stilistica » dell'immediato in-

torno ambientale), sia infine quando costituisce un

episodio circoscritto o isolato di spicco in un conte-

sto poco rilevante (fuori dagli ambiti).

Poiché la caratteristica di questo tipo di beni è la

loro individualità, sono stati segnalati singolarmen-

te, mediante schede specifiche.

Va subito messo in guardia chi credesse di trova-

re nel corpo delle schede sia i beni culturali di mag-

gior pregio o interesse, sia il repertorio esaustivo

degli oggetti da tutelare; il valore degli elementi di

questa categoria raccolti nelle schede non deve mai

essere scisso dalla complementare valutazione della

qualità edilizia degli ambiti di appartenenza e dalla

consistenza dei beni che si trovano in essi, o nelle

aree esterne. Non è perciò possibile istituire cate-

gorie di giudizio, riflessioni o prime sintesi, basan-

dosi sul solo esame dei singoli beni culturali di

categoria 2.

Tale necessaria correlazione costituisce altresì

un arricchimento del giudizio che può derivare dalla

singola valutazione, ma non interviene nel merito

della classe di valore dell'elemento schedato.

II giudizio assoluto su di esso non è variabile a

seconda del contesto nel quale si pone; la sola varia-

bile è insita nella scelta della sua schedatura o

non avvenuta in stretto riferimento all'area o alla

parte di città nelle quali il bene emerge o è inserito.

Il giudizio sul bene scelto riveste comunque sempre

un carattere assoluto ed individuale, si fonda su

valori documentabili e ne rispecchia la qualità

presente.

Così un edificio libe

rt

y è stato dotato di scheda,

sia che facesse parte del centro antico, sia che appar-

tenesse alla periferia, poiché nel primo caso spicca

per valenze diverse nel tessuto qualificato dell'ambi-

to;

e,

nel secondo caso, costituisce un polo emergen-

te nel tessuto disgregato; non ha avuto una scheda

nel caso ricadesse nelle espansioni urbane del primo

Novecento ai limiti della cinta daziaria (Borgo San

Donato) poiché fa parte ed anzi sostanzia la tipolo-

gia edilizia dell'ambito stesso, a meno che avesse

caratteri architettonici di grande rilevanza. Nello

stesso modo molti palazzi settecenteschi sono stati

dotati di scheda propria, benché compresi nell'ambi-

to «Parte interna all'antico perimetro delle fortifica-

zioni», qualificato proprio da tale edilizia, in quanto

espressione di particolare valore. Ed ancora, molte

« cortine di edilizia residenziale » sono state dotate di

scheda solo se esterne agli ambiti poiché, in caso

contrario, ne costituiscono le tipologie edilizie resi-

denziali caratterizzanti.

Oggetto di scheda sono stati non solo i beni tra-

dizionalmente intesi, cioè edifici — singoli o costi-

tuenti insiemi firmati, datati, in genere riconosci-

bili nel loro valore di testimonianza unica e irripeti-

bile di una precisa stagione culturale, già noti attra-

verso studi e quasi sempre salvaguardati dagli orga-

nismi di tutela, ma anche una vasta serie di presenze

materiali, che hanno contribuito ugualmente a carat-

terizzare

il

volto storico della città, talvolta soggette

a rapida obsolescenza (le industrie), a declino (le

cascine), talaltra non ancora entrate nel bagaglio

« monumentale » della città (le opere di architettura

contemporanea), o rifiutate dalla memoria collettiva

(le case popolari), o infine ritenute prive di valori

«artistici » (le case di barriera); presenze queste che

solo da poco tempo hanno trovato parziali occasioni

di studio e sistematizzazione.

L'attenzione agli oggetti schedati ha compreso

perciò un vasto arco cronologico, dai reperti romani

alle opere ed alle attrezzature collettive dell'Otto-

cento, agli edifici contemporanei.

Sono stati considerati come

Nuclei minori:

i complessi microurbani costituiti da spazi definiti da

insiemi architettonici

uniformi o uniformati

manieristici, barocchi, neoclassici ed eclettici che

caratterizzano di regola gli assi portanti della struttu-

razione della città antica ed ottocentesca;

le cortine edilizie, costituite da elementi anche di-

somogenei, ma legati da analoghe valenze ambienta-

li oppure da contemporaneità di valido impianto

urbanistico;

i complessi urbani pianificati, a ville, villini, palaz-

zine;

i nuclei di palazzine, villini, casette, non nati secon-

do un piano, ma legati da contemporaneità di im-

pianto, da contiguità e da matrici architettoniche

comuni;

i complessi urbani pianificati ad edilizia popolare;

gli insiemi, di regola suburbani, di edifici costituenti

nuclei ambientali di antiche borgate;

i nuclei frazionari rurali, tali che nelle loro risultanze

urbanistiche ed edilizie presentino ancora caratteri di

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