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Tav. 58
(2.2.5.)
L.R.
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DANZE PAGODA »
Corso D'Azeglio (Parco del Valentino)
Padiglione per bar e dancing.
Costruzione di valore documentario, significativo esempio di padiglione ricreativo inserito nel paesaggio del piano del
Valentino, schietta testimonianza di gusto razionalista.
Realizzato nel 1937 su progetto di Gino Levi Montalcini (1936) come «La casina del parco» / «Danze Rossi».
AECT,
Progetti Edilizi,
f. 200/1937.
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Tav. 58
(2.2.3.)
L.P.
ORTO BOTANICO DELL'UNIVERSITÀ
Viale Mattioli 36
Serre, laboratori, biblioteca, aule con giardini.
Complesso di strutture edilizie e di verde di valore ambientale e documentario.
L'Orto botanico, legato all'Università, è già funzionante nel 1729, presso il Castello del Valentino; costituito da aiuole
racchiuse da alti muri. Ebbe notevole impulso sotto la direzione del Balbis, durante il governo francese.
Negli anni '20 dell'Ottocento vi appare già un fabbricato aranciera-serra calda e museo-erbario, trasformato tra il 1835 e
il '39 con una nuova serra: l'attuale fabbricato. Esso venne risistemato negli anni '70 ed accresciuto nel 1891-92 sotto la
direzione di Giuseppe Gibelli. Nel 1840 fu annesso lo spazio a Nord, «il boschetto» disegnato sul gusto deI giardino
all'inglese.
P. BAROCCO, 1869, G.
STRAFFORELLO,
1891, p. 111; G.
MARZORATI,
1923; W.
GIULIANO,
1983, pp. 83-92.
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Tav. 58
(2.1.4.)
Ex-L.
108911939,
Co.R.
CASTELLO DEL VALENTINO
Viale Mattioli 39
Villa suburbana dei duchi di Savoja, ora sede della Facoltà di Architettura.
L'edificio, di valore storico-artistico ed ambientale, costituisce esempio emblematico di « maison de plaisance» subur-
bana sulle sponde del Po.
La proprietà del Valentino (residenza, giardini, orti e boschi) fu acquistata da Emanuele Filiberto di Savoja nel 1564:
della villa fluviale cinquecentesca esistono resti materiali nelle strutture del corpo centrale.
In relazione alla nuova funzione di «maison de plaisance», l'edificio fu trasformato da Maria Cristina di Francia a
partire dal 1620-21, sotto la direzione degli architetti Carlo ed Amedeo di Castellamonte. Con riferimento a modelli e
cultura d'oltralpe, venne rifatto il sistema di copertura (opera di maestranze savoiarde), furono ampliate le torri esistenti
e costruiti due nuovi padiglioni anteriori collegati da maniche porticate concluse in forma di emiciclo. Contemporanea-
mente si lavorò alla decorazione degli interni. Non più utilizzato come sede di corte, l'edificio fu trasformato nel 1858 su
progetto dell'ing. Luigi Tonta, come sede di Esposizione Industriale. Il sistema porticato fu sostituito da due nuove
maniche laterali collegate ai padiglioni anteriori. Fu demolito l'emiciclo porticato (1864-67) sostituito da una cancellata
in ferro, e furono costituiti due avancorpi porticati a terrazzo (1869-72).
Divenuto il Valentino sede ufficiale della « R. Scuola di Applicazione per gli Ingegneri», fu costruita una nuova manica
verso Sud su progetto dell'ing. Pecco (1869)
.
G. Vico, 1858; L.
BELTRAMI,
1888; P.
VERZONE,
in «Torino», 1942, n. 3, pp. 2-15 e n. 8, pp. 3-I5;
AA.VV.,
Il Castetto det Valen-
tino [...I,
1949; M.F.
ROGGERO,
1978, pp. 69-80; B.
SIGNORELLI,
1971, pp. 109-I32.
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Tav. 49
(2.1.2.)
A.S.
Corso D'Azeglio 20
Sopraelevazione di palazzo d'abitazione del primo Novecento.
Segnalazione di sopraelevazione di edificio di civile abitazione, di interesse documentario, significativo sia nel rapporto
tra preesistenza e nuovo intervento sia nella soluzione tecnologica della struttura metallica.
Progetto di Gino Becker, 1958.
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Werk Bauen + Wohnen », 1980, n. 11.
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Tav. 49
(2 2 I)
L.P.
CHIESA E CONVENTO
DI
S. SALVARIO
Via Nizza 16, 18, 20, 22, 24
Convento e annessa scuola materna e convalescenziario.
Complesso di valore storico-artistico, documentario e ambientale, rilevante esempio di convento extraurbano seicen-
tesco.
La chiesa fu costruita su progetto di A. di Castellamonte nel 1646 perché servisse da cappella alla « Delizia del
Valentino». Nel 1653 vi si insediarono i Servi di Maria, aggiungendovi il convento ed un ospedale. Soppresso l'ordine
nel 1802 e riconfermato dopo la Restaurazione, a seguito del definitivo trasferimento, nel 1840, in S. Carlo, il convento
venne ceduto come noviziato alle Suore della Carità che vi aggiunsero una «infermeria di S. Vincenzo». Nel 1865,
all'apertura della chiesa dei SS. Pietro e Paolo, venne soppressa come parrocchia e nello stesso anno Barnaba Panizza
progettò l'ampliamento del convento. L'edificio fu ancora ampliato, forse su progetto di C. Caselli, all'inizio del '900.
A.
GRossI,
1790, pp. 201-202; C. Boccio, 1895, p. 66; L.
TAMBURINI,
s.d.. pp. 301-304; L.
LANINO,
1895, p. 9; G.
STRAFFORELLO,
1891, p. 161.
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