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Il sistema insediativo per l'edilizia popolare

in relazione all'espansione urbana

Francesco BARRERA

1. PREMESSA

L'individuazione degli « edifici (o complessi)

residenziali urbani di edilizia popolare » (Beni di

categoria 2.1.3.) è stata nella presente ricerca estesa

in forma sistematica a tutto il territorio comunale; a

questo fine si è fatto ricorso ad una serie di repertori

redatti dall'Istituto Autonomo Case Popolari, e ad

una serie di studi svolti presso la Facoltà di Architet-

tura del Politecnico di Torino; a tali repertori e studi

si è fatto riferimento costante per le analisi finalizza-

te alla individuazione e classificazione degli edifici

e/o complessi come beni ambientali. L'indagine è

stata completata con sopralluoghi in loco per com-

piere esami sulla consistenza e qualità dei manufatti

nella prospettiva di valutarne le caratteristiche ai fini

della « classificazione ».

Occorre premettere che si tratta di una produzio-

ne edilizia tutta appartenente al sec. XX (la fonda-

zione dell'ICP risale infatti al 1908); una parte pre-

cedente è stata individuata nei pochi esempi rimasti,

e classificata ai fini della ricerca, in quanto docu-

mento rimasto ad espressione di un dibattito cultura-

le svoltosi a livello nazionale e concretatosi a Torino

in alcuni esempi significativi. Tali esempi non ven-

gono qui trattati diffusamente in quanto sono realiz-

zazioni che, seppure fondamentali dal punto di vista

documentario, sono pur sempre esempi isolati, di-

somogenei tra loro, con localizzazioni casuali sul

territorio urbano, in aree reperite dai singoli realiz-

zatori.

Anche la produzione edilizia pubblica di case

popolari, nel suo complesso, ha un carattere molto

disomogeneo, perchè si tratta di una produzione

estesa ad un arco temporale di circa 70 anni, tutto

compreso, come s'è detto, nel XX secolo; per que-

sto motivo è stata scelta la suddivisione in periodi

temporali ben definiti, nei quali, in riferimento a

precise problematiche connesse con il problema del-

l'abitazione in generale, e di quella popolare in par-

ticolare, la risposta fornita dall'IACP si può riassu-

mere in caratteri unitari, bene individuabili, feno-

meno che si riflette nei caratteri di omogeneità pre-

senti negli edifici e/o complessi realizzati nello stes-

so periodo di tempo.

Oltre ai «complessi» di edilizia popolare co-

struiti dallo IACP sono stati presi in esame e classi-

ficati, sempre mantenendo le medesime suddivisioni

temporali, anche le realizzazioni di altri Enti finaliz-

zate all'edilizia di carattere economico popolare: si

tratta di complessi o di singoli edifici classificati

soprattutto per il loro valore documentario — spesso

si tratta di prototipi che rispecchiano il dibattito con-

temporaneo e influenzano le realizzazioni coeve o

successive —, oppure per il valore ambientale che,

in forza delle loro qualità intrinseche ed urbanisti-

che, sono venuti ad assumere nel tessuto edilizio

circostante, contribuendo alla qualificazione del-

l'ambiente urbano.

2. LE REALIZZAZIONI DELL'IACP

Primo periodo: 1908 - 1920

A Torino la forte espansione industriale, specie

nel settore meccanico e tessile, dei primi anni del

Novecento provoca un massiccio inurbamento (la

popolazione insediata passa da 335.000 unità nel

1901 alle 367.000 unità del 1906) e una grave crisi

di alloggi. Il Comune di Torino, unitamente alla

Cassa di Risparmio e all'Istituto per le Opere Pie S.

Paolo, promuove la costituzione dell'Istituto per le

Case Popolari, fondato nel 1908, avente come fine

statutario di costruire edifici per abitazioni popolari,

di assumere la gestione di case popolari costruite da

altri enti, e di concedere case in locazione. L'attività

dell'IACP, iniziata nel 1909, si esplica in questo

primo periodo nella costruzione di 8 « quartieri »,

comprendenti 39 fabbricati per un totale di 2.454

alloggi; la localizzazione dei primi «quartieri» si

inserisce nel piano di urbanizzazione programmato

dal P.R.G.C. del 1906. I1 nuovo piano regolatore di

Torino (1906 - 1908), con lo spostamento concentri-

co verso l'esterno della cinta daziaria, recupera alla

città un'enorme area, urbanizzata con l'estensione

del reticolo viario — con isolati a destinazione indif-

ferenziata adattato sulle grandi direttrici di scor-

rimento, create dalla proiezione all'esterno degli

assi storici centrali e dalla persistenza di alcune di-

rettrici storiche suburbane.

Gli 8 « Gruppi » realizzati nel primo periodo

IACP vengono localizzati in aree interne a questa

fascia di espansione urbana, in un concentrico di-

stante dai 3 ai 6 km dal centro cittadino. L'ubicazio-

ne di tali complessi è scelta dal Comune di Torino,

che cede gratuitamente aree del proprio demanio;

tale ubicazione risulta, all'impianto, decisamente

periferica e lontana dai borghi extraurbani e dalle

«

barriere» operaie sviluppatesi sugli assi viari con-

fluenti agli ingressi della vecchia cinta daziaria del

1853. Pur sorgendo in aperta compagna, e talora su

aree di vecchie cascine (es: III Gruppo, o « Cascina

Verdina»; VI Gruppo, o «Cascina Colombé»; nei

progetti prendevano il nome dall'insediato rurale,

prima della successiva indicazione numerica), tali

complessi erano progettati secondo la logica urbani-

stica di isolato urbano, seguendo le indicazioni del

Piano Regolatore, del Regolamento Edilizio e del

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