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Regolamento d'Igiene del Comune di Torino; carat-

teristica questa che ha fatto sì che tali complessi,

integrati nel tessuto urbano, abbiano svolto un effet-

tivo ruolo di nucleo aggregativo nelle zone periferi-

che della città.

La distanza dal centro città costituiva al momen-

to del loro impianto un effettivo fattore di segrega-

zione; tale fatto è oggi ampiamente superato, in re-

lazione alla disponibilità delle infrastrutture di servi-

zio e allo sviluppo della rete dei trasporti urbani;

usufruivano inoltre, all'impianto, di una rete scola-

stica già esistente — scuola materna e dell'obbligo,

e sorgevano in genere in vicinanza di opifici indu-

striali o di servizi pubblici. La maggior parte dei

complessi sorge nella zona Nord di Torino 5

gruppi — quella di maggiore espansione industriale

all'epoca; solo 3 nella zona Sud.

I « tipi » caratterizzanti i complessi del primo

periodo sono:

costruzione su un intero isolato urbano, a carat-

tere intensivo, con rapporto di copertura pari a

1/2 dell'area del lotto

costruzioni intensive con grandi caseggiati di 4 -

5 piani fuori terra, costruiti a corpi paralleli tra

loro e talora in fregio alla via, con corpi a U

soluzioni distributive e degli alloggi rispondenti

alle indicazioni della coeva letteratura igienista:

alloggi di taglio medio-piccolo (1-3 stanze) con

camere di grosse dimensioni; ridotte al minimo

le promiscuità fra gli alloggi (abolizione dei bal-

latoi, massimo tre alloggi per pianerottolo, dota-

zione di servizio igienico per ogni alloggio); ri-

spetto delle misure igienico edilizie (separazione

tra i corpi di fabbrica, per consentire buona venti-

lazione e illuminazione delle corti; ampie aperture

finestrate agli alloggi; dotazione idrico sanitaria

previsti lavelli per tutte le cucine e di servi-

zi igienici separati; canalizzazioni verticali per il

ricambio dell'aria; smaltimento dei fumi di com-

bustione e riscaldamento; scarico delle immondi-

zie; sistemazioni esterne ad aree verdi laddove

possibile, con messa a dimora di piante).

La tipologia del primo periodo è stata ispirata ai

tre caseggiati realizzati alla Crocetta nel 1902 dalla

STAP (Società Torinese per le Abitazioni Popolari)

su progetto di Fenoglio, Molli, Vicari e Pagliani; tali

fabbricati, ampiamente pubblicizzati, costituivano il

compendio, sotto l'aspetto distributivo, urbanistico

e costruttivo, del dibattito sull'abitazione popolare

sviluppatosi nella letteratura igienista di fine secolo.

Il loro « tipo » si sostituì gradatamente, anche nel

settore privato, alle malsane case a ballatoio tipiche

della speculazione edilizia della prima città indu-

striale.

Negli anni Ottanta del Novecento tutti i gruppi

del primo periodo sono stati sottoposti ad un pro-

gramma di risanamento, che da una parte ha prov-

veduto a dotare i fabbricati degli impianti tecnici di

cui erano sprovvisti all'impianto, e dall'altro ha ope-

rato interventi di modifica spesso in pesante contra-

sto con la natura e le caratteristiche dei fabbricati.

Secondo periodo: 1920 - 1945

Dopo la grave crisi edilizia seguita alla prima

guerra mondiale, l'attività dell'Istituto riprende nel

1920; viene resa possibile da una serie di provvedi-

menti legislativi intesi a favorire soprattutto gli enti

pubblici rispetto alla impresa privata.

I complessi vengono realizzati sempre su aree

interne alla grande fascia di espansione urbana indi-

viduata dal PRGC del 1908 e dalle sue varianti del

1925 e 1935; equamente ripartiti tra zona Nord (3

complessi) e zona Sud di Torino (5 complessi), sor-

gono su aree donate dal Comune, e distano dai 3 ai

5 km dal centro cittadino; l'espansione urbana av-

venuta nel frattempo rende la loro localizzazione

meno periferica rispetto ai complessi del primo pe-

riodo, per la sufficiente dotazione di infrastrutture di

servizio.

Inizialmente l'Istituto abbandona la tipologia del

primo periodo e ricorre ad una edilizia di tipo se-

miintensivo — rapporto di copertura pari a 1/3 con-

tro 1/2 del primo periodo —; sono questi il «Quar-

tiere 10° » (Corso Dante e Corso Unione Sovietica,

sorto su un'area di 54.000 mq, donata dal Comune,

su cui sorgeva la cascina La Piossasca), il «Quartie-

re 12°» (Via Cigna e Via L. Rossi), il «Quartiere

13°» (Corso Lecce, Via Fabrizi) e il «Quartiere

14°. (Corso Racconigi e Corso Peschiera), i quali

presentano una capienza variabile dai 260 ai 700

alloggi, funzionale alla dimensione del lotto.

Tali « quartieri » sono caratterizzati dalla edifica-

zione omogenea su più isolati urbani, quali indivi-

duati dal Piano Regolatore, effettuata con piccoli

corpi di fabbrica di 3 piani fuori terra (sopraelevati

di un piano nel 1945).

I blocchi edilizi sono distribuiti lungo il perime-

tro del lotto, intervallati tra loro, con ottime caratte-

ristiche di illuminazione e ventilazione; ogni isolato

è

recintato lungo il perimetro, con unico ingresso

dall'esterno, e si accede ai corpi scala per mezzo di

viali interni alberati. Per ottenere di ridurre al mini-

mo gli effetti di promiscuità derivanti dalla concen-

trazione di un elevato numero di abitanti, ogni bloc-

co edilizio contiene solo due corpi scala, i quali

servono al massimo due alloggi per piano; gli allog-

gi hanno da due a quattro camere, con la presenza di

vani di disimpegno che danno accesso, dall'interno

dell'alloggio, anche ai servizi igienici.

Gli edifici sono improntati ad un sobrio e deco-

roso gusto post-eclettico, e tendono a configurarsi

secondo modelli abitativi borghesi; questo rispec-

chia anche l'avvenuta diversificazione delle catego-

rie socio-economiche di utenza, non più limitate ai

soli operai e artigiani, ma estesa negli anni Venti

anche a impiegati e pensionati.

L'organizzazione di questi nuclei abitativi deriva

dalle tipologie fine Ottocento delle case economiche

pianificate per piccoli blocchi edilizi (negli esempi

ottocenteschi al massimo bifamiliari e a 2 piani f.t.)

inseriti in ampie aree verdi. Tale tipologia pianifica-

toria ha avuto molta diffusione negli anni Venti a

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