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delle porte o delle barriere della cinta daziaria o

lungo le vie di accesso alla città (« case di barriera »)

oppure in nuclei di unitaria urbanizzazione quali le

«case di borgata» (Borgata Campidoglio, Montero-

sa, ecc.).

In relazione a quanto esposto in figura g2 è raffi-

gurata una mappa che riporta, per ogni quartiere,

mediante simboli, i tipi edilizi residenziali che carat-

terizzano gli ambiti urbani e le zone collinari.

NOTE

(1) V.

COMOLI MANDRACCI, V. DEFABIANI, C. ROGGERO

BARDELLI,

in

AA.VV

.,

Patrimonio,

1980, p. 314 e sgg.; A.

MAGNAGHI,

P. G.

TOSONI,

in

AA.VV

.,

Patrimonio,

cit., p.

324 e sgg.;

AA.VV.

, 1968.

(2) Cfr. M. G.

DAPRA CONTI, C. RONCHETTA,

1977; E.

TAMAGNO,

in

AA.VV

.,

Patrimonio,

1980, p. 345 e sgg.; R.

NELVA,

B.

SIGNORELLI,

in

AA.VV.

,

Patrimonio,

1980, p. 330

e sgg.

(3) Per una analisi dei provvedimenti e regolamenti di To-

rino si confronti anche: G.

BOFFA,

1964; id., 1975;

AA.VV

.,

1968, vol. II, III, B, 3, p. 489 e sgg.

(4) Vi furono diversi disposti normativi prima def Regola-

mento Edilizio del 1843, essi però o erano relativi a singole

operazioni urbanistiche (non avevano una applicazione genera-

le), oppure riguardavano solo determinati aspetti edilizi. Si cita-

no ad esempio il Regolamento del 19 giugno 1724 (in conformi-

tà agli Statuti della Città) che stabiliva le distanze degli edifici

dai confini, oppure il disposto del 23 luglio 1773 con il quale

Vittorio Amedeo Ill nominava il Congresso degli Edili per esa-

minare le questioni interessanti le parti esterne degli edifici, il

loro allineamento lungo le strade, ecc. Lo stesso Congresso

degli Edili emanò diverse disposizioni, quali ad esempio le

norme per le nuove costruzioni di Via Po del 12 ottobre

1773.

La maggior parte di queste norme, raccolte organicamente, co-

stituirono la base del Regolamento del 1843.

(5) Città di Torino,

Provvedimenti Edilizi 1566-1872,

To-

rino, 1893.

(6) Si citano ad esempio il Piano di ampliamento per il

borgo di San Salvatore, 1846 (su progetto del Consiglio degli

Edili), con limite di altezza degli edifici di 16 m, con massimo 4

piani (e divieto di costruire abbaini); i Piani per la zona di

Vanchiglia, 1846 e 1852, con limite di altezza 21 m e 5 piani

(con possibilità di realizzare abbaini); il Piano per la Piazza

Carlo Felice e Via Sacchi, 1851 (interessante anche borgo San

Salvario), con limite di altezza 21 m e 5 piani; il Piano per

l'ingrandimento della zona di Porta Susa-Valdocco, 1851, con

limite di altezza 21 m; il Piano della zona Cittadella, 1857, con

limite di altezza 21 m (senza limitazioni del numero di piani).

(7) ASCT,

Raccolta Regolamenti,

inv. 379/A.

(8) Id.,

Ibid.,

inv. 391.

(9) Id.,

Ibid.,

inv. 191. Questo regolamento richiama in

diversi articoli la Legge Sanitaria del 22 dicembre 1888 n. 5849

e il relativo Regolamento 3 febbraio 1901 n. 45.

(10) Id.,

Ibid.,

inv. 399.

(

11

) Id.,

Raccolta delle Detibere del Consiglio Comunale.

(12) Id.,

Raccolta Regolamenti,

inv. 200.

(13) Id.,

Raccolta delle Delibere del Consigtio Comunale;

Regolamento Edilizio, 1934, testo coordinato approvato dalla

Giunta Municipale con deliberazione 17 giugno 1922, omologa-

to dal Ministero dei Lavori Pubblici il 26 gennaio 1925 con

l'aggiunta delle norme e deroghe emanate successivamente sino

al 31 dicembre 1934 (ASCT,

Raccolta Regolamenti,

inv. 499).

(14) Id.,

Ibid.;

Regolamento di Igiene, 1951 (Id.,

Ibid.,

inv. 200).

(15) Per quanto riguarda i cavedi, le intercapedini e le «ri-

tane» il Regolamento del 1862 richiedeva che gli illuminatoi

avessero lati di dimensioni in pianta superiori a 4,5 m, regola

richiamata anche nei successivi disposti. Da notare inoltre il

divieto di realizzare intercapedini o «ritane

già previsto nel

Manifesto del Vicariato del 1842, fatto ribadito dai regolamenti

successivi.

(16) Per quanto riguarda le altezze interne dei locali si nota

che il Regolamento del 1862 prescriveva l'altezza minima di 3

m nel caso di volte, 2,75 m nel caso di solai piani e 2 m quale

altezza media delle soffitte. Questi valori furono confermati nei

regolamenti successivi Regolamento d'Ornato 1900, Regola-

mento di Igiene 1905, 1926.

(17) Il numero dei piani era così determinato: se 1> 17,5 m

erano edificabili 5 piani, se 17,5> 1> 11 m erano edificabili

4 piani, se 11,5> 1> 6,5 m erano edificabili 3 piani; se

I<6,5 m erano edificabili 2 piani.

(18) Cfr. intervento di Riccardo Brayda nel C.C. del 27

febbraio 1899.

(19) L'altezza degli edifici era pari a 1,5 volte la larghezza

«1» della via per strade inferiori a 12,4 m e pari a h= 14,5

m+ 113 per le altre strade.

(20) Il numero dei piani consentiti era: 6 per strade con

larghezza "1. maggiore di 26 m, 5 e arretrato per strade di l non

inferiori a 18 m, 5 per strade di 1 non inferiore a 15 m, 4 e

soffitte per strade di I non inferiore a I 1 m, 3 e soffitte per strade

di I non inferiore a 8 m, 2 e arretrato per strade di I non inferiore

a 6 m, 2 per strade di 1 inferiore a 6 m.

(21) Si riferì la linea inclinata di 40° a partire dalla quota di

altezza massima permessa e non da quella effettiva del cornicio-

ne dell'ultimo piano.

(22) L'Acquedotto di Torino, della Soc. Acque Potabili,

venne inaugurato il 6 marzo 1859, cfr. S.

CHIAUDANO,

Cen-

t'anni di acquedotto a Torino, in «

ART», n. serie a.13, n. 6,

giugno 1959.

(23) Si cita il Manifesto del Vicariato su „ mattoni, tegole e

simili » del 22 marzo 1824 che prescriveva caratteristiche fisiche

e dimensionali.

(24) G.

BRINO,

F. Rosso, 1980.

(25) R.

NELVA,

1979.

(26) Fabbricazione della Piazza d'Anni, capitolati per la

vendita dei terreni,

approvati in C.C. il 19 e 21 giugno 1872

(ASCT,

Raccolta Capitolati,

n. 38, n. 39, n. 41, 1872).

(27) La Piazza d'Armi (deliberata dalla Giunta Comunale il

13 giugno 1872) occupava la zona delimitata dagli attuali Corsi

Stati Uniti. Galileo Ferraris, Castelfidardo, Peschiera, e fu spo-

stata nei primi anni del Novecento nell'attuale posizione. La

parte a ovest di Corso Duca degli Abruzzi (di circa 100.000 mq)

fu occupata dallo Stadium (1911), demolito successivamente (e

al cui posto è attualmente la sede del Politecnico).

(28) ASCT,

Raccolta Capitolati,

n. 457, 1913.

(29) Spesso per ragioni economiche i proprietari limitavano

la parte più curata dal punto di vista decorativo ai principali

fronti visibili da via pubblica, ad esempio diverse palazzine

dell'inizio Novecento avevano il solo fronte su via decorato,

cfr. R.

NELVA,

Esempi chiarificatori di architetture Art Nou-

veau cuneesi e loro caratterizzazioni,

in A.

BoIDI SASSONE,

R.

NELVA,

B.

SIGNORELLI,

Art Nouveau a Cuneo, Architettura e

Arti Decorative,

Cuneo, ' L'Arciere»

,

1982, p. 47 e p. 50.

(30) Pianta di Torino con l'indicazione dei due Piani Rego-

latori e di Ampliamento rispettivamente della zona piana (vigen-

te per Legge 5 aprile 1908 e R.D. 15 gennaio 1920) e delta zona

collinare (D. Luog. 10 marzo 1908) aggiornate con le varianti

approvate sino a marzo 1926,

scala 1/5000.

(31) Si cita ad esempio la zona di Via Servais tra Corso

Lecce e Corso Telesio di fronte al Parco della Pellerina, oppure

alcuni isolati all'incrocio di Corso Orbassano e Corso Sebasto-

poli, di Corso Sclopis e Via Petrarca, ecc., per i quali sono

richiamati i capitolati dell'ex Piazza d'Armi del 1873 e del 15

gennaio 1913.

(32) Zona oltre Po a sud di Corso Fiume, lungo Corso

Moncalieri.

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