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determinare visuali insieme aperte e avvolgenti; gli

alloggi presentano, rispetto alle soluzioni dei periodi

precedenti, la dotazione di una stanza da bagno, del

disimpegno e dell'impianto centralizzato di riscal-

damento.

Quarto periodo: 1958-1971

Si prosegue il completamento delle aree dei Pia-

ni Particolareggiati CEP, tutte ubicate, come già det-

to, in aree periferiche; nel secondo settennio INA-

Casa viene impostato il quartiere « autosufficiente

delle Vallette (completato definitivamente nel 1978)

di complessivi 16.500 vani; continua la rinuncia alla

espansione per parti di città e si segue ancora la

scelta decentrata, segregata e disagevole (i servizi

infrastrutturali dei quartieri « autosufficienti » sono

sempre stati realizzati molto tempo dopo l'insedia-

mento degli abitanti), con tipologia urbanistica di

genere innovativo e non correlata al tessuto urbano.

Varia decisamente la tipologia edilizia: per crea-

re effetti di diversificazione si accostano edifici in

linea a 4 piani f.t. con schiere alte sino a 7 piani e

torri sino a 10 piani f.t., tipologie che comportano la

dotazione generalizzata degli impianti di ascen-

sore.

Gli anni Sessanta sono caratterizzati da una forte

ripresa economica, dal « boom » edilizio del 1962-63

e dall'urgenza di soddisfare rapidamente il fabbiso-

gno abitativo determinato da un'immigrazione in

continua crescita. Con la Legge 167 del 1962 ven-

gono reperite nuove aree periferiche, pressoché ai

margini del territorio comunale, per la costruzione

di nuovi complessi autosufficienti. Per una realizza-

zione rapida delle abitazioni popolari viene introdot-

ta la prefabbricazione pesante: questo fatto, unita-

mente alla formulazione da parte della GESCAL

(che ha sostituito la gestione INA-Casa) degli stan-

dards di unificazione nazionale degli spazi abitativi,

comporta delle soluzioni molto rigide e pressoché

indifferenziate. Il primo esempio di questa tendenza

è il primo lotto del quartiere Mirafiori Sud, di 800

vani, iniziato nel 1961, con impostazione dei bloc-

chi a pettine, per poter distribuire con le gru semo-

venti i pannelli prefabbricati costruiti a piè d'opera;

gli edifici sono case a schiera

di

10 piani f.t. con

6 corpi scala per blocco.

Analoghe caratteristiche presentano i quartieri di

Via Artom (1962) e di Corso Taranto (1965-66);

caratterizzati dall'uso di sistemi produttivi e orga-

nizzativi tesi a soluzioni quantitative piuttosto che

qualitative, grandi aggregazioni segregate che hanno

innescato contestazioni per la qualità delle abitazio-

ni, particolarmente vivaci a Torino negli anni Ses-

santa e Settanta.

Quinto periodo: 1972-1980

Oltre al completamento dei quartieri già iniziati

nelle ultime aree disponibili (Legge 167/1982), l'at-

tività dell'Istituto si rivolge ad interventi sui territori

comunali adiacenti a quello di Torino.

L'adozione generalizzata dei piani particolareg-

giati di intervento garantisce in questa fase un soddi-

sfacimento più rapido sia dei fabbisogni abitativi,

sia di quelli collettivi riguardanti il complesso.

In questo periodo vengono realizzati, diretta-

mente e per conto di altri enti, circa venti quartieri,

con caratteri urbanistici ed edilizi analoghi a quelli

del periodo precedente. Contemporanamente, utiliz-

zando le Leggi 457 e 865, viene impostato e svilup-

pato un programma di recupero del patrimonio in

gestione ormai degradato; vengono realizzati inter-

venti ai minimi livelli di qualità degli alloggi, fina-

lizzati alla dotazione dei servizi interni mancanti,

spesso specie per quanto concerne le modifiche

distributive interne in contrasto con la cultura

architettonica che tali edifici aveva prodotto.

Vengono realizzate inoltre numerose ristruttura-

zioni di vecchi stabili obsoleti nel centro città, in

genere edifici di cui è in ogni caso rilevante la con-

servazione, come « bene « e come abitazione, all'in-

terno del tessuto abitativo storico.

3. ALTRE REALIZZAZIONI DI EDILIZIA

RESIDENZIALE-POPOLARE DI TIPO

PUBBLICO E AZIENDALE A TORINO

Per la « classificazione » degli edifici residen-

ziali urbani di edilizia popolare si è fatto ricorso

ad una produzione quantitativamente minore ri-

spetto a quella IACP, ma non per questo meno

significativa e importante dal punto di vista docu-

mentario: si tratta delle realizzazioni effettuate da

aziende o enti che hanno costruito case di abita-

zione per i propri addetti. Questi manufatti edilizi

seguono i più disparati criteri di localizzazione e

di realizzazione; ricordiamo solo che le costruzio-

ni realizzate per enti pubblici (quali le case per

dipendenti delle

FF.SS

. e le Case Economiche

Municipali) si configurano secondo i coevi model-

li edilizi delle realizzazioni IACP (specie per le

Case Economiche Municipali dopo il 1945, quan-

do lo IACP ne divenne stazione appaltante); inve-

ce per quanto riguarda l'edilizia popolare da coo-

perativa, i modelli edilizi sono analoghi a quelli

delle coeve abitazioni borghesi.

Un interessante aspetto documentario della

edilizia residenziale popolare è infine rappresenta-

to dalle realizzazioni di case popolari (o economi-

che) commissionate a Torino da industriali illumi-

nati: le case «Martini & Rossi «, progettate nel

1888 da Camillo Riccio alla Crocetta; il Quartiere

Snia, fatto erigere da Gualino nel 1924-27 all'im-

bocco dell'autostrada Torino-Milano; la casa per

dipendenti della Michelin, progettata nel 1938 da

Passanti e Perona nel quartiere cittadino di S.

Donato.

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